Chi è il preposto e quali sono i suoi compiti

Rispetto al D. Lgs. 81/08, che disciplina la materia della sicurezza sul lavoro, nel dicembre del 2021 la legge 215/21 ha apportato diverse modifiche alla normativa precedente, in particolare per quanto riguarda la figura del preposto Torino, di cui parleremo più approfonditamente in questo articolo.

In sostanza, il preposto si occupa di sovrintendere alle attività lavorative, garantisce che tutte le direttive ricevute dal datore di lavoro vengano attuate, e ne controlla la corretta esecuzione da parte dei lavoratori. Per quanto riguarda la sicurezza nell’ambiente di lavoro, quella del preposto è una figura fondamentale, e nei prossimi paragrafi andremo a vedere perché.

Chi è il preposto

La definizione di preposto si può trovare nell’articolo 2 della legge 81/08, dove si legge che questa figura è incaricata di sovrintendere all’attività lavorativa, garantendo l’attuazione e la corretta esecuzione delle direttive ricevute dal datore di lavoro, esercitando inoltre un potere di iniziativa funzionale nei limiti dei poteri gerarchici e della natura dell’incarico che gli è stato conferito.

Quindi, il preposto ha sostanzialmente una funzione organizzativa nell’ambito della sicurezza sul lavoro nelle diverse tipologie di aziende, e spesso questo incarico viene ricoperto da soggetti quali il capo squadra, il capo linea, il capo reparto o il capo cantiere. Quando queste figure professionali assumono anche il ruolo di preposto, hanno un potere d’iniziativa volto a far sì che nell’ambiente di lavoro sia garantita la massima sicurezza possibile dei dipendenti.

Il preposto viene nominato direttamente dal datore di lavoro, attraverso un documento di nomina specifico dove devono essere indicate le generalità dell’incaricato, i compiti e i poteri che gli vengono attribuiti e la data di nomina, e l’incarico si considera accettato con la firma per accettazione del preposto. Tuttavia, accade anche che nelle aziende sia presente un “preposto di fatto”, ovvero che non viene nominato con questa procedura formale, ma che esercita ugualmente i compiti e le funzioni tipiche di questa figura, e che dunque viene riconosciuto anche dai colleghi come preposto.

Inoltre, per svolgere le funzioni di preposto, il lavoratore deve seguire una specifica formazione, a cui seguono dei corsi di aggiornamento da svolgersi ogni cinque anni.

Quali sono i compiti del preposto

Per quanto riguarda le funzioni del preposto, i suoi obblighi sono elencati nell’articolo 19 del D. Lgs 81/08, e nelle prossime righe vedremo in particolare di cosa si tratta.

Innanzitutto, il preposto deve sovrintendere al fatto che tutti i lavoratori osservino i propri obblighi di legge e le misure adottate dall’azienda in materia di sicurezza e tutela della salute, compresi i mezzi di protezione collettivi e i dispositivi di protezione individuale (DPI). In caso il preposto rilevi dei comportamenti non in linea con quanto previsto, egli deve intervenire affinché il lavoratore modifichi il comportamento, e nel caso questo non accada, ha la facoltà di interrompere l’attività del dipendente e informare i superiori.

Oltre a questo, tra gli obblighi del preposto si ha anche quello di valutare i rischi, verificare che solo i dipendenti che hanno ricevuto una determinata formazione specifica possano accedere ad aree che li espongono ad un rischio, ed ha anche il compito di richiedere che le misure per il controllo delle situazioni di emergenza siano osservate, in modo tale che i lavoratori abbandonino immediatamente l’area di pericolo. Inoltre, nel caso sia in atto una situazione di pericolo grave ed immediato, il preposto ha il dovere di informare tempestivamente i lavoratori, e di vigilare affinché questi non riprendano la propria attività lavorativa fino a quando la situazione di pericolo non si è totalmente risolta e sono state ripristinate le normali condizioni di sicurezza.

Il preposto ha poi l’obbligo di segnalare al datore di lavoro qualsiasi mancanza o malfunzionamento di tutte le attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione dei lavoratori, e di qualsiasi situazione di cui venga a conoscenza che potrebbe mettere in pericolo la salute e la sicurezza dei dipendenti. Nel caso venga rilevata una qualsiasi condizione di pericolo, quindi, il preposto ha l’obbligo di interrompere l’attività dei lavoratori, segnalare la situazione al datore di lavoro e vigilare affinché l’attività non venga ripresa fino al momento in cui la situazione di pericolo rientra.

Nel caso non venissero rispettati questi obblighi, la legge 81/08 prevede delle responsabilità sia civili che penali per il preposto, e in particolare si tratta di arresto da 1 a 3 mesi e/o di sanzioni pecuniarie che possono variare da 300€ a 2000€ in base alle violazioni degli obblighi che si sono verificate, ma va sottolineato che questi importi variano periodicamente. Il preposto, però, può tutelarsi da accuse di inadempimento del suo incarico mediante segnalazioni scritte qualora si trovi a dover segnalare mancanze, malfunzionamenti o altre lacune per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale o collettiva, oppure per segnalare il mancato rispetto delle disposizioni aziendali da parte di un dipendente.

Che rischi si corrono in smartworking?

In seguito alla pandemia da Covid-19 si è diffusa molto la modalità lavorativa dello smartworking, ad iniziare dai periodi di lockdown che l’hanno resa necessaria per molte aziende per poter continuare a svolgere la loro attività. Successivamente, questa modalità ha continuato a rimanere attiva in molti settori, portando alla necessità di stilare di individuare e valutare gli eventuali rischi connessi ad essa, ma ha anche portato ad una rivalutazione di alcuni aspetti organizzativi riguardanti la sicurezza sul lavoro.

In questo articolo andremo a parlare di entrambi gli argomenti, descrivendo sia i possibili rischi che si possono correre lavorando in smartworking, sia in cosa consiste la riorganizzazione delle misure di prevenzione e sicurezza aziendale.

I rischi dello smartworking: incendi e campi elettromagnetici

Se negli ambienti lavorativi aziendali è possibile valutare quali sono i rischi di incendio in base a determinati fattori come le dimensioni delle stanze, il numero di lavoratori presenti o la strumentazione utilizzata, è difficile fare lo stesso tipo di valutazioni per gli ambienti privati in cui i dipendenti lavorano in smartworking, e per questo motivo è necessario che questi vengano adeguatamente informati sui possibili rischi che si possono correre anche lavorando dalla propria abitazione.

