Come vengono fatti i sopralluoghi in azienda

La sicurezza sul luogo di lavoro, soprattutto in questi ultimi mesi, è diventata una materia di interesse molto rilevante. Diversi incidenti sparsi per la nostra penisola hanno dimostrato diverse criticità nell’ambito della sicurezza sul lavoro. Queste sfortunate occasioni hanno purtroppo causato la morte di lavoratori, anche molto giovani, a causa spesso di disattenzioni e completa assenza di regole che seguano le normative nell’ambito della sicurezza sul lavoro.

Questo ha chiaramente scosso l’opinione pubblica che è andata a richiedere con più veemenza e forza alle aziende e di conseguenza anche alle istituzioni, uno sforzo unanime per tutelare la vita delle persone durante il proprio lavoro. Questo ha portato alla nascita di diverse agenzie e figure professionali che si sono nel tempo specializzate sulla sicurezza sul lavoro e sui piani generali di sicurezza per offrire alle aziende un supporto pratico e teorico per assolvere a tutti gli adempimenti di legge.

Questo è ad esempio il ruolo che Net SRL svolge ormai da anni con servizi di valutazione rischi, piani generali di sicurezza e tanto altro ancora. In questo articolo in particolare vogliamo approfondire una parte del lavoro di queste agenzie e parliamo dei sopralluoghi in azienda. Vedremo dunque cosa sono, come vengono fatti e da quale figura professionale viene svolto questo specifico compito.

Cosa sono i sopralluoghi in azienda e come vengono svolti

Iniziamo facendoci un’idea di cosa sia questo particolare tipo di lavoro e in cosa consiste esattamente per l’azienda che lo ospita. Come la parola sopralluogo fa intuire questa non è altro che una visita di controllo agli ambienti di lavoro per verificare vari elementi e fattori di rischio. A seconda del tipo di azienda e del lavoro che viene svolto all’interno della stessa, il sopralluogo può ripetersi con una cadenza differente. Come stabilito dalle normative infatti, la figura preposta al sopralluogo può effettuarlo anche a cadenze più strette, proprio per verificare che la sicurezza per i lavoratori venga sempre rispettata e tutelata.

Perché lo scopo ultimo di ogni sopralluogo è ovviamente quello di verificare qual è lo stato di sicurezza aziendale, se ci sono questioni da risolvere, criticità da segnalare ed altri elementi simili. Spesso infatti quando si parla di sopralluoghi aziendali, i datori o imprenditori in genere tendono a pensarli come ad un fastidio, una noiosa pratica burocratica, ma in realtà questo elemento è essenziale oltre che per la tutela della salute e della sicurezza, ma anche per la salvaguardia del lavoro di queste società. Il costo infatti per mantenere in sicurezza e salute i propri dipendenti infatti non sarà mai in alcun modo rapportabile a quello che un’azienda si trova a vivere in caso di un incidente, o peggio ancora nel caso di una morte.

Generalmente lo svolgimento dei sopralluoghi in azienda segue un iter ben preciso. L’azienda in oggetto si accorda con un’agenzia professionale come Net SRL per lo svolgimento del servizio, questa poi manderà sul campo un proprio professionista nell’ambito per effettuare il sopralluogo in modo preciso ed efficiente. Al termine del sopralluogo, il responsabile si occupa di redigere un dettagliato verbale da consegnare alla stessa azienda, di modo che abbia la possibilità di correggere eventuali criticità nella propria struttura.

Il lavoro infatti che compie l’agenzia, nella figura professionale del supervisore, è di aiuto all’azienda, nel fornirgli innanzitutto un quadro generale della situazione e poi gli strumenti per sistemarsi. Infatti molte realtà imprenditoriale italiane, che ricordiamo sono per lo più piccole e medie imprese dal fatturato modesto, ignorano tantissime normative e indicazioni spesso per mancanza di tempo e risorse.

Chi svolge i sopralluoghi e a chi rivolgersi

Abbiamo dunque visto cos’è un sopralluogo, a cosa serve e come viene gestito nella pratica quotidiana. In conclusione vogliamo vedere chi si occupa di questi sopralluoghi in genere e qui torniamo al discorso del tempo e delle risorse. Molte aziende infatti non possono fisicamente permettersi di investire del tempo dei propri dipendenti in queste problematiche, talvolta molto burocratiche e tecniche più che pratiche. Per cui la soluzione migliore è quello di rivolgersi ad un’agenzia per la sicurezza sul lavoro. Queste agenzie sono una delle soluzioni più scelte da tantissime imprese sparse per il territorio, in quanto sono loro a preoccuparsi per te di tutta la parte relativa alla sicurezza sul lavoro e ti tolgono il peso dalle spalle.

Il sopralluogo di cui abbiamo parlato in questo articolo è effettivamente solo una prima parte del lavoro che un’agenzia può compiere. A seguire l’agenzia come Net SRL può fornire tantissimi altri strumenti all’azienda per tutelarsi e proteggersi da tutti i rischi che un lavoratore può correre. Da corsi di formazione, a individuazione di un addetto alla sicurezza interno all’azienda a soluzioni molto pratiche per le eventuali criticità riscontrate in fase di sopralluogo. Ovviamente se necessario le agenzie di questo tipo possono fornire anche solo uno specifico servizio a scelta, come appunto può essere quello del sopralluogo.

Perchè affidarsi ad un agenzia per la sicurezza sul lavoro

La sicurezza sul lavoro, oggi come non mai, sta diventando una tematica spinosa, ma soprattutto rilevante per tutta l’opinione pubblica. Diversi eventi concatenati hanno dimostrato come su questo ambito ancora molte aziende fino allo stesso governo, non si fa abbastanza per tutelare la vita e la sicurezza di chi lavora. Questo ha scatenato di conseguenza una corsa di molte aziende per trovare soluzioni a varie questioni interne e fornire ai propri lavoratori maggiore sicurezza e tutele. In quest’ottica sono nate anche diverse società e agenzie che si occupano specificatamente della sicurezza sul lavoro. Queste agenzie, come ad esempio Net SRL, si impegnano nel fornire alle aziende un supporto pratico e burocratico nel districarsi in questo ambito non sempre semplice da affrontare per un imprenditore. In questo breve articolo andremo a vedere insieme di cosa si occupano queste agenzie nel dettaglio, quali servizi offrono alle aziende e a chi rivolgersi per ottenere servizi di valutazione rischi e RSPP Esterno a Torino.

