Perchè si dovrebbe insegnare la sicurezza sul lavoro nelle scuole

Gli infortuni sul lavoro sono una piaga che ha dei costi altissimi per la società e lo Stato. Non solo dal punto di vista umano, ma anche economico. Spesso un infortunio sul lavoro significa, oltre che rovinare la salute di un essere umano e la sua capacità di generare reddito, anche spese mediche a carico dello Stato, fermo della produzione, immagine negativa per l’azienda. Ecco perché la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino è soprattutto prevenzione. E prevedere i rischi per evitare i guai è proprio il senso dei Piani Generali di Sicurezza (PSG) che i datori di lavoro sono obbligati a formulare, naturalmente con l’assistenza di esperti di Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino.

Ma ciò non basta, se i lavoratori non ricevono un’adeguata formazione alla sicurezza. Anche questo è un obbligo dei datori di lavoro. Sappiamo, tuttavia, quanto sia faticoso insegnare ad un adulto, perché le persone di una certa età e con già una discreta esperienza nel mondo del lavoro hanno ormai acquisito delle certezze e delle abitudini, che le inducono, dinnanzi a un rischio lavorativo, a dare sempre la stessa risposta, col risultato di adottare, in molti casi, comportamenti sbagliati.

Già questo motivo sarebbe sufficiente per indurre a pensare che la sicurezza sul lavoro vada data anche ai bambini e ai giovani, in età scolastica, che tali certezze non le hanno e impostare un cambiamento di mentalità, che porti a considerare la sicurezza sul lavoro non più un fastidio, ma una parte importante della propria cultura del lavoro. Ma esiste la possibilità che la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino venga insegnata anche nelle scuole? Come vedremo in questo articolo, la risposta alla domanda è affermativa.

Salute e sicurezza sul lavoro a scuola

L’articolo 11 comma 1, lettera c) del testo unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori e dei luoghi di lavoro, cioè il Decreto Legislativo 81/08 prevede il “finanziamento delle attività degli istituti scolastici, universitari e di formazione professionale finalizzata all’inserimento in ogni attività scolastica ed universitaria, nelle istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica e nei percorsi di istruzione e formazione professionale di specifici percorsi formativi interdisciplinari alle diverse materie scolastiche volti a favorire la conoscenza delle tematiche della salute e della sicurezza nel rispetto delle autonomie didattiche”.

In sostanza, la sicurezza sul lavoro può entrare nelle scuole di ogni ordine e grado. Ed in effetti, nella formazione professionale vi sono espressamente ore dedicate alla sicurezza. Questo argomento è importante, anche perché con l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro, cioè un periodo di tempo nel quale lo studente, a partire dai 16 anni, può formarsi in un’azienda pur rimanendo nel percorso scolastico rende ancora più urgente introdurre questa materia nelle scuole fin dall’istruzione elementare. Non dimentichiamoci che secondo le statistiche di Eurostat, sempre più giovani sono a rischio incidenti sul lavoro.

Non è solo questione di formazione per il futuro ma anche di un presente stringente e per certi versi drammatico. All’interno degli edifici scolastici, infatti, secondo dati dell’Inail, la media annua di infortuni durante le ore di lezione è di circa 89.000 alunni. Non solo, ma le statistiche ci dicono anche che i lavoratori più giovani sono quelli più soggetti a infortuni sul luogo di lavoro rispetto ai colleghi più anziani e con maggiore esperienza, anche di corsi di sicurezza e di aggiornamento sulla sicurezza. I fattori che contribuiscono a questo primato sono diversi.

La minore conoscenza dell’ambiente di lavoro e dei rischi correlati ad esso, nonché la minore esperienza nello svolgimento dell’attività lavorativa e nell’utilizzo delle attrezzature e dei macchinari che richiedono specifiche competenze, svolgimento di lavori fisicamente più pesanti e così via.

Salute e sicurezza sul lavoro a scuola: qualche proposta

Conosciamo il problema e sappiamo che è necessario introdurre nelle scuole o potenziare corsi e momenti dedicati alla sicurezza sul lavoro. Resta da capire come trasmettere alle giovani generazioni le tematiche relative alla Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino. Un approccio efficace per ogni materia, ma a maggior ragione per quanto riguarda la sicurezza, è quello che garantisce una partecipazione attiva sia degli studenti sia degli insegnanti, coinvolgendo indirettamente anche i genitori.

A questo proposito, gli esperti di Net Srl per  Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino sottolineano come si potrebbero ottenere risultati soddisfacenti con un insegnamento basato su casi di vita reale, con esempi vicini alla vita quotidiana degli studenti, coinvolgendoli, ad esempio, nella gestione della sicurezza del proprio Istituto. Esistono strumenti didattici innovativi, a tal proposito, che possono essere sfruttati anche in questo ambito, come i quiz online, le varie App didattiche e così via.

Indubbiamente un serio incentivo per gli studenti sarebbe l’inserimento della materia tra quelle riportate nella pagella, con tanto di valutazione legata anche all’acquisizione dei crediti formativi previsti dal periodo di alternanza scuola lavoro. Una parte fondamentale, infine, riguarda gli insegnanti cui va data un’adeguata preparazione a trasmettere la materia. Come lavoratori, infatti, sono tenuti a seguire corsi di aggiornamento sulla sicurezza e dunque sono direttamente coinvolti nella tematica: dovrebbero essere formati anche a trasmettere i contenuti relativi alla sicurezza anche ai loro alunni.

Cosa fa un RSPP Esterno a Torino

La salute e la sicurezza dei lavoratori non sono solo argomento di dibattito, ma riguardano dei veri e propri obblighi in capo ai datori di lavoro da parte della legislazione italiana, vale a dire il Testo Unico (T.U.) sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro, Decreto Legislativo. 81/08. In particolare, il sistema di norme che tutelano chi accede ai luoghi di lavoro prevede un sistema di analisi e valutazione dei rischi e di conseguenti azioni di prevenzione, definendo ruoli e responsabilità in maniera precisa all’interno dell’organigramma e aziendale. Ci occuperemo di una delle figure più importanti in questo senso, cioè il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (in sigla RSPP), cercando di capire cosa fa e se è possibile nell’ambito di una consulenza esterna.

RSPP Esterno a Torino chi è?

