Come Prevenire le patologie da calore

Con patologie da calore si fa riferimento a quell’insieme di disturbi della salute che trovano la loro origine e la loro causa nelle presenza di condizioni atmosferiche e climatiche caratterizzate da temperature e da livelli di umidità molto elevati. In questo articolo, ci concentreremo sulle patologie da calore sul posto di lavoro e capiremo nel dettaglio che cosa sono e come prevenire le patologie da calore.

Le patologie da calore interessano probabilmente tutti i lavoratori, ma soprattutto coloro che prestano il loro servizio all’aperto e nelle ore più calde della giornata, che tendenzialmente vanno dalle 12 alle 16: sappiamo che una giornata lavorativa è solitamente composta di 8 ore e, fatto un breve calcolo, questo significa che, per questi lavoratori, metà della loro giornata lavorativa è esposta al rischio di sviluppare le patologie da calore. Bisogna, quindi, che questi lavoratori ricevano una formazione adatta per comprendere i rischi che potrebbero correre e per avere gli strumenti necessari per non incappare in una di queste patologie: la sicurezza sul posto di lavoro è fondamentale ed è compito di tutti fare in modo di avere la possibilità di lavorare in un ambiente sicuro, privo il più possibile da eventuali rischi, che porterebbero ad infortuni, ad incidenti o a patologie varie.

Nei paragrafi che seguiranno, capiremo quanto è importante valutare i possibili rischi, quanto è importante che i lavoratori vengano formati in merito a questo argomento e quanto è importante adottare le corrette misure per la prevenzione delle patologie da calore.

Tutto quello che c’è da sapere sulle patologie da calore sul posto di lavoro: dalla valutazione dei rischi ai piani generali di sicurezza

Per quanto riguarda l’ambito delle patologie da calore, che fanno inevitabilmente parte del macro argomento della sicurezza sul lavoro a Torino, dobbiamo innanzitutto capire chi ha il compito di occuparsene: è il datore di lavoro, insieme al Servizio di Prevenzione e Protezione (anche conosciuto come SPP, il suo acronimo), a doversi occupare di individuare i possibili rischi e, di conseguenza, le procedure da attuare per evitare e prevenire questi rischi.

La prima cosa da fare, quindi, è la valutazione rischi: il datore di lavoro in persona o un responsabile individuato da lui, deve occuparsi di identificare tutti i possibili pericoli e gli annessi rischi legati al caldo, al calore, alle alte temperature, all’esposizione al sole o ad altri stress termici, tutti fattori inequivocabilmente legati alla salute del lavoratore. Una volta che la valutazione dei rischi è stata fatta e, quindi, si ha la consapevolezza degli eventuali pericoli presenti sul posto di lavoro, è necessario studiare dei piani generali di sicurezza, che devono includere obbligatoriamente alcuni fattori.

I piani generali di sicurezza, infatti, prevedono una serie di comportamenti, di studi e di accorgimenti che devono essere conosciuti e messi in atto da tutti i lavoratori, per potersi garantire una adeguata sicurezza sul lavoro a Torino. Nel prossimo paragrafo, affronteremo proprio l’argomento dei piani generali di sicurezza, per capire insieme come comportarsi per riuscire ad evitare di correre eventuali rischi, di subire eventuali infortuni e di trovarsi in mezzo ad eventuali incidenti.

Piani generali di sicurezza: tutti i dettagli

Il primo fattore importante da considerare per la costruzione di efficaci piani generali di sicurezza è quello della formazione dei lavoratori: tutti i lavoratori, infatti, devono avere piena conoscenza e consapevolezza dei rischi che potrebbero correre, degli effetti che il calore può avere sulla loro salute e delle misure da adottare perché questo non accada. Per ottenere questa conoscenza e questa consapevolezza, i lavoratori sono tenuti a seguire e frequentare alcuni corsi di formazione, che devono avere come argomento proprio la sicurezza sul lavoro a Torino e tutto quello che ne concerne, come per esempio le patologie da calore.

Veniamo, ora, ad elencare quali potrebbero essere le misure di prevenzione che i lavoratori devono adottare per non rischiare di sviluppare patologie da calore.

  • Abbigliamento adatto: le divise da lavoro devono essere prodotte in tessuti traspiranti, possibilmente di colore chiaro, in modo tale che non attirino fonti di calore o raggi di sole indesiderati. Oltre alla pelle, che va protetta anche con una crema che agisca contro i raggi UV, vanno protetti anche gli occhi e la testa, da coprire rispettivamente con un paio di occhiali da sole con filtri UV e con un cappello adatto al lavoro da svolgere.
  • Idratazione: i lavoratori devono sempre avere a disposizione acqua da bere e acqua per rinfrescarsi. Questo è essenziale per rimanere sempre ben idratati, specialmente nel caso in cui si lavori ad alte temperature.
  • Pianificazione delle attività: le attività più faticose e che, quindi, richiedono più sforzo non vanno assolutamente pianificate nelle ore più calde della giornata; inoltre, è essenziale la turnazione dei lavoratori, che in questo modo non dovranno rimanere esposti al sole per periodi troppo lunghi di tempo.

In ultimo, vogliamo sottolineare l’importanza di una buona pianificazione delle emergenze, secondo cui ogni lavoratore deve conoscere nel dettaglio come comportarsi nel caso in cui si sentisse male; inoltre, questa pianificazione deve preparare il lavoratore anche ad un eventuale malore di un collega, che va aiutato tempestivamente.

Tutti i vantaggi dei corsi sulla sicurezza aziendale online

Tutti i datori di lavoro sanno che la sicurezza è uno degli aspetti più importanti per le aziende: la sicurezza dei macchinari, la sicurezza degli ambienti di lavoro e la tutela della salute dei lavoratori, per garantire un ambiente che non faccia ammalare e nel quale i rischi di incidenti siano minimi o nulli. La legislazione italiana, perciò, obbliga i titolari di azienda a mettere in campo una serie di misure e procedure, contenute nei piani generali di sicurezza, nonché a formare continuamente il proprio personale, per tenerlo aggiornato sui nuovi rischi e sulla modifica delle procedure di sicurezza.