Generalmente, lo smartworking viene associato ad un basso rischio di incendio, ma bisogna tenere in considerazione che si utilizzano dei dispositivi come computer, tablet o smartphone che sono alimentati a batterie al litio ed accumulatori, che vanno gestite in modo corretto per evitare surriscaldamento o sovraccarico elettrico. Dunque, è necessario fare attenzione ad evitare l’interferenza con altre fonti di energia elettrica e all’esposizione a fonti di calore, considerando che gli incendi dovuti alle batterie al litio sono difficili da domare e tendono ad estendersi velocemente, oltre a rilasciare gas nocivi.

Inoltre, tra le misure a tutela della salute dei lavoratori esposte nel D. Lgs. 81/08 si parla anche dei rischi derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici, e per quanto riguarda lo smartworking questi potrebbero essere dati dall’impianto Wi-Fi, dalle attrezzature informatiche, o da altre apparecchiature normalmente utilizzate in questa tipologia di lavoro. Tuttavia, nel documento dal titolo Linee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smartworking redatto dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), viene specificato come l’intensità dei campi elettromagnetici prodotti dagli strumenti utilizzati dai lavoratori in smartworking non sia tale da porre dei rischi per la loro salute, evidenziando anche come gli impianti Wi-Fi siano disciplinati da una normativa internazionale che ne regola il funzionamento e la potenza.

Il lavoratore in smartworking, quindi, dovrà accertarsi che tutte le apparecchiature che utilizza per lavorare siano conformi alla normativa internazionale in merito, e nel caso tali strumenti siano forniti dall’azienda, questa verifica andrà effettuata dal datore di lavoro e dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.

La gestione delle emergenze

Nel documento del Consiglio Nazionale degli Ingegneri che abbiamo menzionato poco fa, si legge anche come nel caso in cui sia prevista la possibilità di lavorare in smartworking, sia comunque necessario che siano sempre presenti i lavoratori addetti alla gestione delle emergenze in sede.

Generalmente, il numero di dipendenti incaricati alla gestione delle emergenze era calcolato in base al contesto aziendale e al numero complessivo di persone che vi lavoravano, ma con la diffusione del lavoro a distanza sarà necessario aggiornare e modificare non solo il modello produttivo delle diverse aziende, ma anche l’organizzazione delle misure di prevenzione e protezione dei lavoratori. Infatti, riducendosi il numero di dipendenti fisicamente presenti sul luogo di lavoro, sarà possibile anche ridurre il numero di addetti alla sicurezza e alla gestione delle emergenze.

Dunque, in questo documento viene evidenziato come sarà lo stesso modello organizzativo della sicurezza sul lavoro che dovrà essere aggiornato, innanzitutto improntando la formazione e l’informazione dei dipendenti secondo una logica che prenda in esame in modo diffuso la cultura della sicurezza, senza suddividerla in compartimenti stagni, sebbene ogni area e ogni reparto dell’azienda abbia dei rischi specifici. Inoltre, andranno aggiornate le procedure secondo un modello flessibile e riferito a tutti i lavoratori, non solo agli addetti designati alla sicurezza, in modo tale che tutti siano in grado di reagire e comportarsi correttamente nelle situazioni di emergenza impreviste non solo per quanto riguarda il primo soccorso e la prevenzione del rischio di incendio, ma per quanto riguarda tutti i rischi generici presenti nell’ambiente di lavoro. Inoltre, alla lice di questi aggiornamenti, sarà compito del datore di lavoro e delle altre figure responsabili aggiornare il piano di emergenza aziendale e integrare queste modifiche nel Documento di Valutazione del Rischio, che il datore di lavoro deve obbligatoriamente redigere anche con l’ausilio di professionisti e servizi di consulenza specializzati.

Quali sono gli obblighi del datore di lavoro secondo la legge

In materia di sicurezza sul lavoro, ci sono diverse leggi che definiscono le figure che compongono la gerarchia aziendale e ne disciplinano gli obblighi delegabili e non delegabili. Tra queste è di grande importanza la figura del datore di lavoro, di cui si parla nel D. Lgs. 81/08, e dei cui obblighi andremo a parlare in questo articolo.

Chi è il datore di lavoro

Secondo il Decreto Legislativo 81/08, il datore di lavoro è il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore, o più in generale la persona che ha la responsabilità dell’organizzazione dell’attività produttiva, e che ne esercita i poteri decisionali per quanto riguarda le spese. Ciò è valido per qualsiasi tipo di impresa privata, mentre se si prendono in considerazione le pubbliche amministrazioni, il datore di lavoro è rappresentato dal dirigente che esercita i poteri di gestione, oppure il funzionario che ha autonomia gestionale dell’apparato che va a dirigere.

Qualunque sia la forma dell’attività che il datore di lavoro va a dirigere, questi ha degli obblighi specifici previsti dalla legge, che andremo a vedere nel prossimo paragrafo.

Gli obblighi del datore di lavoro

Valutazione del rischio e Documento di Valutazione del Rischio (DVR)

Tutte le aziende che impieghino almeno un lavoratore hanno l’obbligo di redigere un Documento di Valutazione dei Rischi, incarico che generalmente viene affidato a professionisti e consulenti specializzati, anche se rimane del datore di lavoro l’obbligo di esaminare e valutare i rischi presenti sull’ambiente di lavoro, avvalendosi anche di misurazioni strumentali per quanto riguarda, ad esempio, l’emissione di polveri, il livello di rumore, o altro.

Nomina del medico del lavoro

Sempre rimanendo nell’ambito della prevenzione e della valutazione dei rischi, il datore di lavoro ha anche l’obbligo di nominare un medico del lavoro, il quale accerta l’idoneità dei lavoratori a svolgere una determinata attività oppure, al contrario, può prescriverne delle limitazioni per tutelare la salute dei dipendenti. Inoltre, il medico del lavoro collabora con il datore di lavoro nel processo di valutazione dei rischi.