Il ruolo di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) è previsto per chi gestisce il sistema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro all’interno dell’organigramma aziendale. Questa funzione e la nomina del relativo responsabile, è uno degli obblighi non delegabili del Datore di Lavoro. Il RSPP Esterno a Torino, infatti, è il principale referente per quanto riguarda tutte le decisioni di sicurezza sul lavoro. La nomina del responsabile della sicurezza può riguardare anche un consulente esterno all’azienda, purché sia qualificato, e solo nel caso in cui non vi siano in organico dipendenti e/o collaboratori in possesso dei requisiti obbligatori per questo delicato ruolo.

Il Datore di Lavoro (DDL) e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza(RLS) devono interagire: la nomina, infatti, avviene dopo aver sentito il parere dell’RLS, il quale poi dovrà interagire con l’RSPP. La presenza di un RSPP è obbligatoria in ogni azienda con almeno un dipendente.

Una volta scelto l’RSSP, il datore di lavoro mantiene ancora degli obblighi agli occhi della legge: la supervisione dell’operato dell’RSSP; la corretta valutazione dei rischi; le misure adottate per prevenirli.

RSPP esterno e interno: che differenze ci sono?

Il RSPP interno non necessariamente è un dipendente. Il D.Lgs. 81/08, infatti, afferma che “il RSPP deve essere una persona esperta e in possesso di capacità e requisiti specifici per la salvaguardia e il mantenimento della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro che gestisce”. Per essere considerato interno deve assicurare presenza adeguata in azienda per lo svolgimento delle attività di responsabilità che lo riguardano, e conoscere adeguatamente l’impresa. All’interno di realtà medio piccole come quelle italiane, risulta molto difficile trovare professionalità del genere. Così il testo unico per la sicurezza e la salute dei lavoratori, prevede la possibilità di nominare una figura esterna, che sia esperta, cioè competente, affidabile e disponibile ad assumersi l’incarico di consulente RSPP Esterno a Torino.

L’articolo 32 del già citato D. Lgs. 81 del 2008 definisce i requisiti che devono essere valutati dal datore di lavoro nella scelta dell’RSPP: egli deve avere un’adeguata conoscenza dell’effettiva natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro legati anche alle attività lavorative concretamente svolte. Ciò per dare una adeguata valutazione dei rischi. Perciò l’RSPP deve avere un titolo di studio non inferiore al diploma di scuola secondaria; un attestato di frequenza che dimostri la partecipazione a corsi di formazione sulla sicurezza sul lavoro aggiornati ogni cinque anni secondo la norma vigente.

Il RSPP Esterno a Torino risponde direttamente al Datore di Lavoro. Come esperto di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, deve supportare il datore di lavoro a definire in modo corretto il sistema di gestione della sicurezza aziendale, adattandolo alle esigenze specifiche di ogni caso aziendale. E’ molto importante capire il funzionamento dell’impresa per individuare i possibili rischi e mettere in campo le necessarie misure di sicurezza, dotando i lavoratori dei corretti dispositivi di protezione individuali, nonché il luogo di lavoro dei dispositivi di protezione collettivi. L’incarico di RSPP esterno, infine, può essere occupato solo dopo aver frequentato un corso di formazione della durata di oltre cento ore.

Quando si sceglie un consulente esterno, dunque, la maggiore esperienza maturata in vari settori è importante per poter garantire un’effettiva qualità all’incarico. E’ necessario perciò affidarsi a chi può avere questa esperienza in concreto, dato che la responsabilità del datore di lavoro è di scegliere una persona affidabile, che ha un ruolo di responsabilità non indifferente in azienda. Occorre quindi pensare a professionisti qualificati come net srl che ha supportato numerose aziende italiane nell’adeguamento al rispetto della normativa del testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Una società di consulenza, con la propria attività, permette un effettivo miglioramento degli ambienti in cui si svolgono le attività dei lavoratori. Ed un datore di lavoro che fa la scelta giusta, garantisce il rispetto della salute e sicurezza non solo dei propri dipendenti e collaboratori, ma anche di fornitori, partner e di chiunque per un motivo o per l’altro accede ai locali aziendali

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Aggiornamento covid: come sono cambiate le cose dopo il 1° maggio

La salute e la sicurezza sul lavoro sono importantissimi e sono obblighi specifici e precisi per il datore di lavoro. Come sappiamo, ogni datore deve avere Piani Generali di Sicurezza (PSG) spesso affidati a consulenti, nei quali devono essere rispettati gli obblighi di legge ma anche previste tutte le azioni per evitare il verificarsi di danni alla salute dei lavoratori. La pandemia da Covid ha rimesso in discussione, introducendo regole nuove, come l’obbligo di mascherina e distanziamento, di sanificazione dei luoghi di lavoro, di Green pass per poter accedere al luogo di lavoro. Dall’1 maggio, con l’allentarsi dell’emergenza e un graduale ritorno alla normalità, le regole sono cambiate di nuovo diventando meno restrittive. Con questo articolo cercheremo di fare il punto della situazione.

Addio Greenpass

Cominciamo dall’obbligo di possedere il certificato verde a seguito di tampone negativo o di vaccinazione o di guarigione, importante disposizione relativa alla Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino. Non cessa di esistere, ma non sarà più richiesto per chi si reca nel luogo di lavoro. Non solo, ma dall’1 maggio, per accedere a tutti quei luoghi dove il Greenpass è stato obbligatorio, nella sua versione “base” o “rafforzata”, ne cessa l’uso anche per i clienti e i fornitori. Dunque le imprese potranno ricevere le persone e fare affari senza più dover prima verificare il possesso della certificazione verde a chi entra nei locali aziendali. Vale non solo per i dipendenti, ma anche per i collaboratori e per chi per qualsiasi motivo legale debba stare nei luoghi di lavoro (come le imprese di pulizie). Stessa regola per quei tipi di imprese come bar e ristoranti al chiuso, palestre e piscine al chiuso, che hanno una clientela numerosa.

Anche sui mezzi di trasporto come aerei, treni, traghetti e pullman intra-regionali non ci sarà bisogno di certificazione verde. Ma anche per feste e cerimonie, convegni e congressi aziendali, che stanno tornando ad essere organizzati. Le regole meno severe si applicano infine al settore del divertimento come discoteche e sale da gioco, cinema, teatri, concerti.

Ci sono eccezioni all’abolizione della richiesta di avere il green pass? Rimane l’obbligo per effettuare visite in ospedale e nelle Rsa, dove sarà ancora necessario esibire il super green pass fino al 31 dicembre. Attenzione però per quei dipendenti che devono recarsi all’estero. Naturalmente le regole cambiano a seconda dei Paesi di destinazione. Nella sua forma base, tuttavia, (guarigione, vaccinazione, tampone negativo) il green pass continuerà ad essere necessario nei 27 stati membri dell’Unione europea. Per chi ha clienti esteri che intendono entrare in Italia o per chi rientra dall’estero, sino al 31 maggio, un’ordinanza del ministero della salute ha prorogato tali misure: dunque si può mettere piede nel nostro Paese solo se in possesso del certificato verde base.

