La valutazione del rischio campi elettromagnetici (CEM) è uno strumento indispensabile per la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori esposti ai campi elettromagnetici sul posto di lavoro. A tale scopo, è necessario che venga effettuata una corretta valutazione attraverso alcuni elementi fondamentali come ad esempio il livello e il tipo di esposizione. Come da definizione del Testo Unico (articolo 207), si tratta di “campi magnetici statici e campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo, di frequenza inferiore o pari a 300 GHz”.
Essi si propagano, appunto, attraverso onde elettromagnetiche e pur essendo presenti – derivati da sorgenti naturali o create dall’uomo – non è possibile vederli ad occhio nudo. Dunque, una volta individuate le sorgenti da cui derivano questo onde, occorrerà capire quali possono essere gli effetti diretti e indiretti sulla salute dei lavoratori ed eseguire una stima dei rischi. Per prima cosa, per la valutazione è necessario individuare e suddividere le aeree in cui vi è un alto livello di esposizione ad onde elettromagnetiche, di modo da delimitarle e prevedere delle regole ben precide per impedire l’accesso ai soggetti fragili e a tutte le persone che lavorano in questi ambienti, a tutela della loro salute.
Cosa dice la Legge?
Dal punto di vista legislativo, il D.Lgs. 81/08 dedica tutto il Capo IV (Titolo VIII) alla “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici”, e rappresenta uno dei punti di riferimento su questa tematica. Inoltre, va menzionata anche la “Guida non vincolante di buone prassi per l’attuazione della direttiva 2013/35/UE relativa ai campi elettromagnetici”, pubblicata dalla Commissione Europea.
A differenza del Testo Unico, questo non è un documento giuridicamente vincolante ma può sempre essere utilizzato dal datore di lavoro come supporto per capire le misure da adottare conformi alla normativa. Per quanto riguarda misura e valutazione dei campi elettromagnetici e procedure di valutazione all’esposizione, meritano di essere menzionate anche le norme tecniche. Tra le principali:
- CEI EN 50499: “Procedura per la valutazione dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici”.
- CEI 211-6: “Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 0 Hz 10 kHz, con riferimento all’esposizione umana”;
- CEI 211-7: “Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 10 kHz – 300 GHz, con riferimento all’esposizione umana”.
Rischio CEM: quali sono i fattori da considerare?
I campi elettromagnetici possono essere generati da fonti naturali come ad esempio campi elettrici che si generano, appunto, in modo naturale in occasione di temporali o al campo magnetico terrestre. Oppure, da fonti artificiali cioè generati dall’uomo attraverso le antenne televisive, gli impianti per la rete fissa, mobile e radiofonica, dispositivi di rete elettrica, impianti per lavorazioni industriali e così via. Un campo elettromagnetico viene misurato attraverso la frequenza (Hz) che indica il numero di oscillazioni che l’onda elettromagnetica riesce a compiere in un secondo. In base a questo criterio, si possono distinguere diversi campi:
- Elettrici e magnetici statici (0 Hz)
- Elettrici e magnetici a frequenza bassa (fino a 300 Hz)
- A frequenza intermedia
- Elettromagnetici a radiofrequenza e microonde
Questa distinzione viene eseguita anche per capire quali possono essere le possibili conseguenze che i campi elettromagnetici hanno sulla salute e sulla sicurezza umana. Tra gli effetti nocivi distinguiamo quelli di natura cronica cioè a lungo termine, quindi quelli che possono manifestarsi anche dopo molto tempo e derivanti dall’esposizione per lunghi periodi anche se a livelli bassi; e quelli di natura acuta cioè a breve termine, manifestati a causa di una lunga esposizione. Riguardo quest’ultima è stato scientificamente dimostrato che si verifica solo in casi rari e sopra determinate soglie di esposizione. Tra i sintomi, possono verificarsi anomalie alla vista e disturbi a livello neurologico. Va precisato che i lavoratori esposti a questo tipo di campo devono per legge essere sottoposti ogni anno a sorveglianza sanitaria.
Misure di prevenzione del Rischio CEM
Secondo quanto previsto all’art. 209 (comma 4) del D.Lgs. 81/08, per la valutazione dei rischi sul campo elettromagnetico si deve tenete conto di alcuni parametri fondamentali, quali l’ndividuazione e classificazione del luogo e attrezzature da lavoro, di modo che si possa valutare il grado di esposizione di rifermento per i lavoratori. Infatti, sia i luoghi di lavoro che le attrezzature per essere considerati idonei devono rispettare i livelli di riferimento previsti dalla normativa. Una volta effettuato questa prima fase di valutazione e aver suddiviso le aree in base al livello di esposizione maggiore a quello di rifermento, bisognerà dividere ulteriormente lezione in:
- Zona 0: se i livelli di campo magnetico sono a norma e quindi rispettano il limite consentito. In questo caso, l’accesso sarà libero a tutti i lavoratori, compresi i soggetti più fragili e i minori.
- Zona 1: se i livelli di campo elettromagnetico superano quelli consentiti per la popolazione, ma comunque sono rispettati i limiti occupazionali. Possono accedere a questa zona solo gli addetti incaricati.
- Zona 2: se i livelli di esposizione superano quelli consentiti. L’accesso a questa area sarà vietata a chiunque, a meno che non siano state prese specifiche misure di prevenzione e protezione.