Quali servizi offre un’agenzia per la sicurezza sul lavoro

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, molti pensano semplicemente a sistemi di protezione come caschi, scarpe, tute, cinture e via discorrendo. Sebbene questi elementi siano sicuramente e senza ombra di dubbio un elemento importante per la tutela della salute dei dipendenti, in quanto proteggono fisicamente il nostro corpo da tante avversità che possono andare a danneggiarlo, questi sono solo una parte minima dell’enorme lavoro che ogni azienda dovrebbe compiere per la tutela dei lavoratori. Questo lo sanno benissimo le agenzie per la sicurezza sul lavoro, team di esperti e professionisti di diversi ambiti che collaborando arrivano a te per fornirti servizi completi. Andiamo dunque a vedere di che tipi di servizi stiamo parlando.

Il primo servizio spesso richiesto da ogni azienda è quello di avere un punto di riferimento, una persona che possa per loro gestire tutta la parte relativa alla sicurezza sul lavoro nella propria azienda. Questo è il ruolo che ricopre un consulente per la sicurezza esterno, una soluzione professionale che sempre più aziende richiedono per la propria attività per diverse ragioni anche per piani di sicurezza generale. La principale è quella di poter sempre confidare nell’aiuto di una persona effettivamente qualificata per fare quel lavoro, dunque nessuno di improvvisato, ma che sa esattamente quello che fa e come va fatto. Inoltre avere un consulente esterno è spesso una scelta più vantaggiosa più economicamente, infatti assumere un dipendente appositamente o ancora delegare il lavoro ad un impiegato già interno ha un costo notevolmente maggiore sia direttamente che indirettamente considerando il tempo perso.

Il consulente è poi la figura che si occupa di tutto quello che segue nella gestione della sicurezza dell’azienda. Dunque questa figura professionale inizierà a controllare il tutto partendo dalle strutture e dai luoghi di lavori, per verificare che siano conformi a quanto previsto dalle normative. Questo è già uno dei momenti più delicati nel lavoro di consulenza, in quanto molto spesso diverse aziende presentano delle problematiche strutturali, per cui il consulente arriverà a fornirti un aiuto. Ti indicherà modi e soluzioni per risolvere in modo quanto più semplice possibile le problematiche in corso nei luoghi di lavoro. In quest’ottica vengono anche valutati i piani antincendio e di evacuazione dell’azienda, che deve fornire al proprio personale non solo una via di uscita rapida e sicura, ma anche una formazione da ripetere ciclicamente.

Il servizio di un’agenzia per la sicurezza sul lavoro, arriva anche qui, ovvero nella formazione dei dipendenti. Infatti una delle parti più importanti risiede proprio qui, dove ci si occupa di istruire i dipendenti sia appunto nei protocolli di evacuazione, ma anche spesso nell’utilizzo degli stessi impianti. Inoltre le agenzie si offrono per fornire formazione sulle varie manovre di primo soccorso, dunque tutte quelle operazioni che si rendono necessarie in caso di infortuni o malori improvvisi.

I servizi poi si moltiplicano e ramificano in vari ambiti, di cui uno è individuabile come quello conclusivo o comunque di vitale importanza. L’agenzia infatti, per ridurre i costi di consulenza per l’azienda che sul lungo periodo possono sicuro essere importanti, si pone come obiettivo quello di formare una persona all’interno dello staff che sappia autonomamente andare poi a gestire il lavoro dell’azienda, e ricorrere sempre meno all’aiuto della agenzia preposta al lavoro.

A chi rivolgersi per servizi di sicurezza sul lavoro

Abbiamo dunque visto quali sono i tipi di servizi sulla sicurezza del lavoro che un’agenzia di questo tipo può offrirti, ma a chi puoi rivolgerci per avere tutto ciò? Net SRL si impegna da anni per fornire questi servizi a tantissime aziende sparse per il territorio, sempre con la massima professionalità ed efficienza. Sono tantissime le aziende che si sono messe in regola grazie all’intervento di Net SRL e che oggi possono vivere più in serenità le giornate lavorative.

Sicurezza in cantiere: i giusti provvedimenti

Il Parlamento, a dicembre, ha convertito in legge il Decreto Fiscale, approvato nel Consiglio dei Ministri il 15 ottobre 2021. Per l’occasione, oltre alle norme in materia fiscale, sono state introdotte novità anche in tema di sicurezza sul lavoro; con diverse modifiche al testo unico 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto per le figure preposte alla sicurezza e alla redazione dei piani generali di sicurezza e di valutazione dei rischi.

Le nuove regole riguardano anche il delicato tema dei cantieri edili. Le nuove norme prevedono obblighi ben precisi per le diverse figure che intervengono nella gestione del cantiere. Tali adempimenti variano in funzione di alcuni aspetti, come l’entità del cantiere (uomini/giorno impiegati) oppure la presenza di rischi particolari. Proprio questi ultimi devono essere accuratamente individuati, valutati e comunicati al committente; infine, vanno adottate le misure più idonee per prevenire incidenti, gestendo tempestivamente le eventuali emergenze, soprattutto negli ambienti lavorativi più critici.

La definizione di cantieri

Secondo il testo unico sulla sicurezza, (articolo 89) si intende come cantiere temporaneo o mobile, qualunque luogo in cui si effettuano lavori edili o di ingegneria civile. L’allegato X del testo unico del 2008, inoltre, fornisce l’elenco dei lavori che ricadono in tale definizione: si tratta di lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione, conservazione, risanamento, ristrutturazione o equipaggiamento.

Non solo, per cantiere si intende anche luogo in cui avvengono la trasformazione, il rinnovamento o lo smantellamento di opere fisse, permanenti o temporanee, in muratura, in cemento armato, in metallo, in legno o in altri materiali. Tale definizione comprende poi le parti strutturali delle linee elettriche e le parti strutturali degli impianti elettrici.

Infine si considerano cantiere anche i luoghi in cui sono realizzate le opere stradali, ferroviarie, idrauliche, marittime, idroelettriche. Per la parte che comporta la realizzazione di lavori edili o di ingegneria civile, sono compresi nel concetto di cantiere anche le opere di bonifica, di sistemazione forestale e di sterro.

Sono lavori di costruzione edile o di ingegneria civile, infine, gli scavi, il montaggio e lo smontaggio di elementi prefabbricati utilizzati per la realizzazione di lavori edili o di ingegneria civile. I soggetti interessati dalla disciplina sulla sicurezza nei cantieri sono il committente; il responsabile dei lavori; il coordinatore per la progettazione (CSP); il coordinatore per l’esecuzione (CSE); l’impresa affidataria; l’impresa esecutrice; il lavoratore autonomo. Ognuno di essi ha precisi obblighi e conseguenti responsabilità amministrative, penali, e civili (cioè di risarcimento del danno).