Uso delle mascherine

Un’altra disposizione di Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino riguarda l’uso delle mascherine. Nei luoghi di lavoro, pubblici e privati – tranne ospedali e Residenze sanitarie assistenziali, o Rsa – non è stato prorogato dal Governo l’obbligo di utilizzo delle mascherine. Tali dispositivi di protezione individuali, dunque, possono essere solo raccomandati dai datori di lavoro. Nel settore privato, se ritenuto opportuno, comunque, saranno i datori stessi, d’accordo coi loro consulenti per la sicurezza, a decidere di mantenere i protocolli vigenti che prevedono l’obbligatorietà di questi dispositivi di protezione.

A questo punto vale la pena di conoscere le regole in uso per gli uffici pubblici, così da capire se la propria impresa debba cambiare atteggiamento nei confronti dell’uso delle mascherine oppure no. Per quanto riguarda le mascherine FFP2 negli uffici pubblici per il personale a contatto con il pubblico sprovvisto di idonee barriere protettive, ne è raccomandato l’uso. Stessa regola per chi è in fila a mensa o in altri spazi comuni, per chi condivide la stanza con personale “fragile”, negli ascensori e nei casi in cui gli spazi non possano escludere affollamenti. Dunque per analogia è bene che anche l’impresa privata, se si trova in una di queste condizioni, adotti lo stesso atteggiamento prudenziale.

Per quanto riguarda invece un vero e proprio obbligo di mascherine al chiuso, esso è stato prorogato fino al 15 giugno solo in alcuni ambiti: mezzi di trasporto, cinema, teatri, ospedali e scuole. Dunque i lavoratori di questi settori dovranno continuare ad indossare le mascherine, così come gli utenti. In tutti gli altri luoghi chiusi pubblici oppure aperti al pubblico resta solo la raccomandazione di indossare tali dispositivi di protezione individuale. Queste le principali regole. Rimane dunque in capo al datore di lavoro la responsabilità di adeguare l’impresa ed informare in modo completo e corretto i propri dipendenti, ma anche chi accede ai locali aziendali. In questo senso, un ottimo consulente per la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino saprà fornire le giuste risposte con professionalità, come net srl .

Sicurezza sul lavoro in Smartworking

Con l’avvento della pandemia covid, aldilà di tutte le orribili conseguenze che ha avuto sulla nostra vita, si sono anche scoperte tanti nuovi modi di poter portare avanti la nostra vita lavorativa, senza però rinunciare alla sicurezza e alla tranquillità della nostra casa. Questo è proprio il caso dello smartworking, o lavoro agile o ancora lavoro intelligente, una pratica che si è diffusa in modo capillare negli ultimi due anni e che in molti casi continuerà a rimanere anche negli anni a venire.

Questo nuovo modo di lavorare, ripensa al concetto di ufficio e sfrutta al meglio tutte le tecnologie a nostra disposizione. Perchè svegliarsi ogni mattina presto, prendere l’auto o i mezzi pubblici, muoverci per chilometri (spesso anche decine), per fare un lavoro che possiamo fare comodamente dalla scrivania nella nostra camera? Così tanti lavori sono cambiati e si sono ottimizzati, creando team più coesi nonostante la distanza e impiegati più felici di lavorare per aziende smart, intelligenti e al passo con i tempi.

Lavorare in smartworking presenta dunque tantissimi vantaggi per il lavoratore:

  • Meno tempo perso nei trasporti;
  • Più tempo per la famiglia e le proprie passioni;
  • Stile di vita più rilassato;
  • Stress ridotto;
  • Più sicurezza;

D’altro canto anche le aziende che sanno sfruttare al meglio questa nuova opzione possono godere di tantissimi vantaggi pratici:

  • Dipendenti più felici e più produttivi;
  • Meno costi di gestione per elettronica, computer, accessori;
  • Meno costi per le strutture, interi affitti di spazi possono essere risparmiati grazie allo smartworking.

In definitiva questo nuovo modo di lavorare rende felici tantissime realtà sul nostro territorio. Tuttavia, sebbene lavorare da casa sia sicuramente molto più comodo e sicuro, questo non lo rende esente da pericoli di diverso tipo e di diversa natura. Lo scorso dicembre 2021 infatti diversi enti sindacali di tutto il territorio nazionale si sono riuniti per sottoscrivere quello che è stato definito il Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile. Questo particolare protocollo si dirama per diversi punti chiave: adesione volontaria, accordo individuale, disconnessione, luogo e strumenti di lavoro, parti opportunità, ma soprattutto per quanto ci riguarda sicurezza, infortuni, salute e malattie professionali.

Noi di Net Srl abbiamo in questi ultimi mesi esaminato con cura tutte le disposizioni che le aziende devono seguire, dunque andiamo ad analizzarle per te e insieme a te.

Sicurezza sul lavoro e infortuni in smartworking: cosa dice il protocollo

Il Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile si sofferma in modo dettagliato nei suoi articoli sei e sette proprio sulla tematica che più ci sta a cuore, ovvero quello delle salute e sicurezza sul luogo di lavoro.

Il protocollo infatti stabilisce che per i lavoratori in smartworking si va ad applica la normativa che disciplina tutte quelle prestazioni lavorative rese al di fuori dei locali di impertinenza dell’azienda. In particolare il datore di lavoro o proprietario dell’azienda deve garantire la salute e la sicurezza del proprio lavoratore che svolge la sua attività lavorativa in modalità agile, dunque in smartworking. Per far ciò fornisce immediatamente al lavoratore in oggetto e al rappresentate dei lavoratori per la sicurezza in azienda, un’informativa nella quale vanno ed essere individuati tutti i rischi connessi alla particolare modalità di lavoro.

Dunque in breve anche chi lavora in modalità di smartworking ha diritto a tutte le tutele che sussistono anche per chi lavora direttamente in ufficio. Questo ovviamente richiede anche la collaborazione dello stesso lavoratore che si impegna a rispettare tutte le direttive date in tema di sicurezza e salute sul luogo di lavoro.

I lavori particolarmente sedentari, come appunto quelli di ufficio, sono soggetti a tantissimi rischi e conseguenze sulla propria salute: basti pensare ai problemi di peso e alle conseguenze che questi possono avere sul resto del corpo. Viene da sé che fare questo lavoro a casa o in ufficio fa ben poca differenza, per cui anche un lavoratore agile deve essere tutelato contro questo tipo di problematiche.

