Come accade per tutti i tipi di attività lavorative, anche il settore edile possiede dei rischi specifici, e in questo articolo andremo a trattare nello specifico i rischi relativi agli incendi e alle esplosioni nei cantieri edili, dovuti principalmente ai materiali utilizzati, e che quindi vanno analizzati con attenzione nel momento in cui si valuta il rischio di un cantiere e si decidono le misure da adottare per garantire la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori.
Individuare le fonti di rischio nei cantieri edili
Quando si parla di rischio di incendio, ricordiamo che si parla del rischio che avvenga una combustione spontanea non controllata, che si svolge in uno spazio non destinato a contenerne le fiamme e che, in questo modo, si trasforma in incendio. Affinché la combustione si verifichi, devono contemporaneamente essere presenti tre elementi, ovvero il materiale combustibile, il comburente, generalmente l’ossigeno presente nell’aria, e la sorgente di energia che permette al combustibile una temperatura tale da consentire all’ossigeno di legarsi ad esso ed ossidarlo.
Per quanto riguarda nello specifico i materiali utilizzati nell’edilizia, questi hanno un diverso grado di pericolosità a seconda di alcune loro caratteristiche, prima fra tutte lo stato di aggregazione della sostanza, ovvero se si tratta di un materiale solido, liquido o gassoso. Dunque, a seconda del suo stato di aggregazione il materiale brucerà più o meno facilmente e più o meno velocemente, e non bisogna dimenticare che nella combustione sono sprigionati fumi, gas, fiamme e calore, che possono danneggiare la salute delle persone coinvolte, le strutture del cantiere e l’ambiente circostante.
Detto questo, andiamo quindi a vedere quali sono i materiali combustibili che possono rappresentare un rischio di incendio o di esplosione in un cantiere edile e che devono essere oggetto di valutazione del rischio prima dell’inizio dei lavori.
I materiali pericolosi nei cantieri edili
Nei cantieri edili esistono diversi tipi di materiali combustibili, che a seconda delle loro caratteristiche rappresentano un tipo di rischio ben specifico che fa sì che debbano essere rese delle misure di protezione adeguate. Ad esempio, tra i materiali combustibili solidi si possono trovare l’involucro in plastica che protegge il perimetro del ponteggio, impalcature ed altre costruzioni in legno, oppure ancora i diversi materiali utilizzati per l’isolamento termico delle pareti degli edifici.
Affinché avvenga la combustione di questi materiali, è necessario che la sorgente di innesco venga direttamente a contatto con essi, e la quantità di energia necessaria alla reazione di combustione dipende essenzialmente da due fattori: l’umidità del materiale e la superficie di contatto tra il materiale e l’aria. A loro volta, questi fattori influenzano anche la velocità di combustione, che però dipende anche dalla ventilazione dell’ambiente, dalla disposizione del materiale (verticale o orizzontale), e diversi altri.
Per quanto riguarda i materiali infiammabili liquidi, la fonte che innesca la combustione non deve necessariamente venire a contatto con il materiale, ma ad esempio è sufficiente che ci sia una perdita dal suo contenitore o che la sostanza evapori. Infatti, nel caso di questo tipo di materiali, bisogna tenere a mente che sono i loro vapori a bruciare, e dunque perché inizi la combustione è necessario che la sostanza evapori e formi una miscela con l’aria. Nei cantieri è possibile trovare materiali di questo tipo in b>gasolio o benzina usati per alimentare i veicoli utilizzati nell’edilizia, e a questo proposito bisogna ricordare che tra i due è più pericolosa la benzina, perché ha una temperatura di infiammabilità più bassa a quella in cui generalmente si svolgono le attività lavorative, dunque se evapora il rischio di incendio è molto alto.
Anche per quanto riguarda i combustibili gassosi la quantità di energia necessaria a scatenare la reazione di combustione è molto bassa, ma in questo caso il rischio di incendio dipende in larga parte dalla modalità di trasporto e conservazione. Infatti, tra i materiali di questo tipo si possono trovare gas compressi a pressione molto elevata, come il metano nelle bombole, gas liquefatti come il GPL, conservato in serbatoi dalla pressione non molto elevata, gas disciolti come l’acetilene, oppure ossigeno in bombole.
Nel valutare il rischio dei materiali combustibili gassosi, è necessario analizzare il loro comportamento quando fuoriescono dal sistema che li contiene, e questo dipende sostanzialmente dalla densità del gas rispetto a quella dell’aria, che fa sì che un gas si posizioni in basso, come accade ad esempio per il GPL, oppure salga verso l’alto, come il metano. Da quest’ultima frase possiamo vedere come siano più pericolosi i gas del primo tipo, che possono depositarsi anche in vani interrati del cantiere, mentre negli spazi aperti i gas più leggeri rispetto all’aria tendono a disperdersi nell’aria e allontanarsi dai luoghi dove potrebbero recare danni a persone o cose.