Ogni cantiere va accuratamente studiato, analizzato e progettato prima della sua organizzazione in termini di area operativa del cantiere, viabilità, infrastrutture ed edifici circostanti, tenendo in considerazione anche eventuali parti esterne già presenti (ad esempio la presenza di linee aeree elettriche adiacenti il cantiere).

Il Coordinatore per la Progettazione (CSP) ha l’obbligo redigere il PSC, cioè il Piano della Sicurezza del Cantiere, con relativa valutazione dei rischi. Dovrà quindi indicare procedure, misure preventive e protettive necessarie ad eliminare o ridurre al minimo i rischi di lavoro. Ai datori di lavoro delle imprese esecutrici, inoltre, è affidato il compito di curare le interazioni con le attività che avvengono all’interno o in prossimità del cantiere.

Le novità legislative

Sul testo unico 81/2008 in tema di sicurezza del lavoro si sono innestate le novità del Decreto legislativo del Governo. Per quanto riguarda il lavoro irregolare, scatterà il provvedimento cautelare della sospensione dell’attività imprenditoriale se sul luogo di lavoro vi sarà il 10% del personale irregolare (era il 20% prima della modifica). Il provvedimento scatterà subito a fronte di gravi violazioni prevenzionistiche, senza aspettare la recidiva.

L’impresa destinataria del provvedimento, inoltre, non potrà avere contratti con la pubblica amministrazione per tutto il periodo di sospensione. Per poter riprendere l’attività produttiva, inoltre, sarà necessario non solo il ripristino delle regolari condizioni di lavoro, ma anche il pagamento di una somma aggiuntiva di importo variabile a seconda del tipo di violazione riscontrato. L’importo si raddoppia se, nei precedenti cinque anni, l’impresa in questione abbia già avuto un provvedimento di sospensione.

In tema di controlli, all’INL – Ispettorato Nazionale del Lavoro – sono estese le competenze negli ambiti della salute e sicurezza del lavoro. Tali competenze erano, prima della modifica, affidate alla ATS/ASL in via quasi esclusiva. Si prevede perciò l’assunzione di 1.024 nuovi ispettori con un investimento in tecnologie di oltre 3,7 milioni di euro nel biennio 2022/2023, in modo da dotare il personale della strumentazione necessaria a svolgere l’attività di vigilanza. Sarà aumentato anche il personale dell’Arma dei Carabinieri dedicato alle attività di vigilanza sull’applicazione delle norme in materia di diritto del lavoro, che salirà a 660 unità nel primo mese del 2022.

La banca dati dell’INAIL per gli infortuni sul lavoro, il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP), sarà finalmente messo a regime permetterà una maggiore condivisione delle informazioni in esso contenute. Anche perché l’INL sarà tenuto redigere una relazione annuale dell’attività svolta in tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro, che sarà poi messa a conoscenza del Parlamento tramite il Ministero del Lavoro.

L’INL dovrà alimentare un’apposita sezione della banca dati, dedicata alle sanzioni applicate nell’ambito dell’attività di vigilanza svolta nei luoghi di lavoro, mentre spetterà all’INAIL rendere disponibili alle ASL/ATS nonché all’INL stesso i dati relativi alle aziende assicurate e agli infortuni denunciati.

Come selezionare un preposto all’interno di un azienda

La sicurezza in ambito lavorativo è ormai una delle tematiche su cui l’opinione pubblica è più particolarmente concentrata in questo periodo. Dopo alcuni sfortunati incidenti avvenuti in varie zone d’Italia, sono tantissime le aziende che vogliono correre ai ripari: sia per tutelare la salute dei propri dipendenti, sia perché si vuole tutelare la propria attività nell’ottica di futuri inasprimenti delle politiche istituzionali nell’ambito.

Per queste ragioni nascono le agenzie per la sicurezza sul lavoro, delle società esterne che vengono in soccorso delle imprese per fornirgli un aiuto professionale e conveniente in questo ambito. Questo è ad esempio il ruolo di Net SRL che da anni si occupa di fornire servizi di individuazione del preposto Torino e in altre zone d’Italia. Se non avete mai sentito parlare del preposto e di quale sia il suo compito, siete nel posto giusto. In questo articolo volgiamo andare proprio a capire chi è il preposto, cosa fa, quali sono i suoi obblighi e in conclusione come si arriva a nominare e selezionare un preposto.

Chi è il preposto Torino

Il decreto legislativo 81/2008 ci da al suo comma 2 una definizione ben precisa di chi sia il preposto. Questo è la persona che sovrintende alle attività lavorative, controlla la corretta esecuzione da parte dei lavoratori e redige un piano generale di sicurezza.

Il preposto dunque è si colloca in un ruolo di importanza maggiore rispetto agli altri dipendenti, come può essere ad esempio un semplice caporeparto, un caposala, un capocantiere e via discorrendo. Il preposto infatti si pone al di sopra di questi, per garantire che il lavoro di tutti si svolga nella più assoluta sicurezza e secondo le normative vigenti.

Qual è il compito del preposto e quali sono gli obblighi del preposto

Capito chi sia il preposto, passiamo subito a vedere quale sia il suo ruolo e come questo si eserciti nella quotidianità pratica. Come detto il preposto è un soggetto posto al di sopra di tutti che ha il compito di attuare tutte le misure necessarie per prevenire qualsiasi problema di sicurezza e proteggere così gli altri lavoratori. Il decreto legislativo precedentemente citato infatti stabilisce in modo inequivocabile tutti gli obblighi e compiti del preposto che adesso andiamo a vedere insieme in modo breve.

Il decreto stabilisce innanzitutto che il preposto debba sovraintendere a tutte le attività lavorative, dunque le sue mansioni devono necessariamente vertere sull’accurato controllo del rispetto delle normative di legge in materia di sicurezza e salute da parte di tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro grado nella gerarchia aziendale. Successivamente viene stabilito che il preposto deve controllare la corretta esecuzione delle varie mansioni e soprattutto vigilare che vengano utilizzati tutti i mezzi e strumenti di protezione personale o collettivi, in tal modo sarà in grado di segnalare in modo tempestivo ed efficiente eventuali inosservanze delle regole.

Ancora il preposto dovrà verificare che tutti i lavoratori abbiamo ricevuto, prima di intraprendere una mansione particolarmente rischiosa, tutte le istruzioni e la formazione necessaria per lo svolgimento del compito assegnato. Successivamente il preposto dovrà richiedere che vengano creati sistemi di sicurezza ed emergenza, che prevedano l’evacuazione in modo corretto e veloce di tutti i dipendenti. Deve poi informare i lavoratori che si espongano in modo consapevole e non a rischi più o meno gravi, oltre che indicare come svolgere in sicurezza il proprio lavoro.