Aggiungiamo inoltre che tutto il lavoro effettuato in modalità di smart working “deve essere svolto solamente in ambienti idonei, ai sensi della normativa vigente in tema di salute e sicurezza e per ragione dell’esigenza di riservatezza dei dati trattati”.

Copertura in caso di incidenti: cosa dice il protocollo

Il lavoratore che vive in stato di smart working la propria professione ha dunque diritto a tutte le tutele del caso, tra cui una copertura in caso di infortuni o malattie professionali dipendenti dai rischi del mestieri. Il datore di lavoro dunque deve garantire anche a questi lavoratori la corretta copertura assicurativa INAIL contro i tipi di infortuni legati alla propria specifica mansione.

Questo include dunque anche tutti coloro che lavorano al computer, spesso menzionati nelle normative come videoterminali, esposti come detto a diverse problematiche e malattie derivanti da uno stile di vita sedentario. Noi di Net Srl siamo sempre pronti ad assisterti con consulenze e aiuti pratici.

DVR: cosa è e chi deve firmarlo?

Tra i tanti obblighi del datore di lavoro, che non in alcun modo delegabili, c’è anche al cosiddetta valutazione di tutti i rischi presenti sul proprio luogo di lavoro, per sé e soprattutto per i propri dipendenti. Dopo questa valutazione è poi obbligatorio elaborare il cosiddetto documento di valutazione dei rischi.

Valutazione del rischio: cos’è?

La valutazione dei rischi è uno studio documentato e globale di tutti i rischi che sussistono sul luogo di lavoro per la salute e la sicurezza di tutti i dipendenti presenti sul luogo di lavoro. Questa valutazione è finalizzata ad individuare tutti i rischi presenti nelle aree di competenza dei lavoratori, ma non serve solo a questo. Infatti lo scopo ultimo è quello di andare ad individuare tutte le necessarie misure di prevenzione e protezione e a creare un programma completo e puntuale delle misure, di modo da garantire a chiunque lavori all’interno dell’azienda il massimo della protezione e sicurezza possibile.

Come dunque previsto dall’articolo 28 del D.Lgs. 81/08 e smi, questa valutazione dei rischi presenti sul luogo di lavoro, anche dunque la scelta delle attrezzatura specifiche per il singolo compito o delle sostanze chimiche impegnate, nonché dell’organizzazione e sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti quanti i rischi per la nostra sicurezza di lavoratori, ma anche la nostra salute. In questo sono compresi tutti quei gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari e magari non immediati, come ad esempio i rischi per la salute che conseguono da un lavoro particolarmente stressante o fatico. Ma anche le lavoratrici in stato di gravidanza, oppure tutti quelli che potrebbero avere delle difficoltà a causa del genere, dell’età, oppure per via del paese di provenienza. Questa è una materia ben nota allo staff di Net Srl che da anni si impegna per aiutare e favorire i propri clienti in questo ambito.

Chi deve effettuare la valutazione dei rischi

Spesso nasce confusione su chi debba effettivamente effettuare la valutazione dei rischi sul luogo di lavoro. In realtà le normative in ambito sono abbastanza chiare e determinato che il datore di lavoro ha l’obbligo di creare una valutazione dei rischi in formato scritto, di modo che sia sempre accessibile e consultabile. Questo documento sarà dunque denominato documento di valutazione dei rischi, o abbreviato semplicemente in DVR.

Quando si rende obbligatoria la redazione del DVR

Senza perdersi in troppi giri di parole burocratiche, il DVR o documento di valutazione dei rischi è obbligatorio per tutte le aziende che hanno almeno un lavoratore nel proprio organico. Questo è completamente indipendente dal settore di competenza dell’azienda, dal suo fatturato o da altre questioni tecniche irrilevanti ai fini del DVR. In particolare, per lavoratore, il Testo Unico intende una persona che, indipendentemente dal contratto stabilito, svolge per un datore pubblico o privato un lavoro.

Questo lavoro non deve necessariamente essere retribuito e conta come lavoro anche chi lo segue per il mero interesse di “”apprendere un mestiere””, un arte o comunque una professione che si può apprendere in modo più efficace esclusivamente sul campo.

Nel caso dunque il datore di lavoro vada a costituire una nuova impresa o realtà imprenditoriale, costui sarà tenuto obbligatoriamente ad effettuare quanto prima possibile e in modo preciso e puntuale una valutazione dei rischi, con la successiva redazione dell’ormai ben noto documento di valutazione dei rischi o DVR.

Documento di valutazione dei rischi: cosa contiene al suo interno?

Abbiamo dunque visto quanto sia importante e quando è obbligatorio redigere un documento di valutazione dei rischi. Per riepilogare lo deve fare chiunque abbia almeno un dipendente, se ad esempio hai un impresa individuale, dunque con solo te stesso nell’ufficio, questo non sarà necessario.

Detto questo andiamo a vedere nella pratica cosa è previsto sia contenuto nel documento di valutazione dei rischi, cosa c’è effettivamente scritto tra le sue pagine. Il DVR dovrà dunque contenere:

  • Un relazione completa sulla valutazione effettuata di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nella propria azienda, specificando inoltre quali sono stati i criteri utilizzati nella valutazione dei rischi;
  • Una spiegazione di tutte le misure di prevenzione e protezione che sono seguite alla valutazione dei rischi per migliorare la sicurezza del personale;
  • Un dettagliato programma delle misure che saranno implementate e cose sono ritenute indispensabili per un corretto lavoro al sicuro e in salute;
  • L’individuazione di tutte le procedure necessarie per attuare le misure necessarie, a cui aggiungere anche i ruoli che nell’organizzazione aziendale saranno chiamati a svolgere questo lavoro di attuazione delle procedure;
  • L’individuazione si un responsabile al servizio di prevenzione e protezione all’interno dell’azienda, del rappresentate dei lavoratori per la sicurezza e del medico competente che ha partecipato alla valutazione dei rischi;
  • Infine l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.

Cosa succede se ti fai male al lavoro?

Quando capita di farsi male sul posto di lavoro, ci sono diversi fattori da tenere in considerazione per capire se si tratta di un vero e proprio infortunio sul lavoro, ed in base alla normativa vigente ci saranno diverse procedure da compiere per accertare la responsabilità e un eventuale diritto ad un risarcimento.