I corsi di aggiornamento possono essere corsi in presenza oppure corsi sulla sicurezza online, come quelli organizzati da net srl cioè con il dipendente, anziché fisicamente presente nell’aula del corso, collegato da un computer. Un metodo che si è molto sviluppato negli ultimi anni, quelli di seguire corsi sulla sicurezza online; non per tutte le tipologie di corso gli incontri da remoto possono essere organizzati, ma quando ciò avviene ci sono diversi vantaggi.

La normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

I datori di lavoro devono redigere un Documento di Valutazione del Rischio ed i relativi piani generali di sicurezza, come afferma anche il “Testo Unico in Materia di Salute e Sicurezza”, il testo base delle leggi sulla salute e sicurezza nel mondo del lavoro, costantemente aggiornato, sia in base all’evoluzione delle tecniche e tecnologie, sia per le nuove scoperte scientifiche. Il testo unico, inoltre, è affiancato anche da normative europee che non possono e non devono essere ignorate.

Poiché le normative sulla sicurezza rappresentano un vasto e articolato complesso di norme, la legge obbliga i datori di lavoro a prevedere in organico una serie di figure professionali con mansioni specifiche di controllo e prevenzione dei rischi. Possono essere dipendenti dell’azienda o consulenti esterni, che hanno il compito di stilare documenti specifici che permettono a tutti i dipendenti e persino ai fornitori, ai consulenti esterni e ad eventuali visitatori di conoscere quali sono i comportamenti da tenere all’interno della sede aziendale, quali i Dpi, cioè i Dispositivi di Protezione Individuale da indossare.

Tutto ciò per assicurare il corretto svolgimento delle attività lavorative in piena sicurezza ed evitare incidenti o l’insorgere di malattie professionali, grazie anche alla consulenza di esperti come net srl.

La formazione del personale

Si può facilmente capire che un aspetto importante della sicurezza è la conoscenza delle procedure e di conseguenza dei piani generali di sicurezza: come si utilizzano i macchinari, come ci si comporta in caso di emergenza, quali sono le abitudini corrette nell’ambiente di lavoro. La formazione del personale, nonché dei responsabili della sicurezza, è quindi un aspetto di primaria importanza all’interno di un’azienda. Il fattore umano, infatti, è quello che incide maggiormente nel caso degli infortuni sul lavoro, soprattutto di quelli con esito fatale: distrazioni, mancata adozione dei dispositivi di protezione individuale, violazione dei protocolli di sicurezza, troppo spesso sono alla base degli incidenti.

E’ chiaro quindi i responsabili della sicurezza, per coprire i vari ruoli di verifica e controllo che la legge chiede, dovranno avere delle competenze specifiche. Tali competenze possono essere formate attraverso appositi corsi, come i corsi sulla sicurezza online, che possono essere dei validi sostituti dei corsi sulla sicurezza in presenza obbligatori. I corsi sulla sicurezza online hanno trovato sempre maggiore spazio nelle aziende, perché assicurano l’acquisizione di elevate competenze a costi più contenuti rispetto ai corsi classici, permettendo una migliore organizzazione degli orari di lezione.

Naturalmente anche i corsi sulla sicurezza online devono essere scelti solo tra quelli proposti da enti o professionisti accreditati, cioè riconosciuti e autorizzati allo svolgimento di questo tipo di formazione, come le proposte di net srl. Solo in questo modo si potrà avere la certezza di una formazione riconosciuta su tutto il territorio nazionale e davvero utile, rispettando la legge. I corsi sulla sicurezza online, come quelli proposti da net srl non sono tutti uguali, ma esattamente come i corsi in presenza si differenziano per i temi trattati, la durata, la figura professionale da formare, il codice ATECO dell’azienda. Il codice Ateco indica il settore produttivo o dei servizi nel quale l’azienda opera e di conseguenza il grado di sicurezza che deve adottare.

Senza entrare nel difficile, è chiaro che un’azienda che opera con materiali tossici, potenzialmente esplosivi sceglierà corsi sulla sicurezza differenti rispetto a chi opera nel settore lattiero-caseario, o nell’abbigliamento. Per la formazione di alcuni ruoli, accanto ai corsi sulla sicurezza online ci dovranno essere delle attività pratiche da concordare coi formatori, per poter rispondere alla normativa. Al di là di alcuni obblighi di legge, i corsi sulla sicurezza online offrono ai corsisti sia materiale didattico, sia videotutorial, sia approfondimenti che arricchiscono il bagaglio formativo. E’ possibile interagire col tutor anche a distanza, contattare i docenti via mail per richiedere approfondimenti od ulteriori spiegazioni, per avere una formazione completa, di alta qualità e soprattutto rispondere agli obblighi di legge.

In cosa consistono i rischi nei cantieri edili

Come accade per tutti i tipi di attività lavorative, anche il settore edile possiede dei rischi specifici, e in questo articolo andremo a trattare nello specifico i rischi relativi agli incendi e alle esplosioni nei cantieri edili, dovuti principalmente ai materiali utilizzati, e che quindi vanno analizzati con attenzione nel momento in cui si valuta il rischio di un cantiere e si decidono le misure da adottare per garantire la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori.

Individuare le fonti di rischio nei cantieri edili

Quando si parla di rischio di incendio, ricordiamo che si parla del rischio che avvenga una combustione spontanea non controllata, che si svolge in uno spazio non destinato a contenerne le fiamme e che, in questo modo, si trasforma in incendio. Affinché la combustione si verifichi, devono contemporaneamente essere presenti tre elementi, ovvero il materiale combustibile, il comburente, generalmente l’ossigeno presente nell’aria, e la sorgente di energia che permette al combustibile una temperatura tale da consentire all’ossigeno di legarsi ad esso ed ossidarlo.

Per quanto riguarda nello specifico i materiali utilizzati nell’edilizia, questi hanno un diverso grado di pericolosità a seconda di alcune loro caratteristiche, prima fra tutte lo stato di aggregazione della sostanza, ovvero se si tratta di un materiale solido, liquido o gassoso. Dunque, a seconda del suo stato di aggregazione il materiale brucerà più o meno facilmente e più o meno velocemente, e non bisogna dimenticare che nella combustione sono sprigionati fumi, gas, fiamme e calore, che possono danneggiare la salute delle persone coinvolte, le strutture del cantiere e l’ambiente circostante.