Deve inoltre astenersi dal richiedere a un lavoratore di riprendere la sua attività se sussistono condizioni di sicurezza precarie o rischi troppo gravi per la salute e la vita. Infine il preposto deve essere sempre pronto a segnalare ogni infrazione delle regole al proprio datore di lavoro, sia in merito all’utilizzo dei sistemi di sicurezza sia sulla carenza degli stessi. Per fare tutto questo il preposto deve ovviamente attenersi ad alcuni corsi di formazione appositi.

Come può un preposto segnalare un problema e cosa succede se non lo fa

Il preposto come abbiamo visto è un ruolo di grande responsabilità in un’azienda e come tale deve comportarsi. Le segnalazioni di eventuali problematiche devono sempre essere fatte per iscritto, di modo che rimanga traccia per il preposto delle segnalazioni effettuate al proprio datore.

Come detto queste possono essere dal semplice lavoratore che non utilizza il dispositivo di sicurezza personale adeguato a problematiche più strutturali su tutta l’azienda. Queste segnalazioni sono importanti in quanto il preposto ha delle responsabilità civili e penali. In passato diverse sentenze hanno visto preposti pagare multe fino a duemila euro oppure essere arrestati fino a tre mesi.

Come si sceglie un preposto

In realtà non tutte le aziende sono obbligate a nominare un preposto effettivo. Spesso infatti questo ruolo viene svolto, più o meno consapevolmente, da alte figure della gerarchia come ad esempio lo stesso datore di lavoro che a quel punto diventa a tutti gli effetti un preposto de facto, che poi puoi delegare ad altri.

Come organizzare le risorse per la sicurezza sul lavoro

All’interno di ogni impresa è obbligatorio offrire a tutti i dipendenti strumenti utili alla loro salute e alla loro sicurezza. Per farlo, però, è necessario sviluppare un modello strutturato e pianificare con cura ogni dettaglio per organizzare al meglio le risorse per la sicurezza sul lavoro. Questa pianificazione richiede diversi step che devono essere eseguiti e che riguardano sia la gestione del personale che si occupa prettamente di valutare i rischi sia l’adeguata manutenzione delle strutture che in ogni attività devono garantire sempre il massimo livello di efficacia e sicurezza.

Negli ultimi anni purtroppo si sente spesso parlare di morti sul lavoro, le cosiddette morti bianche; queste sono in gran parte dovute proprio a una scarsa gestione dei sistemi di sicurezza sul lavoro e a una mancanza in termini di valutazione dei rischi. È opportuno considerare che in ogni azienda esiste il rischio sul lavoro, anche in quelle che, in linea del tutto teorica, non dovrebbero presentare pericoli per i dipendenti.

È proprio per questo motivo che sono state introdotte leggi e normative a riguardo che servono proprio a creare piani generali per la sicurezza, per evitare l’insorgere di rischi e garantire il massimo livello di sicurezza in qualsiasi tipo di attività.

Naturalmente alle norme generali si affiancano quelle specifiche per il settore di competenza poiché non tutti i luoghi di lavoro presentano gli stessi rischi. Vediamo come organizzare al meglio tutte le risorse per essere in grado di valutare con attenzione i rischi e poter intervenire in caso di necessità.

Sicurezza sul lavoro: le figure coinvolte

In ogni impresa ci sono diverse figure professionali, ognuna con un compito e una mansione diversa. Quando si parla di sicurezza, però, tutte queste figure sono coinvolte in altro modo; questo vuol dire che, oltre ai compiti consueti, qualunque sia il ruolo all’interno dell’azienda il personale deve essere in grado di sapere come comportarsi non solo in caso di pericolo ma anche in fase di prevenzione dello stesso, applicando tutte le normative e le regole che ogni azienda deve obbligatoriamente dare ai suoi dipendenti.

In termini di sicurezza la figura più importante è sicuramente quella del responsabile di servizio prevenzione e protezione, abbreviato in RSPP. Si tratta di una figura interna all’azienda o delle volte anche di un consulente esterno; l’importante è che non si tratti dello stesso datore di lavoro che, al contrario, non solo deve individuare un adeguato RSPP ma anche interagire con lui nella prevenzione dei rischi per il suo personale. Il primo compito a cui ha chiamato il responsabile di servizio prevenzione e protezione è la valutazione dei rischi. Si tratta di un compito di grande responsabilità dove l’RSPP deve venire affiancato anche da altre figure esperte in termini di sicurezza e di salute. Lo scopo è quello di redigere un apposito documento di valutazione dei rischi da presentare al datore di lavoro e, sulla base di quello, stabilire la corretta strategia e il giusto impiego di risorse per la prevenzione di tutti i rischi sul lavoro. Una volta redatto tale documento il responsabile di servizio prevenzione e protezione dovrà accertarsi insieme al datore di lavoro della corretta attuazione di tutte le misure preventive da parte dei dipendenti.

Sicurezza sul lavoro: quali sono le risorse da impiegare

Stabilite le corrette gerarchie e i giusti ruoli all’interno dell’impresa è bene conoscere quali siano le risorse da impiegare per far sì che l’impresa rispetti tutte le norme sulla sicurezza sul lavoro. Riveste un ruolo fondamentale in questo senso un’adeguata formazione dei dipendenti e di tutto il personale riguardo quelli che sono i rischi legati al tipo di lavoro. La formazione del personale oggi è diventata obbligatoria così come obbligatori sono continui corsi di aggiornamento in tema di sicurezza.

Lo strumento principe a cui affidarsi per una gestione efficiente di tutte le risorse della sicurezza e della salute è il Testo unico per la sicurezza del lavoro, conosciuto anche come D. lg 81/2008. All’interno di questo testo sono riordinate tutte le normative in materia di salute e di sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro. Tale testo è da considerarsi alla pari di un mantra e ogni impresa è obbligata a farlo conoscere ai propri dipendenti; è in esso che vengono elencati i principali step da seguire per impostare un sistema di gestione che possa prevenire e proteggere. Oltre alla già citata valutazione del rischio, infatti, è importante anche saper gestire delle emergenze e attuare continui aggiornamenti e verifiche periodiche su tutte le attrezzature e i sistemi adoperati sul luogo di lavoro.