In questo articolo, in qualità di esperti sulla sicurezza sul lavoro, cercheremo di fare chiarezza su come comportarsi in caso ci si faccia male al lavoro, analizzando la normativa che regola gli infortuni sul lavoro e i casi in cui è previsto un risarcimento.

Cosa prevede la legge riguardo gli infortuni sul lavoro

In Italia a regolare gli infortuni sul lavoro è il Decreto del Presidente della Repubblica n.1124 del 30 giugno 1964, anche chiamato Testo Unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Innanzitutto, questo testo va a differenziare l’infortunio sul lavoro dall’indennità di malattia non direttamente collegata all’ambiente di lavoro e alle attività lavorative.

Infatti, si parla di infortunio sul lavoro quando si ha un evento traumatico che porta a lesioni o morte del lavoratore, che ha una causa violenta e si collega direttamente all’attività lavorativa, e comporta un’inabilità al lavoro superiore ai 3 giorni. In questo caso, l’assicurazione obbligatoria andrà a coprire tutte le spese per le prestazioni sanitarie e l’eventuale acquisto di apparecchiature specifiche necessarie alla completa guarigione del lavoratore. Inoltre, l’assicurazione obbligatoria prevede anche un indennizzo, che avrà un importo direttamente proporzionale alla gravità delle conseguenze dell’infortunio.

Va anche considerato che si configura come infortunio sul lavoro un incidente che accade, ad esempio, nel tragitto da casa al luogo di lavoro, o viceversa, poiché anche in questo caso esiste un rapporto diretto tra l’evento traumatico e lo svolgimento dell’attività lavorativa. Riguardo a quest’ultima tipologia di infortunio, va specificato che rientrano in questa casistica anche gli incidenti che avvengono quando da un posto di lavoro ci si sta recando in un luogo in cui si svolge un secondo lavoro, quelli che accadono quando ci si sta recando a consumare il pranzo, e sia se ci si sta muovendo con un mezzo privato che con un mezzo pubblico.

Responsabilità, retribuzione e risarcimento per un infortunio sul lavoro

Da ciò che abbiamo detto nel paragrafo precedente, possiamo dunque evincere che un lavoratore regolarmente assunto è coperto da un’assicurazione che fa capo all’INAIL, l’Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, che va a riconoscere un indennizzo al lavoratore qualora siano presenti i requisiti per avviare la procedura.

Per ricevere l’indennizzo da parte dell’INAIL, infatti, è necessario che l’infortunato comunichi immediatamente l’accaduto al datore di lavoro e si rechi al Pronto Soccorso, dove verranno eseguiti tutti gli accertamenti e il medico responsabile compilerà un certificato con i giorni di prognosi, che andrà trasmesso al datore di lavoro. Qualora la prognosi decisa dal medico del Pronto Soccorso superi i tre giorni, il datore di lavoro dovrà inviare telematicamente all’INAIL il modello di denuncia di infortunio sul lavoro.

Una volta che è stata presentata la denuncia di infortunio, il lavoratore dovrà presentarsi agli ambulatori dell’INAIL qualche giorno prima della scadenza della prognosi, dove il medico deciderà se prolungare il periodo di inabilità al lavoro o attestare la completa guarigione dell’infortunato, che in questo caso riceverà un certificato che attesta la sua idoneità a riprendere le normali attività lavorative.

Come abbiamo appena visto, in questa procedura è coinvolto anche il datore di lavoro, che deve trasmettere all’INAIL la denuncia di infortunio, ma va anche specificato che l’assicurazione obbligatoria va a proteggere anche questa figura, esonerando di fatto il datore di lavoro dalla responsabilità civile in caso di infortuni dei suoi dipendenti. Chiaramente, questo vale soltanto quando il datore di lavoro non è direttamente responsabile dell’infortunio: quando un incidente sul lavoro si verifica in un’azienda dove non vengono adottate le misure necessarie a garantire la piena sicurezza dei lavoratori, allora il datore di lavoro sarò ritenuto direttamente responsabile dell’infortunio.

Per concludere, andiamo ad analizzare le casistiche in cui è possibile ricevere un indennizzo per un infortunio sul lavoro, e quali sono invece i casi in cui ciò non è previsto.

Il risarcimento per un infortunio sul lavoro è previsto quando l’incidente è legato ad un rischio intrinseco all’attività lavorativa che si sta svolgendo, quando c’è un rischio ambientale, o quando c’è un rischio improprio, ovvero l’incidente è avvenuto durante un’attività preparatoria o strumentale allo svolgimento della mansione principale del lavoratore.

Al contrario, non è previsto un risarcimento nel caso in cui ci sia un rischio elettivo, ovvero l’incidente sia stato causato da una condotta impropria dello stesso lavoratore infortunato, che quindi va a svolgere un’attività che non rientra nelle sue mansioni oppure si trova in un luogo di lavoro che non è quello a cui è assegnato. Il risarcimento non è previsto neanche quando le cause dell’incidente sono esterne all’attività lavorativa, e quando il rischio è generico, ovvero l’incidente accade per ragioni indipendenti dall’attività lavorativa specifica.

Come si è evoluta la formazione aziendale grazie ai corsi online

La formazione digitale è un trend che ha avuto inizio già qualche anno fa, ma è indubbio che la sua diffusione sia stata notevolmente accelerata dai diversi lockdown a cui siamo stati costretti a causa della pandemia da Covid-19, che ha portato dei grandissimi cambiamenti nel nostro stile di vita. Questi cambiamenti hanno investito anche il settore della formazione, sia per quanto riguarda scuole e università, sia per quanto riguarda la formazione aziendale, che per mantenere un costante aggiornamento delle competenze dei lavoratori ha dovuto adattarsi a nuove esigenze.

Stiamo parlando di una formazione che si svolge totalmente in digitale, che prende il nome di e-learning, e che comprende percorsi formativi che il dipendente può seguire dove, come e quando vuole, basta avere un dispositivo e una connessione internet. In questo articolo andremo ad analizzare come si sono evoluti i corsi aziendali online, e quali sono le tendenze previste per la formazione aziendale digitale.

Cos’è l’e-learning e quali sono i suoi vantaggi per le aziende

Come abbiamo già accennato, l’e-learning prevede la creazione di percorsi didattici aziendali che vanno ad inserirsi in un contesto più ampio di digital transformation, che prevede l’affiancamento degli strumenti digitali a quelli “tradizionali”, con diverse sfide ma certamente anche con numerosi vantaggi. Nell’ambito della formazione, dobbiamo ricordare che questo non significa abbandonare completamente le classiche lezioni in aula tenute da un docente o da un esperto in materia, ma a queste vengono affiancate ad esempio delle lezioni pre-registrate, che chi partecipa al corso può seguire comodamente quando e dove preferisce, andando quindi a creare un percorso flessibile, interattivo e modulare.