Nomina di RSPP e RLS

Altre due figure che vengono nominate direttamente dal datore di lavoro sono il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). Il primo ha il compito di gestire, in collaborazione con il datore di lavoro, il sistema di prevenzione e protezione dei lavoratori, informandoli dei rischi a cui sono sottoposti ed organizzando una formazione efficace affinché la salute di questi ultimi sia sempre tutelata.

Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, invece, partecipa alle riunioni periodiche aziendali sul tema della sicurezza in qualità di portavoce dei dipendenti, e in queste occasioni propone al datore di lavoro attività di formazione in materia e altre azioni concrete per ridurre i rischi presenti nell’ambiente di lavoro.

Formazione e informazione dei lavoratori

Il datore di lavoro è responsabile anche di una corretta informazione dei lavoratori circa il ruolo e le responsabilità delle varie figure impiegate nell’ambito della sicurezza aziendale sia per quanto riguarda i rischi connessi alle abituali attività lavorative quotidiane, sia riguardo alle possibili situazioni di emergenza. Inoltre, è compito del datore di lavoro accertarsi che i lavoratori conoscano i propri doveri e responsabilità, e che questi abbiano le conoscenze necessarie per comportarsi correttamente in tutte quelle situazioni in cui si pongano dei rischi per la loro salute.

A questo proposito, il datore di lavoro deve organizzare e fornire una formazione adeguata a tutti i dipendenti della sua azienda, a cominciare dai corsi di primo soccorso e antiincendio, in cui i lavoratori vengono istruiti sull’importanza della prevenzione dei rischi per la salute e sul comportamento da tenere in caso di incidenti, e su come collaborare in modo efficace con i soccorritori professionisti.

Esistono poi altri corsi sulla sicurezza sul lavoro, suddivisi in formazione base e formazione specifica. Il corso di formazione base ha una durata di 4 ore e affronta le tematiche generali in materia, che sono valide per qualsiasi tipo di azienda e per qualsiasi attività lavorativa. La formazione specifica, invece, ha tematiche e durata diversa a seconda della classe di rischio (basso, medio, alto) in cui si classifica l’azienda, e si concentra in modo particolare sui vari rischi che coinvolgono i dipendenti in base alle mansioni da loro svolte.

Concludiamo dicendo che, tra gli obblighi che abbiamo menzionato, ce ne sono di delegabili e di non delegabili. In particolare, gli obblighi non delegabili del datore di lavoro sono la valutazione del rischio e la nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, mentre tutti gli altri obblighi possono essere delegati, ma ci sono alcuni limiti alla delega, specificati nel D. Lgs. 81/08. In ogni caso, anche se un compito viene delegato, al datore di lavoro spetta comunque la vigilanza sul corretto svolgimento delle funzioni da parte del delegato.

Come la tecnologia ha migliorato la sicurezza aziendale

La salute dei lavoratori e la sicurezza dei luoghi di lavoro sono un tema sempre attuale, oltre che un obbligo di legge per i datori di lavoro. Sia la legislazione italiana, col Testo Unico relativo a tale argomento, sia la legislazione europea, soprattutto in tema di costruzione e funzionamento di macchinari utilizzati in azienda, impianti elettrici e relativi materiali, impongono al datore di lavoro la corretta valutazione dei rischi; in questo modo può prendere le necessarie contromisure, cioè adottare dispositivi di protezione individuale o collettivi, procedure e sistemi i locali così da garantire nella sua impresa la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino.

In aiuto ai datori di lavoro, oltre che consulenti esterni esperti di Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino, come quelli di net srl c’è anche la tecnologia, che negli ultimi anni ha sicuramente migliorato la sicurezza, diminuendo fortemente i rischi. Vedremo come con questo breve articolo.

La tecnologia e l’uomo

La tecnologia è l’insieme di attività dell’essere umano che rendono concrete idee e progetti, con l’obiettivo di migliorare i processi di produzione e rendere più agevole l’esecuzione delle attività necessarie per vivere e stare bene. Nonostante questa definizione neutrale, l’innovazione tecnologica ha avuto una accelerazione durante i periodi di guerra ed in genere su impulso degli eserciti.

Molte delle innovazioni tecnologie che sono state introdotte nella produzione industriale a scopi civili arrivano da richieste ed esigenze della produzione bellica e a scopo di attacco o difesa. Per esempio dobbiamo alla Prima Guerra Mondiale la diffusione di oggetti di uso comune, per esempio quelli fatti in acciaio inox, per esempio i classici orologi o le pentole; ma anche le cerniere lampo o addirittura le bustine da tè. In generale il progresso tecnologico ha sempre conseguenze positive.

Nel settore della produzione alimentare, della chimica e della medicina ha trasformato l’uomo, migliorando le condizioni igieniche; e anche questa è una forma di sicurezza. Anche invenzioni come gli impianti anti incendio, gestibili anche da remoto, oggi sembrano scontati, ma non è da molti decenni che sono comparsi in ditte ed edifici pubblici.

La prevenzione

La tecnologia più moderna è fondamentale inoltre anche nel campo della prevenzione. Esistono algoritmi capaci di analizzare la situazione di una azienda, creando schemi e grafici predittivi, individuando le aree o le mansioni a maggior rischio. E’ così possibile concentrare le proprie attenzioni in tali settore, aumentando non solo la sicurezza dei lavoratori, ma anche ottimizzando l’investimento economico.
Oppure si utilizzano particolari sensori, costruiti sfruttando l’intelligenza artificiale, applicati poi su specifici macchinari. Monitorando il funzionamento della macchina stessa, raccolgono dati in tempo reale riuscendo a cogliere segnali di un possibile malfunzionamento prima che sia palese agli addetti o agli operai. L’allarme quindi scatta immediatamente, evitando incidenti ai lavoratori anche danni maggiori alla macchina.

Sicurezza sul lavoro e tecnologia

Nel mondo del lavoro il progresso tecnologico è uno dei fattori di successo di una impresa: le aziende costantemente innovative e aperte al progresso sono quelle che hanno le performance migliori e le maggiori quote di mercato. Il progresso scientifico è sempre un ottimo alleato per la società, a patto di essere governato. L’innovazione tecnologia sui luoghi di lavoro deve sempre essere accompagnata da un corretta formazione degli operai e dei collaboratori; anche una macchina costruita in modo sicuro può divenire un pericolo se non si sa come utilizzarla.

