Svolgere un’attività lavorativa, di qualsiasi tipo, include diversi fattori di rischio. Quest’ultime dipendono dalla mansione svolta, dalla struttura dell’ambiente dove di opera, dalle attrezzature e macchinari impiegati. In tal senso, il datore di lavoro ha degli obblighi definiti nel Testo Unico sulla salute e sicurezza sul posto di lavoro. In questa guida, ci occuperemo di analizzare in particolare il lavoro negli spazi confinati, cioè tutti quegli ambienti che presentano almeno un fattore di rischio accertato e che possono provocare situazioni di rischio quali infortuni gravi o seri pericoli alla vita di un lavoratore. I rischi che comunemente si incorrono in uno spazio confinato sono legati a cadute dall’alto, asfissia, ispirazione di sostante tossiche, annegamento, carenza di ossigeno, espansioni e condizioni climatiche non ottimali.
Le caratteristiche che contraddistingue uno spazio confinato sono: varchi di accesso limitati con una ventilazione scarsa che, unita alla presenta di sostanze chimiche pericolose, comporta un’elevata condizione di rischio morte o infortunio grave. Vista l’elevata condizione di rischio che questi posti di lavoro determinano, si è resa necessaria attuare una normativa che potesse regolare il lavoro in tali ambienti.
La normativa che regolamenta il lavoro negli spazi confinati è contenuta nel D. Lgs. 81/08, secondo cui si esplicano uno serie di divieti, obblighi e misure preventive atte a salvaguardare incidenti negli ambienti confinati. In particolare, l’art. 66 vieta l’accesso ai lavoratori in luoghi dove potrebbero esserci gas nocivi, senza che sia stata effettuata un controllo mirato che accerti l’assenza di pericolo per il lavoratore stesso. Se le condizioni atmosferiche sono incerte, il lavoratore per lavorare in questi ambienti dovrà munirsi di sistemi di protezione come cinture di sicurezza per tutta la durata dell’attività lavorativa.
Per quanto riguarda le vie di fuga, tale articolo dispone: “l’apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi”. Dunque, accessi che garantiscano una via di fuga al lavoratore e ai soccorritori. Il D. Lgs. N° 81 del 2008, inoltre, individua anche dei luoghi dove la vita del lavoratore è messa in pericolo e detta delle regole per svolgere l’attività di lavoro in piena sicurezza. Si tratta di silos, canalizzazioni, vasche, serbatoi ecc. I lavoratori che operano all’interno di questi ambienti sono tenuti ad essere addestrati, dunque a seguire dei corsi di formazione a riguardo.
Situazioni di rischio in ambienti confinati
Quando si lavora all’interno di spazi confinati, il rischio di incorrere in infortuni gravi è elevato. Con esso anche la difficoltà delle procedure di soccorso da attuare nella gestione dell’emergenza qualora capitasse un incidente. Il D.P.R. 177/11 ha stabilito che “deve essere adottata ed efficacemente attuata una procedura di lavoro diretta a eliminare o, ove impossibile, ridurre al minimo i rischi propri delle attività in ambienti confinati”, che comprenda l’organizzazione dell’eventuale fase di soccorso e di coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco. È importante, dunque, una buona organizzazione delle fasi di emergenza e, di conseguenza, l’elaborazione di piani operativi di sicurezza.
Per prima cosa, sarà necessario definire i flussi comunicativi sia tra i lavoratori che tra gli addetti esterni. Una buona comunicazione garantisce un’attivazione più immediata delle procedure di emergenza e soccorso. Tra gli obblighi previsti dal D.P.R. 177/11 c’è quello di munirsi obbligatoriamente dei necessario D.P.I. e attrezzature di sicurezza, come autorespiratori, rivelatori di gas nocivi o infiammabili, sistemi di soccorso e/o recupero. Gli addetti ai lavori che operano in questi ambienti devono essere esperti cioè devono aver maturato un’esperienza triennale in spazi confinati o in ambienti sospetti di inquinamento.
È importante, inoltre, che il committente dei lavori informi i lavoratori circa i rischi presenti nell’ambiente, sulle caratteristiche di quest’ultimo e sulle varie misure da adottare in caso di situazioni emergenziali. Il datore di lavoro deve anche nominare una figura competente in materia di sicurezza, di modo da vigilare e coordinare le operazioni di lavoro. Se è prevista dalla valutazione dei rischi, i lavoratori devono essere muniti di attrezzature e strumenti dotati di sistema allarme, che siano in grado di misurare la presenza di ossigeno e le relative percentuali di sostanze tossiche o infiammabili. Questa attrezzatura faciliterà, così, le operazioni di soccorso o evitare incidenti che potrebbero avere risvolti tragici.
Attrezzatura da lavoro negli spazi confinati
Tra tutte le attrezzature che possono essere adottate, non c’è dubbio che i D.P.I. rappresentino quelle più importanti. Per definizione, i DPI sono “qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”. Dunque, il lavoratore è obbligato a utilizzarli sempre, a seconda del tipo di rischio nello svolgimento della mansione che quest’ultimo è tenuto a fare.
Sul mercato esistono tantissimi DPI, adatti a diverse esigenze come ad esempio elmetti di protezione, occhiali protettivi, indumenti protettici, scarpe di sicurezza, autorespiratori e tanti altri. In particolare, quest’ultimi giocano un ruolo fondamentale quando si lavora in spazi confinati. La protezione delle vie respiratorie è necessaria soprattuto quanto si lavora in spazi piccoli con carenza di ossigeno o con con temperature elevate, quando sono presenti fumi di metalli o polveri vari. È importante, infine, che ogni DPI sia dotato di certificazione CE, di modo da garantirne la conformità.