Un progetto didattico in e-learning permette quindi ai dipendenti di alternare ore di lavoro ad ore di formazione, strutturando l’apprendimento in moduli e tappe parziali, che vanno poi a costruire l’obiettivo finale complessivo del corso, in maniera tale che il percorso possa essere costruito in base alle specifiche esigenze sia dell’azienda sia dei singoli partecipanti. La formazione aziendale online non viene utilizzata, come può sembrare ad un primo sguardo, solo per le soft skills, ma si stanno diffondendo sempre di più anche corsi online di sicurezza sul lavoro, fondamentali per il benessere e la consapevolezza dei dipendenti rispetto ai rischi che corrono nell’ambiente di lavoro.

L’investimento da parte delle aziende nella formazione digitale dei dipendenti porta sicuramente molti vantaggi, tra cui uno dei più importanti è quello di mantenere un aggiornamento costante dei dipendenti, venendo incontro alle loro esigenze e rendendo il percorso formativo interattivo e che dunque invoglia i partecipanti a collaborare attivamente per il raggiungimento degli obiettivi. Inoltre, la formazione online permette di monitorare costantemente il processo di apprendimento, in maniera tale da poter cambiare l’approccio se non si stanno raggiungendo i risultati prefissati.

Un altro vantaggio della formazione aziendale online è sicuramente da ricercare nell’ambito dei costi: un percorso didattico online, infatti, permette di risparmiare sullo spostamento di docenti e dipendenti da una sede all’altra, creando allo stesso tempo un ambiente di apprendimento in cui le distanze vengono abbattute ed è possibile collaborare in modo attivo.

Le tendenze dell’e-learning per il futuro

Da quanto abbiamo detto nei paragrafi precedenti, si può chiaramente evincere che la formazione aziendale online non sarà un fenomeno passeggero, ma è destinata ad evolversi ulteriormente, in modo da avere un ventaglio di possibilità e modalità con cui organizzare i corsi di formazione aziendale in e-learning.

Tra questi, possiamo ad esempio vedere come la modalità più diffusa sia quella del video-learning, ovvero dove le lezioni sono pre-registrate da docenti o esperti e vengono proposte ai lavoratori sottoforma di video, permettendo dunque di suddividere in modo preciso gli argomenti del corso ed eventualmente di eseguire dei test parziali per monitorare l’apprendimento. Un’altra modalità che sta prendendo piede è quella della gamification del processo di apprendimento, in cui simulazioni e “giochi” vanno a motivare e migliorare l’apprendimento dei partecipanti, facendo anche in modo che questi sviluppino le loro competenze di team working collaborando con gli altri per il raggiungimento degli obiettivi.

Come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, però, le lezioni online molto probabilmente non andranno a soppiantare del tutto le classiche lezioni in presenza, ma si svilupperanno in parallelo, in una modalità che viene chiamata blended learning. Fare un corso di formazione in blended learning significa avere a disposizione sia lezioni in aula che contenuti didattici online, da alternare ed affiancare l’uno all’altro durante il percorso formativo, in maniera tale da poter unire insieme i vantaggi sia della formazione tradizionale sia di quella digitale, compreso anche il fatto di gestire contemporaneamente un’aula in presenza e un’aula virtuale live, dando così ai partecipanti la possibilità di scegliere come seguire la lezione a seconda delle loro esigenze.

Inoltre, il blended learning dà la possibilità di strutturare i contenuti in maniera da ampliare ed approfondire gli argomenti trattati, dando al partecipante l’autonomia di scegliere su cosa concentrarsi a seconda dei propri interessi e dei propri obiettivi professionali.

Gli obblighi formativi per i dirigenti

Conoscere le norme imposte dalla legge ci permette di evitare brutte situazioni. In particolare, in questo articolo affronteremo il tema di quella figura che ha il compito di aiutare il datore di lavoro in termini di sorveglianza sulla sicurezza sul lavoro. Questa figura è il Dirigente di Sicurezza.

Il ruolo del dirigente per la sicurezza viene affrontati nel D.Lgs 81/08 che lo descrive come la “”persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa””.

Il dirigente del lavoro può essere nominato dal datore di lavoro, ma questa nomina non è obbligatoria difatti il datore di lavoro può decidere a sua descrizione se nominare qualcuno o meno. Se il datore di lavoro decide di istituire questa figura deve farlo mediante una lettera di nomina del dirigente, la quale deve essere conforme all’articolo 16 del Testo Unico. Una volta presentata la lettera, questa notifica deve essere nota a tutti i lavoratori. Inoltre, il Dirigente della Sicurezza può effettuare una sub-delega a un’altra persona conferendoli così a lui una parte degli obblighi. Questa terza persona però non potrà più delegare nessuno.

Nei casi in cui il lavoratore non voglia assumersi questa responsabilità ha la possibilità, secondo l’articolo 16 del Testo Unico di rifiutare l’incarico offerto.

Quali sono gli obblighi di un dirigente per la sicurezza?

Prima di affrontare gli eventuali compiti ed obblighi che possono essere dirigente della sicurezza è bene sottolineare che nominare un dirigente della sicurezza non esime il datore di lavoro da quelli che i suoi obblighi. Il datore di lavoro, seppur ci sia il dirigente del lavoro, è quello di controllare se il dirigente della sicurezza svolge gli obblighi a lui dati.  Inoltre, il datore di lavoro può delegare vari obblighi al dirigente della sicurezza, tranne due responsabilità: la nomina del RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione), e le valutazione dei rischi e il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi)

I compiti e gli obblighi che possono essere assegnati a un dirigente sulla sicurezza:

  • Nominare il medico del lavoro
  • Nominare addetti antincendio e primo soccorso
  • Fornire i dispositivi di protezione (DPI)
  • Autorizzare i lavoratori a svolgere mansioni rischiose solo in seguito a un corso di formazione
  • Predisporre un registro di norme, misure di sicurezza ed igiene
  • Inviare i lavoratori alla visita medica
  • Adottare misure di controllo dei rischi e delle emergenze
  • Formare i lavoratori in materia di sicurezza
  • Convocare riunioni periodiche
  • Aggiornare le misure di sicurezza

Il dirigente della sicurezza ha il compito di adempiere agli obblighi a lui imposti, e sugli obblighi a lui imposti ha potere decisionale e di spesa, ma attenzione: questo potere decisionale e di spesa si riferisce solo alle funzioni a lui delegate. Questo potere decisionale non va confuso con l’indipendenza decisionale, la quale spessa al Datore di lavoro.