Allo stesso modo la tecnologia può essere usata per attrezzature e strumenti che proteggano i lavoratori e dunque garantire la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino.
Molti macchinari industriali non hanno più le protezioni fisse, che per effettuare manutenzioni e regolazioni dovevano essere rimosse e spesso non venivano più rimontate. Oggi ci sono sistemi più semplice, sportelli apribili gestiti anche da remoto o da telecomando. I sensori inoltre impediscono al macchinario di ripartire finché lo sportello non è chiuso e non c’è la massima sicurezza, o finché le persone non si sono allontanate. Questi strumenti poi hanno margini di errore praticamente pari a zero.

Ancora, esistono unità robotiche hanno evitato all’uomo di svolgere attività troppo ripetitive, che causano un calo dell’attenzione aumentando le probabilità di incidente. O ancora ai robot utilizzati per esplorare le profondità abissali o intervenire in zone estremamente pericolose delle centrali nucleari.
Anche tutti quei prodotti che appaiono particolarmente semplici, come i dispositivi di protezione individuale, sono stati profondamente migliorati grazie al progresso tecnologico; mascherine per gli occhi, caschi, scarpe antinfortunistiche sono più resistenti e leggeri, facilmente indossabili ma altamente protettivi.

In fondo, anche un paio di scarpe infortunistiche sono un oggetto che richiede una non indifferente progettazione ingegneristica e tecnologica. Come già accennato, la tendenza del futuro sarà nell’elaborazione dei dati ai fini della corretta valutazione dei rischi e per adottare le procedure di Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino più efficaci. La capacità di raccogliere maggiori quantità di informazioni e fare processare questi big data alle macchine, permetterà di prendere decisioni più efficienti e sicure in ogni campo.

Rating di sinistrosità e prevenzione per gli appalti pubblici

Nei giorni scorsi l’Inail ha presentato un’iniziativa che punta a premiare nelle gare per gli appalti pubblici tutte quelle aziende che si impegnano per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, per cui è stato proposto il rating di sinistrosità e prevenzione come sistema premiale, ossia un indicatore che tiene conto sia degli infortuni che si sono verificati sul luogo di lavoro, sia di come viene gestita la sicurezza aziendale, in modo da valorizzare chi si impegna anche andando oltre l’adempimento delle leggi in merito.

Noi di Net Srl siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze e la nostra professionalità nel fornire alle aziende che vogliono impegnarsi in questo senso tutte le certificazioni utili ad attestare una gestione virtuosa della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, ma nel frattempo nei prossimi paragrafi vediamo più nel dettaglio in che cosa consiste la proposta dell’Inail per gli appalti pubblici.

L’iniziativa dell’Inail per la sicurezza sul lavoro

Poco tempo fa si è svolto un incontro che ha visto i vertici dell’Inail, in particolare il direttore generale Andrea Tardiola e il vicepresidente Paolo Lazzara, presentare un piano per premiare le aziende che si impegnano in modo particolare nella prevenzione degli infortuni sul lavoro nel contesto degli appalti pubblici, e la presentazione di questo sistema si è svolta in un incontro con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), il Gruppo Ferrovie dello Stato e la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, che avrà un ruolo centrale nello sviluppo delle infrastrutture destinate alle Olimpiadi Invernali del 2026.

Questa proposta si fonda in modo particolare sull’articolo 95 del Dlgs 50/2016, parte del Codice dei contratti pubblici, che va a stabilire che tra i criteri qualitativi per individuare la migliore offerta in una gara di appalto pubblico possono rientrare anche le certificazioni o gli attestati in materia di sicurezza, salute e prevenzione degli infortuni sul lavoro.

A questo punto, quindi, è ragionevole aspettarsi che nella redazione degli atti di gara vengano inseriti dei requisiti specifici riguardanti questo argomento, in modo da favorire con un punteggio maggiore le imprese che si impegnano a garantire un ambiente di lavoro sano e sicuro ai loro dipendenti, in modo da incentivare un impegno generale in questo senso.

Il rating di sinistrosità e prevenzione (RSP)

In concreto, la proposta dell’Inail è quella di introdurre il rating di sinistrosità e prevenzione, ossia un indicatore che va a tenere conto contemporaneamente sia dell’andamento degli infortuni in azienda, sia della gestione della sicurezza e della salute dei lavoratori sull’ambiente di lavoro.

Il rating di sinistrosità, in particolare, verrà calcolato con due indicatori che terranno conto sia della frequenza che della gravità degli infortuni, utilizzati sia per calcolare il livello della singola azienda sia i parametri di riferimento relativi alla sinistrosità media, in modo da determinare uno scostamento tra i due valori.

Il rating di prevenzione sarà invece un valore che verrà moltiplicato per una variabile crescente a seconda delle dimensioni dell’azienda, in modo tale da andare da un lato a favorire le piccole imprese, e dall’altro a compensare il rating di sinistrosità.

In cosa consiste la Valutazione di Impatto ambientale e quando farla

La Valutazione di Impatto Ambientale è una procedura tecnica e amministrativa, che serve ad individuare gli effetti di un determinato progetto sulla salute dei cittadini delle aree circostanti e più in generale sull’ambiente. Oltre all’obbligo legislativo previsto per alcune categorie di imprese, che andremo ad analizzare nel dettaglio nel corso di questo articolo, possiamo comunque dire che la sostenibilità di tali progetti dovrebbe essere prima di tutto un obbligo morale nei confronti dell’ambiente, per poterlo preservare nel presente ma soprattutto nel futuro.

Dunque, andiamo ora a descrivere in cosa consiste la Valutazione di Impatto Ambientale, quali sono i casi in cui è obbligatoria e come fare per richiederla.

Cos’è la Valutazione di Impatto Ambientale

La Valutazione di Impatto Ambientale, in sostanza, è un’operazione preliminare che va ad identificare gli effetti che un’attività pubblica o privata avrebbero sull’ambiente, oltre a scegliere tutte le misure necessarie a prevenire, minimizzare o eliminare qualsiasi effetto negativo. Questo strumento è stato adottato in Europa già nel 1985 con la Direttiva Comunitaria 85/337/CEE, e va a toccare quattro concetti principali: la prevenzione dell’impatto ambientale, l’integrazione delle componenti dell’ambiente con i vari effetti possibili, il confronto tra chi progetta e chi autorizza l’attività, e la partecipazione attiva dei cittadini. In Italia, invece, è disciplinata dal D. Lgs. n.152 del 3 aprile 2006, che vanno a definirne le varie fasi.