Detto questo, andiamo quindi a vedere quali sono i materiali combustibili che possono rappresentare un rischio di incendio o di esplosione in un cantiere edile e che devono essere oggetto di valutazione del rischio prima dell’inizio dei lavori.

I materiali pericolosi nei cantieri edili

Nei cantieri edili esistono diversi tipi di materiali combustibili, che a seconda delle loro caratteristiche rappresentano un tipo di rischio ben specifico che fa sì che debbano essere rese delle misure di protezione adeguate. Ad esempio, tra i materiali combustibili solidi si possono trovare l’involucro in plastica che protegge il perimetro del ponteggio, impalcature ed altre costruzioni in legno, oppure ancora i diversi materiali utilizzati per l’isolamento termico delle pareti degli edifici.

Affinché avvenga la combustione di questi materiali, è necessario che la sorgente di innesco venga direttamente a contatto con essi, e la quantità di energia necessaria alla reazione di combustione dipende essenzialmente da due fattori: l’umidità del materiale e la superficie di contatto tra il materiale e l’aria. A loro volta, questi fattori influenzano anche la velocità di combustione, che però dipende anche dalla ventilazione dell’ambiente, dalla disposizione del materiale (verticale o orizzontale), e diversi altri.

Per quanto riguarda i materiali infiammabili liquidi, la fonte che innesca la combustione non deve necessariamente venire a contatto con il materiale, ma ad esempio è sufficiente che ci sia una perdita dal suo contenitore o che la sostanza evapori. Infatti, nel caso di questo tipo di materiali, bisogna tenere a mente che sono i loro vapori a bruciare, e dunque perché inizi la combustione è necessario che la sostanza evapori e formi una miscela con l’aria. Nei cantieri è possibile trovare materiali di questo tipo in b>gasolio o benzina usati per alimentare i veicoli utilizzati nell’edilizia, e a questo proposito bisogna ricordare che tra i due è più pericolosa la benzina, perché ha una temperatura di infiammabilità più bassa a quella in cui generalmente si svolgono le attività lavorative, dunque se evapora il rischio di incendio è molto alto.

Anche per quanto riguarda i combustibili gassosi la quantità di energia necessaria a scatenare la reazione di combustione è molto bassa, ma in questo caso il rischio di incendio dipende in larga parte dalla modalità di trasporto e conservazione. Infatti, tra i materiali di questo tipo si possono trovare gas compressi a pressione molto elevata, come il metano nelle bombole, gas liquefatti come il GPL, conservato in serbatoi dalla pressione non molto elevata, gas disciolti come l’acetilene, oppure ossigeno in bombole.

Nel valutare il rischio dei materiali combustibili gassosi, è necessario analizzare il loro comportamento quando fuoriescono dal sistema che li contiene, e questo dipende sostanzialmente dalla densità del gas rispetto a quella dell’aria, che fa sì che un gas si posizioni in basso, come accade ad esempio per il GPL, oppure salga verso l’alto, come il metano. Da quest’ultima frase possiamo vedere come siano più pericolosi i gas del primo tipo, che possono depositarsi anche in vani interrati del cantiere, mentre negli spazi aperti i gas più leggeri rispetto all’aria tendono a disperdersi nell’aria e allontanarsi dai luoghi dove potrebbero recare danni a persone o cose.

Chi è il preposto e quali sono i suoi compiti

Rispetto al D. Lgs. 81/08, che disciplina la materia della sicurezza sul lavoro, nel dicembre del 2021 la legge 215/21 ha apportato diverse modifiche alla normativa precedente, in particolare per quanto riguarda la figura del preposto Torino, di cui parleremo più approfonditamente in questo articolo.

In sostanza, il preposto si occupa di sovrintendere alle attività lavorative, garantisce che tutte le direttive ricevute dal datore di lavoro vengano attuate, e ne controlla la corretta esecuzione da parte dei lavoratori. Per quanto riguarda la sicurezza nell’ambiente di lavoro, quella del preposto è una figura fondamentale, e nei prossimi paragrafi andremo a vedere perché.

Chi è il preposto

La definizione di preposto si può trovare nell’articolo 2 della legge 81/08, dove si legge che questa figura è incaricata di sovrintendere all’attività lavorativa, garantendo l’attuazione e la corretta esecuzione delle direttive ricevute dal datore di lavoro, esercitando inoltre un potere di iniziativa funzionale nei limiti dei poteri gerarchici e della natura dell’incarico che gli è stato conferito.

Quindi, il preposto ha sostanzialmente una funzione organizzativa nell’ambito della sicurezza sul lavoro nelle diverse tipologie di aziende, e spesso questo incarico viene ricoperto da soggetti quali il capo squadra, il capo linea, il capo reparto o il capo cantiere. Quando queste figure professionali assumono anche il ruolo di preposto, hanno un potere d’iniziativa volto a far sì che nell’ambiente di lavoro sia garantita la massima sicurezza possibile dei dipendenti.

Il preposto viene nominato direttamente dal datore di lavoro, attraverso un documento di nomina specifico dove devono essere indicate le generalità dell’incaricato, i compiti e i poteri che gli vengono attribuiti e la data di nomina, e l’incarico si considera accettato con la firma per accettazione del preposto. Tuttavia, accade anche che nelle aziende sia presente un “preposto di fatto”, ovvero che non viene nominato con questa procedura formale, ma che esercita ugualmente i compiti e le funzioni tipiche di questa figura, e che dunque viene riconosciuto anche dai colleghi come preposto.

Inoltre, per svolgere le funzioni di preposto, il lavoratore deve seguire una specifica formazione, a cui seguono dei corsi di aggiornamento da svolgersi ogni cinque anni.

Quali sono i compiti del preposto

Per quanto riguarda le funzioni del preposto, i suoi obblighi sono elencati nell’articolo 19 del D. Lgs 81/08, e nelle prossime righe vedremo in particolare di cosa si tratta.