Inoltre, è bene sottolineare che la valutazione dei rischi non viene fatta direttamente dal dirigente del lavoro, ma egli può essere seguito da professionisti del settore che provvedano a fare ciò, un esempio sono gli incaricati di Net srl che svolgono valutazioni rischio a Torino e provincia.

Come si diventa dirigenti della sicurezza?

Si diventa dirigenti di sicurezza in seguito alla nomina, e questa nomina non viene fatta a caso ma perchè il datore di lavoro riconosce in lui  una serie di competenze e capacità che permettono a questo lavoratore di portare a termine gli obblighi a lui incaricati. Secondo il Testo Unico afferma che queste capacità devono essere certificate mediante attestati. Inoltre, la legge stabilisce che il dirigente della sicurezza deve necessariamente svolgere un corso di formazione iniziale di circa 16 ore e in seguito partecipare a periodici corsi di aggiornamento, questi ultimi hanno una durata di circa 6 ore.

Durante i corsi di formazione i futuri dirigenti di sicurezza devono seguito un corso di formazione, questo deve riguardare 4 moduli:

  • Giuridico-Normativo
  • Gestione ed organizzazione della sicurezza
  • Individuazione e valutazione dei rischi
  • Comunicazione, formazione e consultazione dei lavoratori

In seguito ai moduli frequentati, e previa frequentazione di almeno 90 ore di formazione, il lavoratore sosterrà il testo, e al superamento di questo riceverà l’attestato che permetterà a lui di svolgere la mansione di Dirigente di sicurezza. Al fine di svolgere la mansione sempre nel modo corretto sono indispensabili i corsi di aggiornamento periodici.

Poichè certe norme sono stabilite dalla legge diviene indispensabile rivolgersi a centri autorizzati, un esempio è Net srl che offre corsi di Sicurezza sul lavoro a Torino. Net srl offre corsi di diversi tipi, come RSPP, POS, PSG, Proposto a Torino e tanti altri ancora. Per maggiori informazione non esitare a contattarci, i nostri formatori ti forniranno tutte le conoscenze e competenze che necessiti per poter svolgere al meglio la tua mansione.

Come alzare il livello di eco-sostenibilità della tua azienda

Se gestisci una piccola impresa, potresti pensare che il tuo impatto ambientale sia irrilevante. Ma le persone che acquistano i tuoi prodotti non la vedono in questo modo. Di fronte alle crescenti crisi ambientali, i consumatori stanno iniziando a votare green con i loro portafogli. Le aziende di tutte le forme e dimensioni devono analizzare continuamente il sentimento dei consumatori perché man mano che le persone imparano di più sul cambiamento climatico e sui suoi effetti, stanno cambiando le loro abitudini di acquisto. In un sondaggio il 57% degli intervistati ha affermato che i cambiamenti climatici li hanno in qualche modo o completamente indotti a rivalutare le proprie abitudini di acquisto e quasi il 71% ha affermato di aver fissato obiettivi per l’acquisto di prodotti più sostenibili nel 2020.

In quest’ottica è di vitale importanza per ogni azienda dotarsi di un servizio di Consulenze Ambientali a Torino, come quella che offre NET srl, agenzia attiva da oltre 25 anni per assistere e fornire supporto pratico a tantissime aziende sul territorio. Una consulenza di questo tipo fornisce all’azienda conoscenze teoriche e pratiche molto immediate da attuare per migliorare il proprio impatto ambientale nella speranza di giungere, prima o poi, al completo impatto zero. Questo infatti dovrebbe essere l’obiettivo di ogni impresa, sia essa piccola, media o grande, per fornire ai nostri figli un mondo futuro più vivibile e più pulito di come ci è stato lasciato dai nostri padri.

Come alzare il livello di eco-sostenibilità: lavoro da remoto

Man mano che viene svolto più lavoro online, c’è meno bisogno che le persone si trovino in un ufficio fisico. Il lavoro a distanza è decollato negli ultimi anni, consentendo ai dipendenti di avere flessibilità nella vita lavorativa e riducendo notevolmente il tempo trascorso in pendolarismo. Questo è ottimo per l’ambiente. Meno auto sulla strada, al minimo nel traffico, equivale a una minore emissione di anidride carbonica (CO2) nell’aria. Questa piccola modifica può aiutare a ridurre il traffico e l’impronta di carbonio complessiva di un’azienda. Inoltre, con un minor numero di persone in ufficio, le aziende possono risparmiare denaro solitamente speso per rifornire, illuminare e riscaldare il posto di lavoro.

Questo è un primo passo che un servizio di consulenze ambientali a Torino, come quello di NET srl, ti consiglierebbe per avere un minimo seppure significativo impatto. Il lavoro da remoto è inoltre sintomo di modernità e ti permette di sperimentare tantissimo con i tuoi dipendenti e aiutarli a vivere in modo più sereno il proprio lavoro.

Offri sostegno all’uso di trasporti pubblici per i tuoi dipendenti

Quando i dipendenti devono essere in ufficio, è ancora possibile influenzare il modo in cui il loro tragitto giornaliero contribuisce alle emissioni di gas serra. I trasporti pubblici (autobus, treni) sono il modo più ecologico per spostarsi e le aziende possono incoraggiare i dipendenti a sfruttare queste opzioni di trasporto. Le piccole imprese possono fornire ai dipendenti vantaggi di trasporto pubblico che aiutano l’ambiente, direttamente o tramite il loro software per le risorse umane. Per fornire direttamente questi vantaggi, molte agenzie di trasporto urbano offrono abbonamenti sovvenzionati per le imprese. In alternativa, questi vantaggi possono essere aggiunti tramite il software HR che centralizza tutti i programmi di vantaggi.

Se hai molti dipendenti quindi prova a sentire le aziende di trasporti locali, potresti raggiungere un compromesso e avere un servizio personalizzato facendo risparmiare i tuoi dipendenti che saranno anche più felici di lavorare per te.