Le fasi della Valutazione di Impatto Ambientale sono le seguenti:
Screening, ovvero verifica di assoggettabilità
Scoping, ovvero definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale
Presentazione e pubblicazione del progetto
Consultazioni e loro valutazione
Decisione
Monitoraggio del progetto e delle misure decise

Tutta questa procedura è svolta da un team di professionisti qualificati, messi a disposizione anche da NET srl, come ingegneri, geologi, architetti o geometri, che mettono le loro competenze a servizio delle aziende per progettare insieme le soluzioni migliori e più sostenibili perché sia possibile svolgere l’attività in esame.

Pochi anni fa, con il D. Lgs. n.104/2017 sono entrate in vigore alcune novità in merito alla Valutazione di Impatto Ambientale, che vanno anche a ridurne i tempi in modo significativo. Infatti, per i progetti statali è possibile richiedere un provvedimento unico ambientale, ma è anche stata introdotta una fase di pre-screening, in cui si effettua una valutazione preliminare del progetto in modo da individuare le varie procedure da mettere in atto in caso diano necessarie modifiche o adeguamenti tecnici delle opere già esistenti. Oltre a questo, le regole sono state rese più omogenee a livello nazionale, e l’intera procedura è stata digitalizzata, eliminando l’obbligo della pubblicazione sugli organi di stampa.

Quando è obbligatoria la Valutazione di Impatto Ambientale

Ora che abbiamo visto in cosa consiste la Valutazione di Impatto Ambientale, possiamo dire che ci sono alcuni casi in cui questa va richiesta ed effettuata obbligatoriamente, e la casistica si divide in progetti di competenza statale, regolati dal D. Lgs. n.152/06, e in progetti di competenza regionale. Per fare alcuni esempi concreti, tra i progetti statali possiamo trovare raffinerie di petrolio, centrali termiche e altri impianti di combustione, acciaierie, autostrade, aeroporti o tronchi ferroviari, mentre di competenza regionale sono gli impianti eolici e termici per la produzione di elettricità, gli impianti di smaltimento dei rifiuti tossici e pericolosi, tutto ciò che riguarda il settore dell’agricoltura, l’industria energetica ed estrattiva e le infrastrutture.

Quindi, tutte le attività che fanno parte di questi ambiti dovranno richiedere la Verifica di Impatto Ambientale, che andrà preceduta dalla verifica di assoggettabilità, in cui si valuteranno i possibili effetti negativi sull’ambiente causati in maniera diretta dal progetto in questione. Quindi verranno effettuati degli studi preliminari che verranno trasmessi alle amministrazioni competenti, che successivamente collaboreranno con il richiedente ed altri soggetti pubblici che operano nel settore ambientale la procedura da seguire e le misure da adottare, per poi preparare la documentazione richiesta per la Valutazione di Impatto Ambientale vera e propria.

Quando si tratta di progetti che riguardano grandi opere infrastrutturali, è possibile procedere con una richiesta alle associazioni di protezione ambientale e ai vari enti pubblici territoriali coinvolti, e successivamente in base alle consultazioni e all’indagine pubblica il proponente può richiedere l’autorizzazione alla modifica dei propri elaborati.

Concludiamo questo articolo menzionando anche il fatto che nel 2020 il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente ha emanato delle nuove linee guida relative alla Valutazione di Impatto Ambientale, che si rifanno in maniera diretta agli obiettivi di sostenibilità europea, e hanno lo scopo di semplificare ed uniformare sia i processi che i contenuti relativi agli studi di impatto ambientale.

Quando effettuare la manutenzione degli estintori

La manutenzione degli estintori è un passaggio molto importante da effettuare per prevenire il rischio di incendi nelle aziende, e soprattutto per avere degli strumenti funzionanti nel caso in cui ci dovesse essere la necessità di spegnere le fiamme. La manutenzione di questi strumenti è un obbligo a carico del datore di lavoro sancito da uno specifico decreto del Presidente della Repubblica e da un Decreto Ministeriale, e deve seguire una normativa specifica di riferimento, che andremo a descrivere in questo articolo.

Chi effettua la manutenzione degli estintori?

La normativa che regola la manutenzione degli estintori, operazione effettuata anche da NET srl, specifica anche le figure che l’azienda deve nominare a riguardo, e in particolare si tratta di un responsabile delle misure di sicurezza antiincendio, di un’azienda di manutenzione estintori, e di una persona formata appositamente per la manutenzione antiincendio.

La manutenzione periodica degli estintori

Secondo la normativa vigente nel nostro Paese, la manutenzione periodica degli estintori deve essere effettuata ogni 6 mesi, e si tratta di un’operazione che si suddivide in cinque fasi. Tutte queste misure hanno due scopi principali, che sono sia quello di prevenire l’insorgere di un incendio, sia quello di garantire l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni materiali in caso di incendio all’interno degli ambienti di lavoro. Dunque, prima ancora di pensare alla manutenzione dell’estintore, bisogna assicurarsi di scegliere lo strumento adatto alla classe di rischio dell’azienda, che si calcola in base alla valutazione del rischio relativo al DM 64/98.

Esistono infatti diversi tipi di incendio con diversi agenti estinguenti, e questi ultimi vanno scelti in base alla classe di rischio identificata, e la dimensione dell’estintore va scelta in base alla superficie che questo deve essere in grado di coprire in caso di incendio. In base a tutte queste variabili, chiaramente, varieranno sia il prezzo dell’estintore stesso che il prezzo della manutenzione, e come vedremo nei prossimi paragrafi saranno anche necessarie tempistiche diverse per la revisione periodica dello strumento.

La prima fase è quella del controllo iniziale, in cui l’azienda si occupa di realizzare una serie di accertamenti dello strumento, e in particolare che questo non sia fuori servizio, che le marcature presenti siano corrette, e che il libretto di istruzioni sia disponibile.