Nell’ultimo periodo, a seguito della pandemia, abbiamo visto come le risorse impiegate nella sicurezza sul lavoro abbiano dovuto per forza di cose subire modifiche. È proprio per riuscire a gestire i periodi come questo che sapersi organizzare diventa di fondamentale importanza e aver stabilito da subito una gerarchia e una giusta strategia nell’impiego delle risorse può davvero fare la differenza.

Le novità per la formazione sulla sicurezza sul lavoro

Lo scorso 15 dicembre è stato convertito in legge, in via definitiva, dal Parlamento, il Decreto Legge 21 ottobre 2021, n. 146. Si tratta di una serie di norme che riguardano la materia economico fiscale e soprattutto la tutela del lavoro.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, nel silenzio del Parlamento – il Governo aveva posto la fiducia sul decreto legislativo, quindi non si è potuto procedere a modifiche – si deve al Ministero del lavoro l’introduzione di una serie di proposte in tema di modifiche delle figure preposte alla sicurezza dei piani generali di sicurezza e di valutazione dei rischi, di formazione e di vigilanza con l’obiettivo di ridurre il numero di incidenti sul lavoro, tornato ad impennarsi in maniera drammatica dopo i lockdown.

Questa mini-riforma del testo unico per la sicurezza sul lavoro, cioè la modifica parziale del Decreto Legislativo 81/2008, inoltre, prevede che alcuni aspetti siano in vigore con la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale, mentre per altri, legati alla formazione, bisognerà aspettare a fine giugno 2022 data entro la quale dovrà esservi il nuovo accordo Stato-Regioni sul tema.

Gli aspetti fondamentali del nuovo testo legislativo

Per quanto riguarda la vigilanza e la prevenzione, le nuove norme introdotte riguardano il contrasto agli infortuni sul lavoro e la formazione obbligatoria anche dei datori di lavoro. Inoltre, il completamento della riforma dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro estende a quest’ultimo le funzioni di vigilanza su tutta la materia di salute e sicurezza; in precedenza era di competenza quasi esclusiva di ATS/ASL. Gli ispettori del lavoro in Italia sono pochi, per cui bisognerà che le ATS/ASL si coordinino con l’INL.

Verrà messo in funzione il SINP (Sistema Informativo Nazionale della Prevenzione) previsto fin dal 2008 ma mai attuato. L’INL, inoltre, sarà tenuto a presentare al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione analitica sull’attività svolta per la prevenzione e il contrasto del lavoro irregolare, da trasmettere al Parlamento. Dati che arriveranno si spera grazie al reale coordinamento con le ATS/ASL, le quali conservano comunque il potere di sospendere le attività lavorative in caso di infortunio, ma solo in collaborazione con l’INL stesso.

La novità più importante riguarda l’obbligo di formazione anche per il datore di lavoro, non solo dei dipendenti. Il datore di lavoro, inoltre, deve individuare del personale – una o più figure – che effettui attività di vigilanza.

In particolare questo incaricato deve sovrintendere sulla osservanza dei loro obblighi di legge e delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza, affinché siano rispettate dai lavoratori; questo vale anche per l’utilizzo dei dispositivi di protezione collettivi e di quelli di protezione individuale. Questi dispositivi devono essere messi a disposizione dalla ditta.

Controllo e verifica

Ovviamente, il personale preposto a tale incarico non deve solo vigilare sull’attuazione del piano di sicurezza, ma intervenire in caso di non conformità comportamentali alle disposizioni impartite dal datore di lavoro. Deve assicurarsi che le norme vegano rispettate, fino ad arrivare alla eventuale sospensione dell’attività al fine di ripristinare la situazione di sicurezza richiesta.

Si parla anche dei contratti di appalto, d’opera o di somministrazione. In questo caso la nuova legge prevede che gli appaltatori, ma anche i subappaltatori indichino chi sia il preposto all’osservazione del rispetto delle regole di sicurezza dei lavoratori. Infine, ci sono indicazioni rispetto alla durata dei corsi di formazione per i datori, e anche i contenuti che devono essere trattati in tema di valutazione del rischio; tutti particolari rimandati al prossimo 30 giugno 2022, quando ci sarà un nuovo Accordo Stato-Regioni.

Col nuovo accordo bisognerà anche individuare le modalità della verifica finale di apprendimento obbligatoria. Fino a oggi, la verifica consistente in un semplice questionario redatto alla fine del corso.

Per il futuro, invece, si vuole essere certi che la formazione sarà continua e aggiornata. Per questo ci sarà anche una verifica negli anni successivi al corso, direttamente in azienda. Il datore di lavoro, i dirigenti e i preposti, inoltre, dovranno ricevere un’adeguata e specifica formazione; l’aggiornamento periodico non sarà più su base quinquennale ma avverrà ogni due anni, in relazione ai propri compiti in materia di salute e sicurezza del lavoro.

Sarà l’accordo Stato-Regione a chiarire se la formazione base e l’aggiornamento formativo si debbano svolgere in presenza, escludendo la formazione in modalità e-Learning. La formazione, dunque, è e resta uno dei pilastri della prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, se fatta in maniera professionale e con efficacia, a distanza oppure in presenza. Certamente il valore della formazione in presenza è indiscutibile, ma l’evoluzione dell’e-learning non va comunque ignorata e potrebbe essere per determinati aspetti comunque un supporto valido.

Super Green Pass: le nuove normative

Da quando sono stati introdotti in maniera molto rapida i vaccini anti COVID siamo ormai abituati a un continuo cambiamento delle normative riguardanti il Green Pass di cui Net SRL è sempre al corrente. Da poco, inoltre, è stata introdotta la nuova formula del Super Green Pass, ottenibile soltanto da chi ha completato il ciclo vaccinale e non da chi, invece, ha effettuato un tampone rapido.

Il numero di contagi sempre maggiore e la paura per le nuove varianti ha costretto il governo a rivedere i propri piani e a introdurre delle misure diverse per salvaguardare la salute di tutti. Già da qualche settimana è possibile salire sui mezzi pubblici solo con il super green pass e, chiaramente, indossando la mascherina FFP2 ma ci sono ancora due date che segnano un’importante svolta e che obbligheranno gran parte dei cittadini a dotarsi del Super Green Pass se vorranno continuare ad usufruire di alcuni dei servizi ai quali generalmente si accedeva senza l’obbligo di presentazione.

