In seguito alla pandemia da Covid-19 si è diffusa molto la modalità lavorativa dello smartworking, ad iniziare dai periodi di lockdown che l’hanno resa necessaria per molte aziende per poter continuare a svolgere la loro attività. Successivamente, questa modalità ha continuato a rimanere attiva in molti settori, portando alla necessità di stilare di individuare e valutare gli eventuali rischi connessi ad essa, ma ha anche portato ad una rivalutazione di alcuni aspetti organizzativi riguardanti la sicurezza sul lavoro.
In questo articolo andremo a parlare di entrambi gli argomenti, descrivendo sia i possibili rischi che si possono correre lavorando in smartworking, sia in cosa consiste la riorganizzazione delle misure di prevenzione e sicurezza aziendale.
I rischi dello smartworking: incendi e campi elettromagnetici
Se negli ambienti lavorativi aziendali è possibile valutare quali sono i rischi di incendio in base a determinati fattori come le dimensioni delle stanze, il numero di lavoratori presenti o la strumentazione utilizzata, è difficile fare lo stesso tipo di valutazioni per gli ambienti privati in cui i dipendenti lavorano in smartworking, e per questo motivo è necessario che questi vengano adeguatamente informati sui possibili rischi che si possono correre anche lavorando dalla propria abitazione.
Generalmente, lo smartworking viene associato ad un basso rischio di incendio, ma bisogna tenere in considerazione che si utilizzano dei dispositivi come computer, tablet o smartphone che sono alimentati a batterie al litio ed accumulatori, che vanno gestite in modo corretto per evitare surriscaldamento o sovraccarico elettrico. Dunque, è necessario fare attenzione ad evitare l’interferenza con altre fonti di energia elettrica e all’esposizione a fonti di calore, considerando che gli incendi dovuti alle batterie al litio sono difficili da domare e tendono ad estendersi velocemente, oltre a rilasciare gas nocivi.
Inoltre, tra le misure a tutela della salute dei lavoratori esposte nel D. Lgs. 81/08 si parla anche dei rischi derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici, e per quanto riguarda lo smartworking questi potrebbero essere dati dall’impianto Wi-Fi, dalle attrezzature informatiche, o da altre apparecchiature normalmente utilizzate in questa tipologia di lavoro. Tuttavia, nel documento dal titolo Linee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smartworking redatto dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), viene specificato come l’intensità dei campi elettromagnetici prodotti dagli strumenti utilizzati dai lavoratori in smartworking non sia tale da porre dei rischi per la loro salute, evidenziando anche come gli impianti Wi-Fi siano disciplinati da una normativa internazionale che ne regola il funzionamento e la potenza.
Il lavoratore in smartworking, quindi, dovrà accertarsi che tutte le apparecchiature che utilizza per lavorare siano conformi alla normativa internazionale in merito, e nel caso tali strumenti siano forniti dall’azienda, questa verifica andrà effettuata dal datore di lavoro e dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.
La gestione delle emergenze
Nel documento del Consiglio Nazionale degli Ingegneri che abbiamo menzionato poco fa, si legge anche come nel caso in cui sia prevista la possibilità di lavorare in smartworking, sia comunque necessario che siano sempre presenti i lavoratori addetti alla gestione delle emergenze in sede.
Generalmente, il numero di dipendenti incaricati alla gestione delle emergenze era calcolato in base al contesto aziendale e al numero complessivo di persone che vi lavoravano, ma con la diffusione del lavoro a distanza sarà necessario aggiornare e modificare non solo il modello produttivo delle diverse aziende, ma anche l’organizzazione delle misure di prevenzione e protezione dei lavoratori. Infatti, riducendosi il numero di dipendenti fisicamente presenti sul luogo di lavoro, sarà possibile anche ridurre il numero di addetti alla sicurezza e alla gestione delle emergenze.
Dunque, in questo documento viene evidenziato come sarà lo stesso modello organizzativo della sicurezza sul lavoro che dovrà essere aggiornato, innanzitutto improntando la formazione e l’informazione dei dipendenti secondo una logica che prenda in esame in modo diffuso la cultura della sicurezza, senza suddividerla in compartimenti stagni, sebbene ogni area e ogni reparto dell’azienda abbia dei rischi specifici. Inoltre, andranno aggiornate le procedure secondo un modello flessibile e riferito a tutti i lavoratori, non solo agli addetti designati alla sicurezza, in modo tale che tutti siano in grado di reagire e comportarsi correttamente nelle situazioni di emergenza impreviste non solo per quanto riguarda il primo soccorso e la prevenzione del rischio di incendio, ma per quanto riguarda tutti i rischi generici presenti nell’ambiente di lavoro. Inoltre, alla lice di questi aggiornamenti, sarà compito del datore di lavoro e delle altre figure responsabili aggiornare il piano di emergenza aziendale e integrare queste modifiche nel Documento di Valutazione del Rischio, che il datore di lavoro deve obbligatoriamente redigere anche con l’ausilio di professionisti e servizi di consulenza specializzati.