La seconda fase, che in realtà va effettuata costantemente, riguarda la sorveglianza, che non ha delle tempistiche e delle modalità precise definite dalla normativa, ma si tratta piuttosto di una buona norma, che prevede di controllare periodicamente che l’estintore sia integro, segnalato tramite l’apposito cartello e che non sia stato manomesso, che possa essere immediatamente utilizzato in caso di emergenza e che l’indicatore della pressione del contenuto si trovi nel range di colore verde, che indica un valore corretto per il funzionamento dello strumento.

La fase del controllo periodico vero e proprio è quella regolamentata dalla legge, che per l’appunto deve essere effettuata ogni sei mesi da una persona competente e appositamente formata, la quale dovrà svolgere una serie di controlli e alla fine compilare correttamente il cartellino che indica l’avvenuta compilazione. Tra i vari controlli che devono essere effettuati, troviamo la verifica della carica di eventuali bombole di gas ausiliario, dello stato di carica degli estintori a biossido di carbonio, della pressione interna degli strumenti, e di tutti gli elementi che si considerano generalmente durante la fase di sorveglianza.

La quarta fase è quella della revisione e dell’assistenza, che va effettuata secondo tempistiche precise in base alla tipologia degli estintori presi in esame, e prevede una serie di interventi tecnici. Durante questa fase, la persona incaricata dovrà esaminare l’interno dell’estintore, controllarne tutte le componenti, sostituire i dispositivi di sicurezza, e sostituire l’agente estinguente, le valvole e le guarnizioni.

L’ultima fase è quella del collaudo, con cui si va a verificare che lo strumento funzioni correttamente e sia efficace in caso di emergenza. Chiaramente, dopo essere stato collaudato l’estintore verrà ricaricato, verrà sostituita la valvola erogatrice e verrà dunque riportato al livello massimo di efficienza, in modo tale che possa essere subito disponibile per l’utilizzo.

Quanto costa la manutenzione degli estintori?

Il costo della manutenzione degli estintori non è sempre lo stesso, ma varia a seconda della zona e degli interventi che vanno effettuati. In linea generale, nel caso sia necessario solamente effettuare un controllo in prezzo si aggira attorno ai 10€ per ogni singola componente, mentre se è necessaria una revisione dello strumento, i costi possono andare dai 20€ fino ai 150€ o 160€.

Quindi, una volta effettuati tutti i controlli del caso l’azienda certificatrice rilascerà una certificazione con tutti gli interventi eseguiti, che verrà periodicamente aggiornata ogni volta che verranno eseguiti tutti i controlli necessari alla manutenzione periodica degli estintori.

Le basi della sicurezza sul lavoro in un cantiere

La sicurezza sul lavoro, in primo luogo, è l’insieme delle misure di prevenzione e protezione che il datore di lavoro adotta, con l’obiettivo di evitare o ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori ai rischi connessi all’attività lavorativa. La corretta valutazione dei rischi va fatta attraverso Piani Generali di Sicurezza (PSG) che il datore di lavoro deve redigere con l’ausilio di professionisti, come net srl, mentre permane in capo al datore di lavoro anche l’obbligo della formazione alla sicurezza dei propri collaboratori.

L’obiettivo finale è quello di eliminare o ridurre la possibilità che si verifichino infortuni e sorgano malattie professionali che possono danneggiare la salute dei lavoratori. Ciò vale anche e soprattutto nei cantieri, luoghi nei quali gli infortuni, purtroppo, si verificano spesso e non sempre i lavoratori sono adeguatamente formati e utilizzano correttamente i dispositivi di protezione individuali come scarpe anti-infortunistiche, caschetto e guanti.

Le norme e i decreti sulla sicurezza

Anche per i cantieri, l’insieme di leggi cui fare riferimento in materia di sicurezza sul lavoro, è il Decreto Legislativo datato 9 aprile 2008, numero 81, che ha abrogato la precedente legge 626, risalente al 1994, diventando il testo unico di riferimento in materia. Il Dlgs 81/2008 ha assorbito anche normative di settore, come il Decreto Legislativo 494/96, specifico per la sicurezza nei cantieri edili. Tale norma, dunque, ha accorpato tutte le precedenti regole in materia, imponendo precisi obblighi al datore di lavoro.

E’ infatti, Il Datore di lavoro il perno centrale della sicurezza sul lavoro, il quale deve avvalersi della collaborazione del Medico di medicina del lavoro, di un Responsabile per la salute e la sicurezza dei lavoratori, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Tutte queste figure formano il Servizio di Previsione e Prevenzione, il quale deve individuare e analizzare i rischi all’interno del luogo di lavoro (la propria azienda), sia per quanto riguarda l’ambiente di lavoro, sia le lavorazioni ed i macchinari utilizzati, sia l’interazione delle persone all’interno dell’impresa, adottando adeguate misure di prevenzione e protezione, individuali e collettive, a tutela dei propri lavoratori.

La sicurezza nel cantiere

Entrando nello specifico di un cantiere, soprattutto di un cantiere per la realizzazione o la ristrutturazione di un immobile, anche senza essere esperti di sicurezza sul lavoro abbiamo la percezione di un ambiente potenzialmente molto pericoloso. Ed infatti, il testo unico del 2008 definisce un cantiere come “cantiere temporaneo o mobile” a chiarire che si tratta di uno specifico ambiente di lavoro, in costante evoluzione, come lo sono le varie fasi di costruzione o ristrutturazione. Di conseguenza, rischi e pericoli per i lavoratori possono essere diversi a seconda della fase in cui ci si trova in cantiere.

