“”Il lavoro è misura di libertà, di dignità, rappresenta il contributo alla comunità: è strumento di realizzazione di diritti sociali: è motore di rimozione delle disuguaglianze, tema essenziale dopo la pandemia che le ha aggravate e ne ha create di nuove. Premessa di tutto è la sicurezza sul lavoro.””
Queste sono le parole con cui Sergio Mattarella, il nostro Presidente della Repubblica, durante la celebrazione della Festa del Lavoro dello scorso 1° maggio, ha sottolineato il rilievo e l’importanza della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro: la ripresa delle attività lavorative, dopo la sospensione causata dalla pandemia, infatti, ha portato con sé un incremento degli incidenti e delle morti sul luogo di lavoro. È vero che la pandemia ha portato conseguenze molto importanti sul mondo del lavoro, come per esempio l’introduzione dello smart working, tramite il quale il numero degli infortuni è notevolmente ridotto: ma è necessario sottolineare che, purtroppo, non tutti i lavori si prestano alla modalità dello smart working e, proprio per questi ultimi, come dicevamo, il numero di infortuni e di morti non è affatto diminuito né si è ridotto, anzi.
Ma a cosa è dovuta la crescita delle morti sul lavoro dopo la pandemia? Probabilmente alla richiesta folle, fatta ai lavoratori, di aumentare le produzioni: questo prevede una velocizzazione di tutte le procedure e una turnazione poco gestibile tra i vari dipendenti. Bisogna sottolineare che queste misure e i conseguenti infortuni sono stati registrati, ovviamente, nelle imprese più piccole, in cui i controlli risultano chiaramente più difficoltosi. Il risultato di questa fretta incosciente? Gli infortuni o, nel peggiore dei casi, la morte degli stessi lavoratori.
L’importanza di sicurezza e salute sul lavoro
“”Ci rendiamo certamente tutti conto che anche una sola morte rappresenta un costo umano e sociale inaccettabile. Il lavoro è strumento di progresso e di affermazione delle persone, non un gioco d’azzardo potenzialmente letale.””
Ecco altre parole del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha profondamente a cuore la tematica della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro. L’obbiettivo, da lui enunciato ed incoraggiato, sarebbe quello dei “”zero morti“”: un obbiettivo nobile, necessario, ma che per essere raggiunto necessita di determinare procedure e di determinate misure, da attuare il prima possibile e, soprattutto, da rispettare, per poter garantire a tutti i lavoratori la giusta sicurezza sul luogo di lavoro e per poter salvaguardare, sempre sul luogo di lavoro, la loro salute.
Ogni morte di un lavoratore sul luogo di lavoro, come ha detto il nostro Presidente della Repubblica, rappresenta un enorme costo: economico, sociale, morale e soprattutto umano. Per questo motivo è necessario applicare le nuove misure e le nuove tecnologie, che devono essere studiate al fine di proteggere il mondo del lavoro e al fine di proteggere, di conseguenza, tutti i lavoratori.
I nuovi piani generali di sicurezza sul lavoro dopo la pandemia
Anche i piani generali di sicurezza sul lavoro, dopo un evento come quello della pandemia, hanno dovuto subire e conoscere dei cambiamenti, volti alla salvaguardia del lavoro, della sicurezza e della salute di tutti i dipendenti.
Tutti questi cambiamenti e queste nuove misure all’interno dei piani generali di sicurezza sul posto di lavoro sono stati studiati (e sono ancora studiati) da un RSPP esterno: RSPP è un acronimo, che significa Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione; compito di questo RSPP, oltre che progettare e studiare nel dettaglio questi piani generali di sicurezza, è anche quello di verificare che siano applicati correttamente sul posto di lavoro.
Tra le novità inserite nei piani generali di sicurezza sul lavoro dopo la pandemia, c’è in primo luogo, come abbiamo già accennato, l’introduzione dello smart working: tutti i lavori per cui è stato possibile sono stati eseguiti a distanza. Anche le scuole e le università hanno seguito questo modello, introducendo la modalità della didattica a distanza (anche conosciuta con l’acronimo DAD).
La prevenzione del coronavirus, durante la pandemia, è passata inevitabilmente attraverso l’utilizzo dei cosiddetti dispositivi di protezione: prime tra tutte, le mascherine a protezione respiratoria, siano esse chirurgiche o di tipo FFP2, che si sono rivelate utili per evitare di diffondere il contagio di questo virus. Sempre a questo scopo, sono state molto utili anche le barriere di protezione trasparenti, diffuse, per esempio, nei negozi o negli uffici pubblici, al fine di salvaguardare la salute sia dei clienti sia degli operatori. Ultimo, ma non per importanza, ricordiamo quanto siano stati e quanto ancora siano essenziali i liquidi di sanificazione, sia per la persona sia per gli ambienti.
Tutte queste misure, insieme alla diffusione di questo virus e della pandemia, hanno ridotto in grande misura la socialità di tutti noi, provocando dei cambiamenti anche per quanto riguarda la psicologia dell’essere umano, che va preservata e su cui bisogna lavorare, al fine di non diventare apatici e asociali.