Innanzitutto, il preposto deve sovrintendere al fatto che tutti i lavoratori osservino i propri obblighi di legge e le misure adottate dall’azienda in materia di sicurezza e tutela della salute, compresi i mezzi di protezione collettivi e i dispositivi di protezione individuale (DPI). In caso il preposto rilevi dei comportamenti non in linea con quanto previsto, egli deve intervenire affinché il lavoratore modifichi il comportamento, e nel caso questo non accada, ha la facoltà di interrompere l’attività del dipendente e informare i superiori.

Oltre a questo, tra gli obblighi del preposto si ha anche quello di valutare i rischi, verificare che solo i dipendenti che hanno ricevuto una determinata formazione specifica possano accedere ad aree che li espongono ad un rischio, ed ha anche il compito di richiedere che le misure per il controllo delle situazioni di emergenza siano osservate, in modo tale che i lavoratori abbandonino immediatamente l’area di pericolo. Inoltre, nel caso sia in atto una situazione di pericolo grave ed immediato, il preposto ha il dovere di informare tempestivamente i lavoratori, e di vigilare affinché questi non riprendano la propria attività lavorativa fino a quando la situazione di pericolo non si è totalmente risolta e sono state ripristinate le normali condizioni di sicurezza.

Il preposto ha poi l’obbligo di segnalare al datore di lavoro qualsiasi mancanza o malfunzionamento di tutte le attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione dei lavoratori, e di qualsiasi situazione di cui venga a conoscenza che potrebbe mettere in pericolo la salute e la sicurezza dei dipendenti. Nel caso venga rilevata una qualsiasi condizione di pericolo, quindi, il preposto ha l’obbligo di interrompere l’attività dei lavoratori, segnalare la situazione al datore di lavoro e vigilare affinché l’attività non venga ripresa fino al momento in cui la situazione di pericolo rientra.

Nel caso non venissero rispettati questi obblighi, la legge 81/08 prevede delle responsabilità sia civili che penali per il preposto, e in particolare si tratta di arresto da 1 a 3 mesi e/o di sanzioni pecuniarie che possono variare da 300€ a 2000€ in base alle violazioni degli obblighi che si sono verificate, ma va sottolineato che questi importi variano periodicamente. Il preposto, però, può tutelarsi da accuse di inadempimento del suo incarico mediante segnalazioni scritte qualora si trovi a dover segnalare mancanze, malfunzionamenti o altre lacune per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale o collettiva, oppure per segnalare il mancato rispetto delle disposizioni aziendali da parte di un dipendente.

Che rischi si corrono in smartworking?

In seguito alla pandemia da Covid-19 si è diffusa molto la modalità lavorativa dello smartworking, ad iniziare dai periodi di lockdown che l’hanno resa necessaria per molte aziende per poter continuare a svolgere la loro attività. Successivamente, questa modalità ha continuato a rimanere attiva in molti settori, portando alla necessità di stilare di individuare e valutare gli eventuali rischi connessi ad essa, ma ha anche portato ad una rivalutazione di alcuni aspetti organizzativi riguardanti la sicurezza sul lavoro.

In questo articolo andremo a parlare di entrambi gli argomenti, descrivendo sia i possibili rischi che si possono correre lavorando in smartworking, sia in cosa consiste la riorganizzazione delle misure di prevenzione e sicurezza aziendale.

I rischi dello smartworking: incendi e campi elettromagnetici

Se negli ambienti lavorativi aziendali è possibile valutare quali sono i rischi di incendio in base a determinati fattori come le dimensioni delle stanze, il numero di lavoratori presenti o la strumentazione utilizzata, è difficile fare lo stesso tipo di valutazioni per gli ambienti privati in cui i dipendenti lavorano in smartworking, e per questo motivo è necessario che questi vengano adeguatamente informati sui possibili rischi che si possono correre anche lavorando dalla propria abitazione.

Generalmente, lo smartworking viene associato ad un basso rischio di incendio, ma bisogna tenere in considerazione che si utilizzano dei dispositivi come computer, tablet o smartphone che sono alimentati a batterie al litio ed accumulatori, che vanno gestite in modo corretto per evitare surriscaldamento o sovraccarico elettrico. Dunque, è necessario fare attenzione ad evitare l’interferenza con altre fonti di energia elettrica e all’esposizione a fonti di calore, considerando che gli incendi dovuti alle batterie al litio sono difficili da domare e tendono ad estendersi velocemente, oltre a rilasciare gas nocivi.

Inoltre, tra le misure a tutela della salute dei lavoratori esposte nel D. Lgs. 81/08 si parla anche dei rischi derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici, e per quanto riguarda lo smartworking questi potrebbero essere dati dall’impianto Wi-Fi, dalle attrezzature informatiche, o da altre apparecchiature normalmente utilizzate in questa tipologia di lavoro. Tuttavia, nel documento dal titolo Linee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smartworking redatto dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), viene specificato come l’intensità dei campi elettromagnetici prodotti dagli strumenti utilizzati dai lavoratori in smartworking non sia tale da porre dei rischi per la loro salute, evidenziando anche come gli impianti Wi-Fi siano disciplinati da una normativa internazionale che ne regola il funzionamento e la potenza.

Il lavoratore in smartworking, quindi, dovrà accertarsi che tutte le apparecchiature che utilizza per lavorare siano conformi alla normativa internazionale in merito, e nel caso tali strumenti siano forniti dall’azienda, questa verifica andrà effettuata dal datore di lavoro e dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.

La gestione delle emergenze

Nel documento del Consiglio Nazionale degli Ingegneri che abbiamo menzionato poco fa, si legge anche come nel caso in cui sia prevista la possibilità di lavorare in smartworking, sia comunque necessario che siano sempre presenti i lavoratori addetti alla gestione delle emergenze in sede.

Generalmente, il numero di dipendenti incaricati alla gestione delle emergenze era calcolato in base al contesto aziendale e al numero complessivo di persone che vi lavoravano, ma con la diffusione del lavoro a distanza sarà necessario aggiornare e modificare non solo il modello produttivo delle diverse aziende, ma anche l’organizzazione delle misure di prevenzione e protezione dei lavoratori. Infatti, riducendosi il numero di dipendenti fisicamente presenti sul luogo di lavoro, sarà possibile anche ridurre il numero di addetti alla sicurezza e alla gestione delle emergenze.