In particolare dobbiamo distinguere i rischi per la salute da quelli sulla sicurezza. Con rischi per la sicurezza, il legislatore italiano intende rischi legati al possibile accadimento di un incidente, cioè un evento violento e limitato nel tempo che porta un danno fisico al lavoratore, con effetto di renderlo inabile temporaneamente, in maniera permanente, oppure portare alla morte. E’ quello che si chiama infortunio sul lavoro. I principali rischi per la sicurezza che i Piani Generali di Sicurezza (PSG) debbono prevedere sono molteplici. Abbiamo il rischio da seppellimento, durante le operazioni di scavo, se lo scavo è ristretto e supera la profondità di un metro; il rischio da ribaltamento e schiacciamento, utilizzando macchine movimento terra; il rischio di cadute dei lavoratori dall’alto, per qualsiasi attività lavorativa svolta ad altezza superiore ai 2 metri senza adeguate protezioni; i rischi di lesioni alla testa per contusioni contro oggetti sporgenti o caduta di materiali dall’alto; i rischi da schiacciamento, più o meno gravi, in relazione a dimensioni e peso del carico, nonché alla parte del corpo lesionata; il rischio da elettrocuzione e folgorazione, utilizzando apparecchiature elettriche guaste, se c’è acqua e mani bagnate o per contatto con elementi e cavi in tensione; i rischi da proiezioni di materiali e schegge o il rischio di taglio nell’utilizzo di determinate attrezzature di lavoro. Accanto ai rischi per la sicurezza non vanno dimenticati i rischi per la salute, che sono causati dall’esposizione più o meno prolungata ad agenti fisici, biologici, chimici, oppure dovuti alla movimentazione manuale di carichi per un tempo prolungato.

Tali rischi possono causare ai lavoratori l’insorgere di malattie professionali in modo lento, graduale e progressivo, involontario e dovuto al lavoro. In un cantiere, perciò, consideriamo rischi per la salute quelli connessi, ad esempio, al rumore delle proprie attrezzature di lavoro o di attività di altre aziende presenti in cantiere; i rischi da vibrazioni meccaniche al sistema mano-braccio a causa del prolungato uso di attrezzature elettriche manuali (demolitori, trapani, eccetera) o di macchinari; i rischi connessi alla movimentazione manuale dei carichi, come i materiali da costruzione. Il datore di lavoro dovrà individuare i rischi aziendali attraverso la corretta valutazione dei rischi che sarà contenuta nel Documento sulla valutazione dei rischi, base che servirà per redigere i Piani Generali di Sicurezza (PSG). E’ fondamentale, perciò, rivolgersi ad esperti in sicurezza che abbiano ampia esperienza in materia, come i consulenti net srl.

Perchè si dovrebbe insegnare la sicurezza sul lavoro nelle scuole

Gli infortuni sul lavoro sono una piaga che ha dei costi altissimi per la società e lo Stato. Non solo dal punto di vista umano, ma anche economico. Spesso un infortunio sul lavoro significa, oltre che rovinare la salute di un essere umano e la sua capacità di generare reddito, anche spese mediche a carico dello Stato, fermo della produzione, immagine negativa per l’azienda. Ecco perché la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino è soprattutto prevenzione. E prevedere i rischi per evitare i guai è proprio il senso dei Piani Generali di Sicurezza (PSG) che i datori di lavoro sono obbligati a formulare, naturalmente con l’assistenza di esperti di Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino.

Ma ciò non basta, se i lavoratori non ricevono un’adeguata formazione alla sicurezza. Anche questo è un obbligo dei datori di lavoro. Sappiamo, tuttavia, quanto sia faticoso insegnare ad un adulto, perché le persone di una certa età e con già una discreta esperienza nel mondo del lavoro hanno ormai acquisito delle certezze e delle abitudini, che le inducono, dinnanzi a un rischio lavorativo, a dare sempre la stessa risposta, col risultato di adottare, in molti casi, comportamenti sbagliati.

Già questo motivo sarebbe sufficiente per indurre a pensare che la sicurezza sul lavoro vada data anche ai bambini e ai giovani, in età scolastica, che tali certezze non le hanno e impostare un cambiamento di mentalità, che porti a considerare la sicurezza sul lavoro non più un fastidio, ma una parte importante della propria cultura del lavoro. Ma esiste la possibilità che la Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino venga insegnata anche nelle scuole? Come vedremo in questo articolo, la risposta alla domanda è affermativa.

Salute e sicurezza sul lavoro a scuola

L’articolo 11 comma 1, lettera c) del testo unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori e dei luoghi di lavoro, cioè il Decreto Legislativo 81/08 prevede il “finanziamento delle attività degli istituti scolastici, universitari e di formazione professionale finalizzata all’inserimento in ogni attività scolastica ed universitaria, nelle istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica e nei percorsi di istruzione e formazione professionale di specifici percorsi formativi interdisciplinari alle diverse materie scolastiche volti a favorire la conoscenza delle tematiche della salute e della sicurezza nel rispetto delle autonomie didattiche”.

In sostanza, la sicurezza sul lavoro può entrare nelle scuole di ogni ordine e grado. Ed in effetti, nella formazione professionale vi sono espressamente ore dedicate alla sicurezza. Questo argomento è importante, anche perché con l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro, cioè un periodo di tempo nel quale lo studente, a partire dai 16 anni, può formarsi in un’azienda pur rimanendo nel percorso scolastico rende ancora più urgente introdurre questa materia nelle scuole fin dall’istruzione elementare. Non dimentichiamoci che secondo le statistiche di Eurostat, sempre più giovani sono a rischio incidenti sul lavoro.

Non è solo questione di formazione per il futuro ma anche di un presente stringente e per certi versi drammatico. All’interno degli edifici scolastici, infatti, secondo dati dell’Inail, la media annua di infortuni durante le ore di lezione è di circa 89.000 alunni. Non solo, ma le statistiche ci dicono anche che i lavoratori più giovani sono quelli più soggetti a infortuni sul luogo di lavoro rispetto ai colleghi più anziani e con maggiore esperienza, anche di corsi di sicurezza e di aggiornamento sulla sicurezza. I fattori che contribuiscono a questo primato sono diversi.

La minore conoscenza dell’ambiente di lavoro e dei rischi correlati ad esso, nonché la minore esperienza nello svolgimento dell’attività lavorativa e nell’utilizzo delle attrezzature e dei macchinari che richiedono specifiche competenze, svolgimento di lavori fisicamente più pesanti e così via.

Salute e sicurezza sul lavoro a scuola: qualche proposta

Conosciamo il problema e sappiamo che è necessario introdurre nelle scuole o potenziare corsi e momenti dedicati alla sicurezza sul lavoro. Resta da capire come trasmettere alle giovani generazioni le tematiche relative alla Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino. Un approccio efficace per ogni materia, ma a maggior ragione per quanto riguarda la sicurezza, è quello che garantisce una partecipazione attiva sia degli studenti sia degli insegnanti, coinvolgendo indirettamente anche i genitori.