Le date in questione sono il 20 gennaio e il 1 Febbraio; a partire da questi due giorni, infatti, alcune cose cambieranno. In pratica si aggiungeranno altri luoghi nei quali si potrà accedere soltanto esibendo il Super Green Pass. Questi si andranno ad aggiungere all’elenco di quelli che già prevedono l’obbligo di presentazione di questo documento e che nello specifico sono:

  • alberghi e strutture ricettive;
  • feste in seguito a cerimonie civili o religiose;
  • sagre e fiere;
  • centri congressi;
  • servizi di ristorazione all’aperto;
  • impianti di risalita con finalità turistico-commerciale, anche se ubicati in comprensori sciistici;
  • piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto;
  • centri culturali, centri sociali e ricreativi per le attività all’aperto;
  • mezzi di trasporto, compreso tutto il trasporto pubblico locale o regionale.

Questo elenco era stato stilato il 10 gennaio e doveva servire a rafforzare le misure di sicurezza generale ma, data la situazione, sono previste restrizioni ancora maggiori per evitare che il paese possa tornare nella temibile situazione di dover nuovamente “chiudere i battenti”, con un nuovo rischio di crollo economico delle imprese. Vediamo nello specifico quali saranno le novità

Cosa cambia dal 20 gennaio

A partire dal 20 gennaio all’elenco delle attività dove già era presente l’obbligo di Green Pass si andranno ad aggiungere quelle del servizio alla persona. Più precisamente parliamo delle attività commerciali che si occupano della cura estetica del cittadino. Bisognerà esibire il Green Pass anche per:

servizi alla persona: parrucchieri, barbieri, estetisti, tatuatori, manicure, tintorie, onoranze funebri;

colloqui con detenuti e internati: istituti penitenziari per adulti e minori.

Stiamo comunque parlando del Green pass di base, ossia quello ottenibile anche tramite un tampone. Questo vuol dire che, per fare un esempio, prima di andare dal barbiere bisognerà recarsi in farmacia, fare un tampone rapido e ottenere il Green pass per potersi tagliare i capelli.

Può sembrare sicuramente una misura molto restrittiva ma è utile per tenere sotto controllo il numero dei casi che ultimamente sta aumentando e in particolare il numero di ricoveri, soprattutto tra i non vaccinati, che rischia di portare il sistema sanitario alle strette. Ci sarà, poi, un altro provvedimento importante nella data del 1° febbraio al quale bisognerà prestare molta attenzione.

Cosa cambia dal 1 Febbraio

Quella del 1 febbraio è una data di fondamentale importanza poiché a partire dall’inizio di questo mese il Green pass sarà obbligatorio anche per entrare in alcuni negozi, in particolare quelli non ritenuti come fruitori di servizi “necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primari della persona”.

Non sarà, quindi, obbligatorio esibire il Green pass per andare ad esempio a fare la spesa, andare in farmacia o in para farmacia ma c’è ancora un po’ di confusione per quello che riguarda le altre attività commerciali. Il caso che ha fatto più discutere è quello dei tabaccai; il governo ancora non si è espresso a riguardo e non sappiamo se anche per entrare in questi esercizi commerciali (che durante il lockdown erano rimasti aperti) sarà necessario esibire la certificazione.

Tali chiarimenti verranno espressi entro il 23 gennaio, tuttavia, sono molte le polemiche che sono nate e continuano a nascere in seguito all’annuncio di questi cambiamenti. Non a caso molti degli esercizi commerciali che a partire dal 1 febbraio dovranno chiedere ai propri clienti di esibire il Green pass erano rimasti aperti durante la primissima quarantena partita nel ,marzo del 2020 ed è per questo che, in particolare chi sta avendo delle difficolta nell’ottenere il Green pass, ha storto il naso per questo tipo di decisione.

Sembra però che ci sia la possibilità di un’apertura da parte del governo che potrebbe introdurre un periodo provvisorio di pochi giorni nel quale sperimentare se questo provvedimento possa essere valido o meno. La sensazione è che si vada sempre di più verso un obbligo vaccinale che, allo stato attuale delle cose, potrebbe davvero rappresentare l’unico sistema per sconfiggere definitivamente la pandemia e far tornare il paese a respirare.

I migliori corsi di formazione: ecco a chi rivolgersi

Stai cercando i migliori corsi di formazione sulla sicurezza sul lavoro da proporre ai tuoi dipendenti, ma non sai quali scegliere? Sono numerosi gli enti, sia pubblici sia privati, che offrono corsi di questo tipo, finalizzati all’acquisizione di competenze fondamentali per lavorare in sicurezza.

Tra i migliori troviamo quelli offerti dall’agenzia torinese Net srl, la quale si occupa a 360 gradi di sicurezza in ambito aziendale. In base al decreto legge 81/08, tutti i lavoratori devono seguire corsi sulla sicurezza sul lavoro. Questo permetterà loro di affrontare eventuali situazioni critiche o emergenziali, oltre a consentirgli di conoscere tutti i rischi legati al tipo di lavoro che sono chiamati a svolgere. Alcuni di questi corsi devono essere offerti dal datore di lavoro e i costi non devono mai essere a carico dei lavoratori. Altri possono invece essere scelti liberamente dal lavoratore, nel caso in cui ritenesse opportuno acquisire nuove competenze. Ma quali sono i principali corsi di formazione relativi alla sicurezza aziendale? Quanto durano, come sono articolati e a chi sono rivolti? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Corsi di formazione sulla sicurezza aziendale: ecco quali scegliere

I corsi di formazione aziendale permettono ai lavoratori di acquisire le competenze necessarie per ridurre gli incidenti sul lavoro.
Molti forniscono le informazioni necessarie per utilizzare correttamente attrezzature e macchinari, oltre alle informazioni basilari circa l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza più idonei. Tra i corsi di formazione di questo tipo, nei quali riveste grande importanza la parte pratica, rientrano i seguenti:

  • carrello elevatore
  • PLE
  • lavori in quota
  • macchine in movimento
  • lavori stradali

Vi sono poi altri tipi di corsi, prevalentemente teorici, finalizzati all’acquisizione di altri tipi di competenze, soprattutto normative, gestionali e di controllo.

Tra i corsi di questo tipo, uno dei più richiesti è il corso RLS Torino, destinato alla formazione dei Rappresentati dei Lavoratori per la sicurezza, figura istituita dal decreto legge 81/08. L’RLS. Oltre ad assicurarsi che l’ambiente lavorativo sia salubre, deve provvedere all’individuazione di eventuali situazioni di pericolo e allo studio di soluzioni per la prevenzione degli incidenti.