Usa prodotti sostenibili

Gli articoli che le aziende acquistano per garantire il corretto funzionamento dei loro luoghi di lavoro, che si tratti di carta per stampanti, prodotti per la pulizia o contenitori da asporto, possono essere dannosi per l’ambiente a causa dei processi necessari per produrli. Per tutti gli articoli di carta comunemente usati, come rotoli di carta igienica e risme di carta per stampanti, i dirigenti d’ufficio possono cercare etichette che indichino che sono costituite da rifiuti post o pre-consumo. I prodotti riciclati come questi mantengono un’economia circolare e riducono gli sprechi complessivi. Per i prodotti per la pulizia, esiste un’intera industria artigianale di detergenti verdi che non includono sostanze chimiche tossiche, optando invece per ingredienti naturali che funzionano altrettanto bene. L’uso di questi prodotti mantiene gli ingredienti tossici fuori dai flussi e i loro rifiuti fuori dalle discariche.

Anche ad esempio le lampadine possono essere importanti nella tua gestione eco sostenibile. Se ancora non l’hai fatto, cambiare la tua illuminazione con luci led a lunga durata ti permetterà di avere un risparmio sull’acquisto delle lampadine nel tempo, ma anche un risparmio immediato sulla bolletta. Oltre ovviamente a consumare molte meno risorse, il che dovrebbe sempre essere il nostro principale obiettivo nella gestione aziendale. Questi sono ovviamente solo alcuni semplici consigli, valuta l’aiuto di un esperto qualificato di NET srl per ridurre le tue emissioni ambientali.

Gli obblighi di un dipendente per la sicurezza sul lavoro

Il Testo Unico sulla sicurezza disciplina la sicurezza sul lavoro in particolare disciplina coloro che sono gli attori della sicurezza sul lavoro nonché il datore, il dipendente, il medico competente, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e tutti gli altri attori coinvolti in questo ambito. Inoltre il testo unico chiarisce quali sono gli obblighi e le responsabilità di tutte le figure coinvolte ed inoltre sottolinea che la violazione di questi principi comporta delle sanzioni. In particolare oggi ci concentreremo sulla figura del lavoratore e sui principi ad esso legati.

L’articolo 2 del Testo Unico definisce come lavoratore qualunque persona che, indipendentemente dal tipo di contratto stipulato, svolge un’attività lavorativa per un datore di lavoro. Inoltre, questo articolo considera come lavoratori autonomi e anche coloro che vogliono apprendere, come i tirocinanti e gli apprendisti, ma esclude da questa categoria gli addetti ai servizi domestici e familiari. Inoltre, questo articolo sottolinea che i dipendenti devono prendersi cura della propria salute e sicurezza, ma anche di quella degli altri presenti sul luogo di lavoro.

Oggi, in particolare, vediamo cosa dice l’articolo 20 rispetto agli obblighi volti al lavoratore e di quanto è importante conoscere queste norme. Laddove tu voglia sapere di più a riguardo rivolgiti a Net srl, nostri formatori forniscono corsi di sicurezza ma non solo, anche Piani Generali di Sicurezza a Torino e provincia.

Quali sono gli obblighi del lavoratore?

Al fine di svolgere correttamente il proprio lavoro è bene informarsi sulle leggi a riguardo e capire a quali obblighi siamo sottoposti come lavoratori. In particolare, oggi parliamo dell’articolo 20, il quale afferma i principali obblighi a cui sono sottoposti i dipendenti:

  1. Prestare attività lavorativa: il lavoro deve solo ed esclusivamente svolgere il suo mansionario e laddove il datore richiesta compiti ulteriori, se non rientrano in esso, può rifiutare di farlo.
  2. Obbligo di diligenza: il lavoratore deve svolgere il proprio lavoro con accuratezza, attenzione e precisione. Solo facendo questa estrema attenzione eviterà di incorrere a guai. Ovviamente più sarà il grado di responsabilità richiesto nel lavoro e più diligenza sarà necessaria.
  3. Obbligo obbedienza: il datore deve osservare le disposizioni imposte dal datore di lavoro, utilizzare nel modo giusto sostanze e i dispositivi di sicurezza.
  4. Obbligo fedeltà: il dipendente deve rimanere fedele all’azienda e ai segreti professionali che lo legano ad esso. Questo obbligo dura anche fino alla fine del contratto, per il tempo stabilito.
  5. Obbligo sicurezza: deve prendersi cura della propria sicurezza e salute ma anche quella degli altri. Questo significa che deve usare i dispositivi di sicurezza e i mezzi di protezione nei modi previsti dalla legge.

Ma cosa succede se il lavoratore non rispetta tali obblighi?

Può accadere molto spesso, soprattutto quando non si conoscono le leggi in vigore che non si rispettino le norma stabilite dalla legge senza farlo apposta. Proprio per questo motivo diventa fondamentale conoscere le norme in vigore, al tal fine eviterai queste situazione alquanto spiacevoli. Proprio per questo diventa utile partecipare a un corso di formazione: affidati a Netsrl che offre formazione sicurezza sul lavoro a Torino e provincia.

Ma cosa accade quando tu lavoratore non rispetti uno dei obblighi elencati? Qualora si verifichi una violazione, prima di procedere all’atto sarà necessario capire se la violazione di essi può far valere o escludere la responsabilità del datore di lavoro. In qualunque caso, il datore di lavoro sarà sempre responsabile (in parte) di ciò poiché il suo compito è quello di vigilare sul rispetto dei vari obblighi imposti dalla legge.

In ogni caso, laddove si commette una violazione vi sarà una sanzione in caso di:

  • Inosservanza delle disposizioni date dall’alto
  • Mancato uso o uso scorretto delle attrezzature e dei dispositivi di protezione individuali
  • Mancata segnalazione dei difetti delle attrezzature oppure dei dispositivi di protezione individuale
  • Rifiuto a sottoporsi al controllo sanitario previsto dalla legge
  • Rifiuto a partecipare alle attività di formazione e addestramento sulla sicurezza fornite dal datore di lavoro

Qualora si commetti una di queste sanzioni il lavoratore andrà incontro a un arresto, fino a 1 mese, e a un’ammenda che varia, in base alla situazione, tra i 200 e i 600 euro.

Inoltre, è bene sottolineare che questi obblighi e tutte le norme in relazione alla sicurezza vengono forniti dai corsi di sicurezza che hanno lo scopo di formare i lavoratori in termini di sicurezza e di tutti gli altri obblighi ad esso legati. Qualora nel tuo ramo d’azienda non sia obbligatorio ti consigliamo di partecipare a un corso poiché solo così potrai capire se stai svolgendo correttamente la tua mansione o no. Ma non solo, verrai formato in tutti gli argomenti in termine di sicurezza, in base al livello di rischio della tua azienda, queste valutazioni spesso vengono svolte dalle aziende specializzate, un esempio è Net srl la quale svolge valutazioni rischio a Torino e provincia.