A questo proposito, gli esperti di Net Srl per  Salute e Sicurezza sul lavoro a Torino sottolineano come si potrebbero ottenere risultati soddisfacenti con un insegnamento basato su casi di vita reale, con esempi vicini alla vita quotidiana degli studenti, coinvolgendoli, ad esempio, nella gestione della sicurezza del proprio Istituto. Esistono strumenti didattici innovativi, a tal proposito, che possono essere sfruttati anche in questo ambito, come i quiz online, le varie App didattiche e così via.

Indubbiamente un serio incentivo per gli studenti sarebbe l’inserimento della materia tra quelle riportate nella pagella, con tanto di valutazione legata anche all’acquisizione dei crediti formativi previsti dal periodo di alternanza scuola lavoro. Una parte fondamentale, infine, riguarda gli insegnanti cui va data un’adeguata preparazione a trasmettere la materia. Come lavoratori, infatti, sono tenuti a seguire corsi di aggiornamento sulla sicurezza e dunque sono direttamente coinvolti nella tematica: dovrebbero essere formati anche a trasmettere i contenuti relativi alla sicurezza anche ai loro alunni.

Cosa fa un RSPP Esterno a Torino

La salute e la sicurezza dei lavoratori non sono solo argomento di dibattito, ma riguardano dei veri e propri obblighi in capo ai datori di lavoro da parte della legislazione italiana, vale a dire il Testo Unico (T.U.) sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro, Decreto Legislativo. 81/08. In particolare, il sistema di norme che tutelano chi accede ai luoghi di lavoro prevede un sistema di analisi e valutazione dei rischi e di conseguenti azioni di prevenzione, definendo ruoli e responsabilità in maniera precisa all’interno dell’organigramma e aziendale. Ci occuperemo di una delle figure più importanti in questo senso, cioè il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (in sigla RSPP), cercando di capire cosa fa e se è possibile nell’ambito di una consulenza esterna.

RSPP Esterno a Torino chi è?

Il ruolo di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) è previsto per chi gestisce il sistema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro all’interno dell’organigramma aziendale. Questa funzione e la nomina del relativo responsabile, è uno degli obblighi non delegabili del Datore di Lavoro. Il RSPP Esterno a Torino, infatti, è il principale referente per quanto riguarda tutte le decisioni di sicurezza sul lavoro. La nomina del responsabile della sicurezza può riguardare anche un consulente esterno all’azienda, purché sia qualificato, e solo nel caso in cui non vi siano in organico dipendenti e/o collaboratori in possesso dei requisiti obbligatori per questo delicato ruolo.

Il Datore di Lavoro (DDL) e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza(RLS) devono interagire: la nomina, infatti, avviene dopo aver sentito il parere dell’RLS, il quale poi dovrà interagire con l’RSPP. La presenza di un RSPP è obbligatoria in ogni azienda con almeno un dipendente.

Una volta scelto l’RSSP, il datore di lavoro mantiene ancora degli obblighi agli occhi della legge: la supervisione dell’operato dell’RSSP; la corretta valutazione dei rischi; le misure adottate per prevenirli.

RSPP esterno e interno: che differenze ci sono?

Il RSPP interno non necessariamente è un dipendente. Il D.Lgs. 81/08, infatti, afferma che “il RSPP deve essere una persona esperta e in possesso di capacità e requisiti specifici per la salvaguardia e il mantenimento della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro che gestisce”. Per essere considerato interno deve assicurare presenza adeguata in azienda per lo svolgimento delle attività di responsabilità che lo riguardano, e conoscere adeguatamente l’impresa. All’interno di realtà medio piccole come quelle italiane, risulta molto difficile trovare professionalità del genere. Così il testo unico per la sicurezza e la salute dei lavoratori, prevede la possibilità di nominare una figura esterna, che sia esperta, cioè competente, affidabile e disponibile ad assumersi l’incarico di consulente RSPP Esterno a Torino.

L’articolo 32 del già citato D. Lgs. 81 del 2008 definisce i requisiti che devono essere valutati dal datore di lavoro nella scelta dell’RSPP: egli deve avere un’adeguata conoscenza dell’effettiva natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro legati anche alle attività lavorative concretamente svolte. Ciò per dare una adeguata valutazione dei rischi. Perciò l’RSPP deve avere un titolo di studio non inferiore al diploma di scuola secondaria; un attestato di frequenza che dimostri la partecipazione a corsi di formazione sulla sicurezza sul lavoro aggiornati ogni cinque anni secondo la norma vigente.

Il RSPP Esterno a Torino risponde direttamente al Datore di Lavoro. Come esperto di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, deve supportare il datore di lavoro a definire in modo corretto il sistema di gestione della sicurezza aziendale, adattandolo alle esigenze specifiche di ogni caso aziendale. E’ molto importante capire il funzionamento dell’impresa per individuare i possibili rischi e mettere in campo le necessarie misure di sicurezza, dotando i lavoratori dei corretti dispositivi di protezione individuali, nonché il luogo di lavoro dei dispositivi di protezione collettivi. L’incarico di RSPP esterno, infine, può essere occupato solo dopo aver frequentato un corso di formazione della durata di oltre cento ore.

Quando si sceglie un consulente esterno, dunque, la maggiore esperienza maturata in vari settori è importante per poter garantire un’effettiva qualità all’incarico. E’ necessario perciò affidarsi a chi può avere questa esperienza in concreto, dato che la responsabilità del datore di lavoro è di scegliere una persona affidabile, che ha un ruolo di responsabilità non indifferente in azienda. Occorre quindi pensare a professionisti qualificati come net srl che ha supportato numerose aziende italiane nell’adeguamento al rispetto della normativa del testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Una società di consulenza, con la propria attività, permette un effettivo miglioramento degli ambienti in cui si svolgono le attività dei lavoratori. Ed un datore di lavoro che fa la scelta giusta, garantisce il rispetto della salute e sicurezza non solo dei propri dipendenti e collaboratori, ma anche di fornitori, partner e di chiunque per un motivo o per l’altro accede ai locali aziendali

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