Il corso RLS Torino, della durata di 32 ore, permette ai rappresentanti eletti di acquisire le competenze necessarie per svolgere l’incarico in modo ottimale, fornendo loro informazioni circa i rischi relativi all’ambito nel quale operano, le migliori metodologie di prevenzione e controllo, e le normative sulla sicurezza e la salute sul lavoro. Sono inoltre previsti corsi di aggiornamento annuali, resi obbligatori per legge, i quali devono avere una durata di 4 ore, per i rappresentati che lavorano in aziende con un numero di lavoratori compreso tra i 15 e i 50, o di 8 ore, per gli RLS impiegati in aziende con più di 50 lavoratori.

Molto richiesto anche il corso HACCP, indispensabile per chi lavora a contatto con gli alimenti. Tra i corsi più richiesti troviamo anche il corso primo soccorso, finalizzato a fornire tutte le competenze necessarie per intervenire tempestivamente in caso di incidenti sul lavoro. Questi corsi sono rivolti nello specifico ai lavoratori scelti quali addetti al primo soccorso in ambito aziendale e che dovranno dunque essere in grado di chiamare i soccorsi e, in attesa di questi, di mettere in pratica le procedure necessarie per aiutare la persona infortunata. Il corso di primo soccorso non fornisce solo nozioni teoriche, ma prevede anche una parte pratica che consente ai partecipanti di mettere in atto quanto appreso.

Corsi di formazione per la sicurezza sul lavoro: a chi rivolgersi

Come abbiamo accennato nell’introduzione, i corsi per la sicurezza aziendale vengono offerti da enti sia pubblici sia privati. L’Accordo Stato Regioni del 7 luglio 2016 individua tra gli enti preposti alla somministrazione di questi corsi:

  • gli Enti di formazione accreditati
  • le Università, le scuole di dottorato e le istituzioni scolastiche
  • l’INAIL
  • gli ordini e i collegi professionali

Una delle aziende più affidabili con ben 25 anni di esperienza nell’ambito della sicurezza aziendale è la Net srl di Torino, la quale offre un pacchetto completo di corsi in grado di soddisfare ogni tipo di richiesta o esigenza.

Prima di scegliere l’ente presso il quale seguire un corso, è fondamentale assicurarsi che rispetti alcuni requisiti fondamentali. In primo luogo, deve trattarsi di una realtà accreditata e deve rilasciare un attestato valido e legalmente riconosciuto. In secondo luogo, il corso deve essere svolto da docenti competenti, in possesso, laddove richiesto, dei requisiti previsti dal decreto del 6 marzo 2013 emanato dal Ministero della Salute e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. È inoltre fondamentale valutare attentamente i contenuti del corso, le modalità di frequenza ed erogazione e gli orari di frequenza. Per quanto riguarda i corsi che permettono di acquisire competenze di tipo manuale, è inoltre fondamentale assicurarsi che alla parte teorica sia sempre affiancata una parte pratica.

 

Medici e infermieri: tutte le precauzioni per non contrarre il Covid

In questo lungo periodo di pandemia da covid-19, tra i soggetti più a rischio di contrarre il virus vi è indubbiamente il personale sanitario composto da medici e infermieri. Queste professioni portano infatti a dover stare in contatto con persone ammalate di covid per provvedere alla loro cura e di conseguenza a un pericolo maggiore di poter essere infettati. Per la protezione di medici e infermieri in prima linea contro il covid, sono state dunque verbalizzate molteplici precauzioni per evitare il contagio e permettere a queste persone di poter svolgere il proprio lavoro in sicurezza.

Protocollo per la sicurezza dei lavoratori della sanità contro il covid

All’inizio della pandemia, e per essere maggiormente precisi il 24 marzo 2020, è stato sancito il Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della sanità, dei servizi socioassistenziali e sociosanitari, al fine di affrontare al meglio la pandemia in corso e garantire la sicurezza di chi si presta ad essere in primo piano nella cura e nella battaglia contro il covid. Questo Protocollo è dunque un elemento essenziale che cerca di garantire a tutto il personale dei servizi sanitari e socioassistenziali gli adeguati e fondamentali livelli di protezione. Secondo le direttive espresse, il datore di lavoro deve necessariamente valutare il rischio di esposizione al contagio da Covid-19 del proprio personale sanitario, ancor meglio se affidandosi a specialisti di Sicurezza e Medicina del lavoro in grado di analizzare appropriatamente la situazione e procedere a una corretta stesura del documento di Valutazioni Rischio Torino.

Queste valutazioni sono fondamentali al fine di garantire al personale appropriati dispositivi di protezione individuale (spesso abbreviati in DPI), tali da offrire un livello di protezione ai lavoratori ancor maggiore rispetto a quello ritenuto normalmente adeguato dagli organismi tecnico-scientifici. Il Protocollo prevede inoltre che il personale medico e paramedico debba essere sottoposto periodicamente ai test per riscontrare l’eventuale contagio da Covid-19, tramite dunque i classici tamponi attualmente molto utilizzati proprio per monitorare tutti i casi di positività al virus e cercare di controllare l’andamento dei contagi. Infine, deve obbligatoriamente essere garantita la costante sanificazione dei luoghi di lavoro tramite procedimenti e mezzi di sanificazione appositi.

Il Protocollo, con queste precise prescrizioni, indica la necessità di definire una procedura omogenea su tutto il territorio nazionale, poiché per un maggior controllo della protezione e della prevenzione generale, è bene che vengano stabiliti Piani Generali di Sicurezza sanitaria uguali per tutti i lavoratori, e in modo particolare quelli che attualmente si trovano a dover affrontare un contatto giornaliero con pazienti positivi al Covid-19. Un’ulteriore decisione, ancora molto discussa, è l’obbligo di vaccinazione per tutto il personale sanitario, comprese anche le eventuali dosi di richiamo del vaccino stesso, le quali rappresentano requisito essenziale per l’iscrizione all’Albo professionale e il conseguente esercizio ti tale professione. In caso di mancato adempimento all’obbligo vaccinale, vi è l’immediata sospensione dal lavoro da parte degli Ordini Professionali di riferimento e la conseguente interruzione della retribuzione; inoltre tale sospensione comporta anche l’annotazione nell’Albo professionale.

DPI per medici e infermieri

Come già affermato, un’arma essenziale per la prevenzione del covid-19 da parte del personale sanitario sono i dispositivi di protezione individuale (DPI). Le attuali normative indicano come dispositivi di protezione individuale tutte le attrezzature destinate a essere indossate dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro rischi suscettibili di sfidarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni accessorio destinato appunto a tale scopo. Per quanto riguarda dunque medici e infermieri in prima linea contro il covid sono molteplici i DPI necessari e indicati dalla normative stesse.