Dunque, in questo documento viene evidenziato come sarà lo stesso modello organizzativo della sicurezza sul lavoro che dovrà essere aggiornato, innanzitutto improntando la formazione e l’informazione dei dipendenti secondo una logica che prenda in esame in modo diffuso la cultura della sicurezza, senza suddividerla in compartimenti stagni, sebbene ogni area e ogni reparto dell’azienda abbia dei rischi specifici. Inoltre, andranno aggiornate le procedure secondo un modello flessibile e riferito a tutti i lavoratori, non solo agli addetti designati alla sicurezza, in modo tale che tutti siano in grado di reagire e comportarsi correttamente nelle situazioni di emergenza impreviste non solo per quanto riguarda il primo soccorso e la prevenzione del rischio di incendio, ma per quanto riguarda tutti i rischi generici presenti nell’ambiente di lavoro. Inoltre, alla lice di questi aggiornamenti, sarà compito del datore di lavoro e delle altre figure responsabili aggiornare il piano di emergenza aziendale e integrare queste modifiche nel Documento di Valutazione del Rischio, che il datore di lavoro deve obbligatoriamente redigere anche con l’ausilio di professionisti e servizi di consulenza specializzati.

Quali sono gli obblighi del datore di lavoro secondo la legge

In materia di sicurezza sul lavoro, ci sono diverse leggi che definiscono le figure che compongono la gerarchia aziendale e ne disciplinano gli obblighi delegabili e non delegabili. Tra queste è di grande importanza la figura del datore di lavoro, di cui si parla nel D. Lgs. 81/08, e dei cui obblighi andremo a parlare in questo articolo.

Chi è il datore di lavoro

Secondo il Decreto Legislativo 81/08, il datore di lavoro è il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore, o più in generale la persona che ha la responsabilità dell’organizzazione dell’attività produttiva, e che ne esercita i poteri decisionali per quanto riguarda le spese. Ciò è valido per qualsiasi tipo di impresa privata, mentre se si prendono in considerazione le pubbliche amministrazioni, il datore di lavoro è rappresentato dal dirigente che esercita i poteri di gestione, oppure il funzionario che ha autonomia gestionale dell’apparato che va a dirigere.

Qualunque sia la forma dell’attività che il datore di lavoro va a dirigere, questi ha degli obblighi specifici previsti dalla legge, che andremo a vedere nel prossimo paragrafo.

Gli obblighi del datore di lavoro

Valutazione del rischio e Documento di Valutazione del Rischio (DVR)

Tutte le aziende che impieghino almeno un lavoratore hanno l’obbligo di redigere un Documento di Valutazione dei Rischi, incarico che generalmente viene affidato a professionisti e consulenti specializzati, anche se rimane del datore di lavoro l’obbligo di esaminare e valutare i rischi presenti sull’ambiente di lavoro, avvalendosi anche di misurazioni strumentali per quanto riguarda, ad esempio, l’emissione di polveri, il livello di rumore, o altro.

Nomina del medico del lavoro

Sempre rimanendo nell’ambito della prevenzione e della valutazione dei rischi, il datore di lavoro ha anche l’obbligo di nominare un medico del lavoro, il quale accerta l’idoneità dei lavoratori a svolgere una determinata attività oppure, al contrario, può prescriverne delle limitazioni per tutelare la salute dei dipendenti. Inoltre, il medico del lavoro collabora con il datore di lavoro nel processo di valutazione dei rischi.

Nomina di RSPP e RLS

Altre due figure che vengono nominate direttamente dal datore di lavoro sono il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). Il primo ha il compito di gestire, in collaborazione con il datore di lavoro, il sistema di prevenzione e protezione dei lavoratori, informandoli dei rischi a cui sono sottoposti ed organizzando una formazione efficace affinché la salute di questi ultimi sia sempre tutelata.

Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, invece, partecipa alle riunioni periodiche aziendali sul tema della sicurezza in qualità di portavoce dei dipendenti, e in queste occasioni propone al datore di lavoro attività di formazione in materia e altre azioni concrete per ridurre i rischi presenti nell’ambiente di lavoro.

Formazione e informazione dei lavoratori

Il datore di lavoro è responsabile anche di una corretta informazione dei lavoratori circa il ruolo e le responsabilità delle varie figure impiegate nell’ambito della sicurezza aziendale sia per quanto riguarda i rischi connessi alle abituali attività lavorative quotidiane, sia riguardo alle possibili situazioni di emergenza. Inoltre, è compito del datore di lavoro accertarsi che i lavoratori conoscano i propri doveri e responsabilità, e che questi abbiano le conoscenze necessarie per comportarsi correttamente in tutte quelle situazioni in cui si pongano dei rischi per la loro salute.

A questo proposito, il datore di lavoro deve organizzare e fornire una formazione adeguata a tutti i dipendenti della sua azienda, a cominciare dai corsi di primo soccorso e antiincendio, in cui i lavoratori vengono istruiti sull’importanza della prevenzione dei rischi per la salute e sul comportamento da tenere in caso di incidenti, e su come collaborare in modo efficace con i soccorritori professionisti.

Esistono poi altri corsi sulla sicurezza sul lavoro, suddivisi in formazione base e formazione specifica. Il corso di formazione base ha una durata di 4 ore e affronta le tematiche generali in materia, che sono valide per qualsiasi tipo di azienda e per qualsiasi attività lavorativa. La formazione specifica, invece, ha tematiche e durata diversa a seconda della classe di rischio (basso, medio, alto) in cui si classifica l’azienda, e si concentra in modo particolare sui vari rischi che coinvolgono i dipendenti in base alle mansioni da loro svolte.

Concludiamo dicendo che, tra gli obblighi che abbiamo menzionato, ce ne sono di delegabili e di non delegabili. In particolare, gli obblighi non delegabili del datore di lavoro sono la valutazione del rischio e la nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, mentre tutti gli altri obblighi possono essere delegati, ma ci sono alcuni limiti alla delega, specificati nel D. Lgs. 81/08. In ogni caso, anche se un compito viene delegato, al datore di lavoro spetta comunque la vigilanza sul corretto svolgimento delle funzioni da parte del delegato.