Tra questi vi sono guanti monouso da cambiare obbligatoriamente con costanza e cestinare in maniera corretta, per ridurre la trasmissione dei microrganismi potenzialmente patogeni presenti sulle mani del personale e allo stesso tempo ridurre il rischio che gli operatori sanitari possano contagiarsi dai pazienti. All’uso dei guanti va ad ogni modo affiancato il lavaggio frequente delle mani con prodotti appositi, prima e dopo aver indossato i guanti. Inoltre sono essenziali camici di protezione adeguatamente indossati, in particolare quelli chirurgici, monouso e idrorepellenti, realizzati in tessuto non tessuto, dotati di allacciatura posteriore, maniche lunghe con polsino e di lunghezza almeno al di sotto del ginocchio. Questi camici non devono essere utilizzati fuori dalle aree di esposizione, e allo stesso tempo deve essere assolutamente evitato il loro utilizzo dopo precedenti esposizioni.

Essenziali sono anche occhiali e scudi facciali, i quali devono necessariamente essere in materiale antiappannante, con possibilità di regolazione delle stanghette e devono obbligatoriamente garantire protezione specifica da liquidi in gocce e spruzzi anche lateralmente. Infine, non possono assolutamente mancare le mascherine, da quelle chirurgiche normalmente utilizzate da tutta la popolazione, alle mascherine denominate respiratori facciali filtranti per difendersi da microrganismi e particelle in sospensione nell’aria di piccole dimensioni e dunque dalla trasmissione stessa del virus covid-19. Tutti questi dispositivi sono fondamentali ed è necessario porre molta attenzione nel fare di essi un uso corretto.

Green Pass: le sanzioni per chi risiede in ufficio senza

Ormai da qualche mese abbiamo iniziato a fare la nostra stretta conoscenza con il Green Pass. Fino a poco tempo fa nessuno di noi sapeva cosa fosse questo certificato e ora la gran parte della popolazione italiana ce l’ha e soprattutto lo utilizza tutti i giorni senza problemi. Il Green Pass è un particolare certificato che viene rilasciato tipicamente in tre casi: a seguito della prima dose del vaccino, a seguito della seconda dose e infine in caso di tampone. In ognuno di questi casi il Green Pass ha una durata differente, infine nel caso delle due dosi del vaccino si può parlare anche di Super Green Pass.

Aldilà di queste differenze, il certificato è divenuto obbligatorio in diversi contesti dai locali, ai ristoranti, bar, cinema e perfino sul posto di lavoro. Proprio su questo punto vogliamo concentrarci oggi, in quanto è sicuramente uno di quelli più ostici e controversi. I datori infatti dovrebbero controllare i certificati di tutti i dipendenti o eventualmente fare controlli a campione, un lavoro extra in aziende spesso oberate di compiti in cui anche un minimo extra richiede elevati sforzi.

Questo porta molte aziende, soprattutto le meno attente a questi che possono sembrare erroneamente piccoli dettagli, ad esporsi a possibili sanzioni e multe da parte delle autorità competenti. In questo breve articolo noi di netsrl.net vogliamo proprio approfondire questo aspetto della nostra vita lavorativa e capire quali sono innanzitutto le sanzioni previste per il lavoratore sprovvisto di Green Pass, successivamente quali sono quelle per il datore di lavoro che non effettua i dovuti controlli non osservando i piani generali di sicurezza.

Green Pass: sanzioni per il lavoratore sprovvisto

Iniziamo dunque ad analizzare cosa può accadere a chi acceda all’ambito lavorativo pur consapevole di essere sprovvisto di Green Pass, magari per via di un controllo mancato, per negligenza del datore o altro ancora. In questi casi il lavoratore, indipendentemente che sia pubblico o privato, è considerato secondo le direttive un assente ingiustificato, dunque senza alcun diretto allo stipendio. Questo fino a quando il dipendente non presenterà al proprio datore il Green Pass previsto per poter lavorare in azienda.

Nel caso l’azienda in oggetto abbia meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata o senza valido motivo della persona, il datore potrà procedere alla sospensione del lavoratore fino a dieci giorni. Questo atto può essere rinnovato un’altra volta, dunque per altri dieci giorni massimi, passati anche questi il datore di lavoro dovrà notificare il tutto alla Prefettura che procederà con la sanzione di tipo amministrativo. Il prefetto potrà a questo punto applicare una sanzione amministrativa variabile tra i 600 e 1500 euro. Infine potrebbero applicarsi ulteriori sanzioni disciplinari legate ai contratti collettivi, nel caso il lavoratore rientri in uno di questi.

Green Pass: sanzioni per il datore che non controlla

Abbiamo dunque visto in precedenza che la vita di un lavoratore che decide in autonomia di non presentare il proprio Green Pass può essere sicuramente molto dura, sino al punto di rischiare decisamente il proprio posto e sicuramente il proprio stipendio. Per quanto riguarda i datori sicuramente le cose non vanno per il meglio. Innanzitutto il datore di lavoro, stando alle normative e linee guida diffuse ed emanate da parte del governo, deve organizzare secondo le proprie modalità dei controlli del Green Pass. Uno dei modi per accelerare il processo, evitando lunghe attese e perdite di tempo, è quello della verifica a campione.

Questa deve essere effettuata solo sua una parte del proprio organico, ma che non sia mai inferiore al 20% del totale. Se abbiamo ad esempio 100 dipendenti, dovremo fare un controllo a campione almeno a 21 impiegati per essere tranquilli. Ma aldilà degli specifici obblighi cosa rischia un datore di lavoro che sceglie di non effettuare i dovuti controlli o magari li effettua in modo totalmente improprio rispetto a quando indicato dagli organi competenti? Partiamo dal presupposto che tutte le aziende, indipendentemente dal fatturato o dalla grandezza possono ricevere nel loro percorso un controllo da parte degli organi competenti.

In questo sono chiamati a vigilare i cosiddetti ispettori del lavoro e talvolta anche le aziende sanitarie locali di cui possono avvalersi i prefetti per intensificare i controlli sulla zona. Se durante un controllo un’azienda venisse scoperta sprovvista di forme di controllo efficaci e conformi a quanto previsto dalle normative, allora scatterebbero in modo immediato le sanzioni amministrative imposte dalla prefettura. Anche in questo caso le sanzioni non sono sicuramente da poco, il datore di lavoro infatti rischia di dover pagare una multa molto salata che oscilla tra i 400 e 1000 euro. Come puoi vedere la sanzione è leggermente inferiore rispetto a quella prevista per il lavoratore, in quanto si tende ad affibbiare più importanza alla responsabilità personale e individuale del singolo dipendente rispetto all’azienda in generale.