Come la tecnologia ha migliorato la sicurezza aziendale

La salute dei lavoratori e la sicurezza dei luoghi di lavoro sono un tema sempre attuale, oltre che un obbligo di legge per i datori di lavoro. Sia la legislazione italiana, col Testo Unico relativo a tale argomento, sia la legislazione europea, soprattutto in tema di costruzione e funzionamento di macchinari utilizzati in azienda, impianti elettrici e relativi materiali, impongono al datore di lavoro la corretta valutazione dei rischi; in questo modo può prendere le necessarie contromisure, cioè adottare dispositivi di protezione individuale o collettivi, procedure e sistemi i locali così da garantire nella sua impresa la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino.

In aiuto ai datori di lavoro, oltre che consulenti esterni esperti di Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino, come quelli di net srl c’è anche la tecnologia, che negli ultimi anni ha sicuramente migliorato la sicurezza, diminuendo fortemente i rischi. Vedremo come con questo breve articolo.

La tecnologia e l’uomo

La tecnologia è l’insieme di attività dell’essere umano che rendono concrete idee e progetti, con l’obiettivo di migliorare i processi di produzione e rendere più agevole l’esecuzione delle attività necessarie per vivere e stare bene. Nonostante questa definizione neutrale, l’innovazione tecnologica ha avuto una accelerazione durante i periodi di guerra ed in genere su impulso degli eserciti.

Molte delle innovazioni tecnologie che sono state introdotte nella produzione industriale a scopi civili arrivano da richieste ed esigenze della produzione bellica e a scopo di attacco o difesa. Per esempio dobbiamo alla Prima Guerra Mondiale la diffusione di oggetti di uso comune, per esempio quelli fatti in acciaio inox, per esempio i classici orologi o le pentole; ma anche le cerniere lampo o addirittura le bustine da tè. In generale il progresso tecnologico ha sempre conseguenze positive.

Nel settore della produzione alimentare, della chimica e della medicina ha trasformato l’uomo, migliorando le condizioni igieniche; e anche questa è una forma di sicurezza. Anche invenzioni come gli impianti anti incendio, gestibili anche da remoto, oggi sembrano scontati, ma non è da molti decenni che sono comparsi in ditte ed edifici pubblici.

La prevenzione

La tecnologia più moderna è fondamentale inoltre anche nel campo della prevenzione. Esistono algoritmi capaci di analizzare la situazione di una azienda, creando schemi e grafici predittivi, individuando le aree o le mansioni a maggior rischio. E’ così possibile concentrare le proprie attenzioni in tali settore, aumentando non solo la sicurezza dei lavoratori, ma anche ottimizzando l’investimento economico.
Oppure si utilizzano particolari sensori, costruiti sfruttando l’intelligenza artificiale, applicati poi su specifici macchinari. Monitorando il funzionamento della macchina stessa, raccolgono dati in tempo reale riuscendo a cogliere segnali di un possibile malfunzionamento prima che sia palese agli addetti o agli operai. L’allarme quindi scatta immediatamente, evitando incidenti ai lavoratori anche danni maggiori alla macchina.

Sicurezza sul lavoro e tecnologia

Nel mondo del lavoro il progresso tecnologico è uno dei fattori di successo di una impresa: le aziende costantemente innovative e aperte al progresso sono quelle che hanno le performance migliori e le maggiori quote di mercato. Il progresso scientifico è sempre un ottimo alleato per la società, a patto di essere governato. L’innovazione tecnologia sui luoghi di lavoro deve sempre essere accompagnata da un corretta formazione degli operai e dei collaboratori; anche una macchina costruita in modo sicuro può divenire un pericolo se non si sa come utilizzarla.

Allo stesso modo la tecnologia può essere usata per attrezzature e strumenti che proteggano i lavoratori e dunque garantire la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino.
Molti macchinari industriali non hanno più le protezioni fisse, che per effettuare manutenzioni e regolazioni dovevano essere rimosse e spesso non venivano più rimontate. Oggi ci sono sistemi più semplice, sportelli apribili gestiti anche da remoto o da telecomando. I sensori inoltre impediscono al macchinario di ripartire finché lo sportello non è chiuso e non c’è la massima sicurezza, o finché le persone non si sono allontanate. Questi strumenti poi hanno margini di errore praticamente pari a zero.

Ancora, esistono unità robotiche hanno evitato all’uomo di svolgere attività troppo ripetitive, che causano un calo dell’attenzione aumentando le probabilità di incidente. O ancora ai robot utilizzati per esplorare le profondità abissali o intervenire in zone estremamente pericolose delle centrali nucleari.
Anche tutti quei prodotti che appaiono particolarmente semplici, come i dispositivi di protezione individuale, sono stati profondamente migliorati grazie al progresso tecnologico; mascherine per gli occhi, caschi, scarpe antinfortunistiche sono più resistenti e leggeri, facilmente indossabili ma altamente protettivi.

In fondo, anche un paio di scarpe infortunistiche sono un oggetto che richiede una non indifferente progettazione ingegneristica e tecnologica. Come già accennato, la tendenza del futuro sarà nell’elaborazione dei dati ai fini della corretta valutazione dei rischi e per adottare le procedure di Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino più efficaci. La capacità di raccogliere maggiori quantità di informazioni e fare processare questi big data alle macchine, permetterà di prendere decisioni più efficienti e sicure in ogni campo.

Rating di sinistrosità e prevenzione per gli appalti pubblici

Nei giorni scorsi l’Inail ha presentato un’iniziativa che punta a premiare nelle gare per gli appalti pubblici tutte quelle aziende che si impegnano per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, per cui è stato proposto il rating di sinistrosità e prevenzione come sistema premiale, ossia un indicatore che tiene conto sia degli infortuni che si sono verificati sul luogo di lavoro, sia di come viene gestita la sicurezza aziendale, in modo da valorizzare chi si impegna anche andando oltre l’adempimento delle leggi in merito.

Noi di Net Srl siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze e la nostra professionalità nel fornire alle aziende che vogliono impegnarsi in questo senso tutte le certificazioni utili ad attestare una gestione virtuosa della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, ma nel frattempo nei prossimi paragrafi vediamo più nel dettaglio in che cosa consiste la proposta dell’Inail per gli appalti pubblici.

L’iniziativa dell’Inail per la sicurezza sul lavoro

Poco tempo fa si è svolto un incontro che ha visto i vertici dell’Inail, in particolare il direttore generale Andrea Tardiola e il vicepresidente Paolo Lazzara, presentare un piano per premiare le aziende che si impegnano in modo particolare nella prevenzione degli infortuni sul lavoro nel contesto degli appalti pubblici, e la presentazione di questo sistema si è svolta in un incontro con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), il Gruppo Ferrovie dello Stato e la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, che avrà un ruolo centrale nello sviluppo delle infrastrutture destinate alle Olimpiadi Invernali del 2026.

Questa proposta si fonda in modo particolare sull’articolo 95 del Dlgs 50/2016, parte del Codice dei contratti pubblici, che va a stabilire che tra i criteri qualitativi per individuare la migliore offerta in una gara di appalto pubblico possono rientrare anche le certificazioni o gli attestati in materia di sicurezza, salute e prevenzione degli infortuni sul lavoro.

A questo punto, quindi, è ragionevole aspettarsi che nella redazione degli atti di gara vengano inseriti dei requisiti specifici riguardanti questo argomento, in modo da favorire con un punteggio maggiore le imprese che si impegnano a garantire un ambiente di lavoro sano e sicuro ai loro dipendenti, in modo da incentivare un impegno generale in questo senso.

Il rating di sinistrosità e prevenzione (RSP)

In concreto, la proposta dell’Inail è quella di introdurre il rating di sinistrosità e prevenzione, ossia un indicatore che va a tenere conto contemporaneamente sia dell’andamento degli infortuni in azienda, sia della gestione della sicurezza e della salute dei lavoratori sull’ambiente di lavoro.

Il rating di sinistrosità, in particolare, verrà calcolato con due indicatori che terranno conto sia della frequenza che della gravità degli infortuni, utilizzati sia per calcolare il livello della singola azienda sia i parametri di riferimento relativi alla sinistrosità media, in modo da determinare uno scostamento tra i due valori.

Il rating di prevenzione sarà invece un valore che verrà moltiplicato per una variabile crescente a seconda delle dimensioni dell’azienda, in modo tale da andare da un lato a favorire le piccole imprese, e dall’altro a compensare il rating di sinistrosità.

In cosa consiste la Valutazione di Impatto ambientale e quando farla

La Valutazione di Impatto Ambientale è una procedura tecnica e amministrativa, che serve ad individuare gli effetti di un determinato progetto sulla salute dei cittadini delle aree circostanti e più in generale sull’ambiente. Oltre all’obbligo legislativo previsto per alcune categorie di imprese, che andremo ad analizzare nel dettaglio nel corso di questo articolo, possiamo comunque dire che la sostenibilità di tali progetti dovrebbe essere prima di tutto un obbligo morale nei confronti dell’ambiente, per poterlo preservare nel presente ma soprattutto nel futuro.

Dunque, andiamo ora a descrivere in cosa consiste la Valutazione di Impatto Ambientale, quali sono i casi in cui è obbligatoria e come fare per richiederla.

Cos’è la Valutazione di Impatto Ambientale

La Valutazione di Impatto Ambientale, in sostanza, è un’operazione preliminare che va ad identificare gli effetti che un’attività pubblica o privata avrebbero sull’ambiente, oltre a scegliere tutte le misure necessarie a prevenire, minimizzare o eliminare qualsiasi effetto negativo. Questo strumento è stato adottato in Europa già nel 1985 con la Direttiva Comunitaria 85/337/CEE, e va a toccare quattro concetti principali: la prevenzione dell’impatto ambientale, l’integrazione delle componenti dell’ambiente con i vari effetti possibili, il confronto tra chi progetta e chi autorizza l’attività, e la partecipazione attiva dei cittadini. In Italia, invece, è disciplinata dal D. Lgs. n.152 del 3 aprile 2006, che vanno a definirne le varie fasi.

Le fasi della Valutazione di Impatto Ambientale sono le seguenti:
Screening, ovvero verifica di assoggettabilità
Scoping, ovvero definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale
Presentazione e pubblicazione del progetto
Consultazioni e loro valutazione
Decisione
Monitoraggio del progetto e delle misure decise

Tutta questa procedura è svolta da un team di professionisti qualificati, messi a disposizione anche da NET srl, come ingegneri, geologi, architetti o geometri, che mettono le loro competenze a servizio delle aziende per progettare insieme le soluzioni migliori e più sostenibili perché sia possibile svolgere l’attività in esame.

Pochi anni fa, con il D. Lgs. n.104/2017 sono entrate in vigore alcune novità in merito alla Valutazione di Impatto Ambientale, che vanno anche a ridurne i tempi in modo significativo. Infatti, per i progetti statali è possibile richiedere un provvedimento unico ambientale, ma è anche stata introdotta una fase di pre-screening, in cui si effettua una valutazione preliminare del progetto in modo da individuare le varie procedure da mettere in atto in caso diano necessarie modifiche o adeguamenti tecnici delle opere già esistenti. Oltre a questo, le regole sono state rese più omogenee a livello nazionale, e l’intera procedura è stata digitalizzata, eliminando l’obbligo della pubblicazione sugli organi di stampa.

Quando è obbligatoria la Valutazione di Impatto Ambientale

Ora che abbiamo visto in cosa consiste la Valutazione di Impatto Ambientale, possiamo dire che ci sono alcuni casi in cui questa va richiesta ed effettuata obbligatoriamente, e la casistica si divide in progetti di competenza statale, regolati dal D. Lgs. n.152/06, e in progetti di competenza regionale. Per fare alcuni esempi concreti, tra i progetti statali possiamo trovare raffinerie di petrolio, centrali termiche e altri impianti di combustione, acciaierie, autostrade, aeroporti o tronchi ferroviari, mentre di competenza regionale sono gli impianti eolici e termici per la produzione di elettricità, gli impianti di smaltimento dei rifiuti tossici e pericolosi, tutto ciò che riguarda il settore dell’agricoltura, l’industria energetica ed estrattiva e le infrastrutture.

Quindi, tutte le attività che fanno parte di questi ambiti dovranno richiedere la Verifica di Impatto Ambientale, che andrà preceduta dalla verifica di assoggettabilità, in cui si valuteranno i possibili effetti negativi sull’ambiente causati in maniera diretta dal progetto in questione. Quindi verranno effettuati degli studi preliminari che verranno trasmessi alle amministrazioni competenti, che successivamente collaboreranno con il richiedente ed altri soggetti pubblici che operano nel settore ambientale la procedura da seguire e le misure da adottare, per poi preparare la documentazione richiesta per la Valutazione di Impatto Ambientale vera e propria.

Quando si tratta di progetti che riguardano grandi opere infrastrutturali, è possibile procedere con una richiesta alle associazioni di protezione ambientale e ai vari enti pubblici territoriali coinvolti, e successivamente in base alle consultazioni e all’indagine pubblica il proponente può richiedere l’autorizzazione alla modifica dei propri elaborati.

Concludiamo questo articolo menzionando anche il fatto che nel 2020 il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente ha emanato delle nuove linee guida relative alla Valutazione di Impatto Ambientale, che si rifanno in maniera diretta agli obiettivi di sostenibilità europea, e hanno lo scopo di semplificare ed uniformare sia i processi che i contenuti relativi agli studi di impatto ambientale.

Quando effettuare la manutenzione degli estintori

La manutenzione degli estintori è un passaggio molto importante da effettuare per prevenire il rischio di incendi nelle aziende, e soprattutto per avere degli strumenti funzionanti nel caso in cui ci dovesse essere la necessità di spegnere le fiamme. La manutenzione di questi strumenti è un obbligo a carico del datore di lavoro sancito da uno specifico decreto del Presidente della Repubblica e da un Decreto Ministeriale, e deve seguire una normativa specifica di riferimento, che andremo a descrivere in questo articolo.

Chi effettua la manutenzione degli estintori?

La normativa che regola la manutenzione degli estintori, operazione effettuata anche da NET srl, specifica anche le figure che l’azienda deve nominare a riguardo, e in particolare si tratta di un responsabile delle misure di sicurezza antiincendio, di un’azienda di manutenzione estintori, e di una persona formata appositamente per la manutenzione antiincendio.

La manutenzione periodica degli estintori

Secondo la normativa vigente nel nostro Paese, la manutenzione periodica degli estintori deve essere effettuata ogni 6 mesi, e si tratta di un’operazione che si suddivide in cinque fasi. Tutte queste misure hanno due scopi principali, che sono sia quello di prevenire l’insorgere di un incendio, sia quello di garantire l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni materiali in caso di incendio all’interno degli ambienti di lavoro. Dunque, prima ancora di pensare alla manutenzione dell’estintore, bisogna assicurarsi di scegliere lo strumento adatto alla classe di rischio dell’azienda, che si calcola in base alla valutazione del rischio relativo al DM 64/98.

Esistono infatti diversi tipi di incendio con diversi agenti estinguenti, e questi ultimi vanno scelti in base alla classe di rischio identificata, e la dimensione dell’estintore va scelta in base alla superficie che questo deve essere in grado di coprire in caso di incendio. In base a tutte queste variabili, chiaramente, varieranno sia il prezzo dell’estintore stesso che il prezzo della manutenzione, e come vedremo nei prossimi paragrafi saranno anche necessarie tempistiche diverse per la revisione periodica dello strumento.

La prima fase è quella del controllo iniziale, in cui l’azienda si occupa di realizzare una serie di accertamenti dello strumento, e in particolare che questo non sia fuori servizio, che le marcature presenti siano corrette, e che il libretto di istruzioni sia disponibile.

La seconda fase, che in realtà va effettuata costantemente, riguarda la sorveglianza, che non ha delle tempistiche e delle modalità precise definite dalla normativa, ma si tratta piuttosto di una buona norma, che prevede di controllare periodicamente che l’estintore sia integro, segnalato tramite l’apposito cartello e che non sia stato manomesso, che possa essere immediatamente utilizzato in caso di emergenza e che l’indicatore della pressione del contenuto si trovi nel range di colore verde, che indica un valore corretto per il funzionamento dello strumento.

La fase del controllo periodico vero e proprio è quella regolamentata dalla legge, che per l’appunto deve essere effettuata ogni sei mesi da una persona competente e appositamente formata, la quale dovrà svolgere una serie di controlli e alla fine compilare correttamente il cartellino che indica l’avvenuta compilazione. Tra i vari controlli che devono essere effettuati, troviamo la verifica della carica di eventuali bombole di gas ausiliario, dello stato di carica degli estintori a biossido di carbonio, della pressione interna degli strumenti, e di tutti gli elementi che si considerano generalmente durante la fase di sorveglianza.

La quarta fase è quella della revisione e dell’assistenza, che va effettuata secondo tempistiche precise in base alla tipologia degli estintori presi in esame, e prevede una serie di interventi tecnici. Durante questa fase, la persona incaricata dovrà esaminare l’interno dell’estintore, controllarne tutte le componenti, sostituire i dispositivi di sicurezza, e sostituire l’agente estinguente, le valvole e le guarnizioni.

L’ultima fase è quella del collaudo, con cui si va a verificare che lo strumento funzioni correttamente e sia efficace in caso di emergenza. Chiaramente, dopo essere stato collaudato l’estintore verrà ricaricato, verrà sostituita la valvola erogatrice e verrà dunque riportato al livello massimo di efficienza, in modo tale che possa essere subito disponibile per l’utilizzo.

Quanto costa la manutenzione degli estintori?

Il costo della manutenzione degli estintori non è sempre lo stesso, ma varia a seconda della zona e degli interventi che vanno effettuati. In linea generale, nel caso sia necessario solamente effettuare un controllo in prezzo si aggira attorno ai 10€ per ogni singola componente, mentre se è necessaria una revisione dello strumento, i costi possono andare dai 20€ fino ai 150€ o 160€.

Quindi, una volta effettuati tutti i controlli del caso l’azienda certificatrice rilascerà una certificazione con tutti gli interventi eseguiti, che verrà periodicamente aggiornata ogni volta che verranno eseguiti tutti i controlli necessari alla manutenzione periodica degli estintori.