Le norme di sicurezza durante l’alternanza scuola-lavoro

Per quanto riguarda l’alternanza scuola- lavoro, il documento a cui far riferimento è il Decreto 3 novembre 2017, n. 195, che al suo interno contiene a sua volta un testo importantissimo circa questo argomento, ovvero il Regolamento recante la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro e le modalità di applicazione della normativa per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro agli studenti in regime di alternanza scuola-lavoro.

Questo decreto e, ancora più nello specifico, questo regolamento – come dice il suo stesso titolo – si occupano, oltre che di descrivere e definire quale sia il significato del periodo di alternanza scuola-lavoro, anche l’importanza che questo percorso venga svolto nel rispetto della salute e della sicurezza degli studenti-lavoratori.

Gli studenti che svolgono questo percorso di alternanza-lavoro, infatti, fuori dalla loro Istituzione Scolastica, sono considerati a tutti gli effetti dei lavoratori e, in quanto tali, devono rispettare gli stessi obblighi e gli stessi adempimenti, soprattutto per quello che riguarda la loro stessa salute e la loro stessa sicurezza. Il percorso, a tutti gli effetti formativo, dell’alternanza scuola-lavoro è un ottimo strumento, che permette ai giovani studenti di avere un primo approccio con il più adulto mondo lavorativo e di prestare la giusta attenzione proprio alla tematica della salute e della sicurezza sul posto di lavoro.

Oltre agli studenti, che devono salvaguardare la loro sicurezza e la loro salute, chi altro si occupa di questo importante tema e del controllo sugli studenti-lavoratori? Continuate a leggere questo articolo e lo scoprirete nel prossimo paragrafo; concluderemo, poi, esplicando quali sono i metodi per garantire questa sicurezza durante l’alternanza scuola-lavoro.

Chi si occupa del tema sicurezza durante l’alternanza scuola-lavoro

Come abbiamo detto, gli studenti che affrontano il percorso formativo dell’alternanza scuola-lavoro sono da considerarsi dei veri e propri lavoratori e, in qualità di lavoratori, devono prestare particolare attenzione al tema della sicurezza sul lavoro, un tema sempre molto importante e pregno di moltissimi aspetti.

Ad occuparsi, più nello specifico, di questo tema, è senza dubbio il dirigente scolastico, il quale ha il compito di organizzare ed erogare specifici e studiati corsi di formazione, destinati ai lavoratori-studenti e inerenti il tema della tutela di salute e di sicurezza sul posto di lavoro; un secondo compito del dirigente scolastico, inoltre, è quello di scegliere le aziende, in cui gli studenti presteranno servizio, in base al loro livello di sicurezza.

Gli altri obblighi riguardano, invece, la scuola e l’azienda stessa.

Per quanto riguarda la scuola, tra i suoi compiti abbiamo:

  • le garanzie assicurative degli studenti-lavoratori contro gli infortuni e le malattie professionali, entrambi legati al mondo del lavoro;
  • la formazione generale, stabilita e progettata dal dirigente scolastico in persona.

Per quanto riguarda l’azienda, invece, ecco quali sono le sue mansioni:

  • la valutazione dei rischi, di cui devono essere a conoscenza anche gli studenti-lavoratori che si apprestano a svolgere queste attività lavorative;
  • l’informazione dello studente-lavoratore circa l’azienda per cui presterà servizio e circa i rischi che si possono correre svolgendo le sue mansioni;
  • la distribuzione dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), come previsto dalla stessa attività e dai piani generali di sicurezza;
  • l’osservanza degli obblighi di legge e, quindi, di tutte le normative sul tema della tutela della salute e della sicurezza;
  • la sorveglianza sanitaria dello studente-lavoratore, attraverso cui il lavoro e le varie attività di quest’ultimo sono sempre controllate e monitorate;
  • un tutor aziendale, sempre a disposizione dello studente-lavoratore.

Come garantire la sicurezza degli studenti-lavoratori durante l’alternanza scuola-lavoro

Garantire la sicurezza degli studenti-lavoratori durante l’alternanza scuola-lavoro, quindi, è compito della scuola (rappresentata dalla figura del dirigente scolastico) e dell’azienda in cui lo studente-lavoratore presterà il suo servizio.

Ma come si può garantire questa sicurezza sul lavoro? Innanzitutto, calcolando un numero di partecipanti idoneo al luogo di lavoro e al numero di tutor a disposizione: nello specifico, è stato determinato che gli studenti non possono essere più di cinque per un tutor, se l’attività è considerata ad alto rischio; gli studenti non possono essere più di otto per un tutor, se l’attività è considerata a rischio medio; gli studenti non possono essere più di dodici per un tutor, se l’attività è considerata a basso rischio.

Inoltre, per garantire la sicurezza degli studenti-lavoratori durante l’alternanza scuola-lavoro, è necessario che gli studenti-lavoratori abbiano a loro disposizione, oltre ad un tutor, anche la sorveglianza sanitaria e tutti i dispositivi di protezione necessari per svolgere le loro mansioni in totale sicurezza. Non dimentichiamoci, infine, del percorso di formazione che gli studenti-lavoratori sono tenuti a seguire, attraverso corsi di formazione specifici sul tema della sicurezza sul lavoro, al fine di essere coscienti delle mansioni che andranno a svolgere, degli eventuali rischi che potrebbero correre (studiati scrupolosamente durante la valutazione rischi) e dei piani generali di sicurezza, studiati appositamente per scongiurare questi eventuali rischi.

I rischi biologici in un’attività agro-zootecniche

Il 19 aprile 2022, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (meglio conosciuto attraverso il suo acronimo INAIL) ha pubblicato un documento, dal titolo “”Rischio biologico nelle attività agro-zootecniche””. In questo documento, vengono analizzati tutti i vari rischi biologici nelle attività, appunto, agro-zootecniche e sono state raccolte la normativa, la valutazione dei rischi e le misure di prevenzione sul lavoro di questo settore.

Nel dettaglio, questo documento è suddiviso in diverse sezioni.

  • La prima è una sezione generale, che riguarda la normativa in vigore per quanto riguarda la tematica della salute sul luogo di lavoro e in cui vengono presentati i concetti di pericolo, di rischio e di danno insieme alla valutazione dei rischi.
  • A seguire, vi è una sezione tecnica, all’interno della quale vengono elencate e presentate le misure di prevenzione e di protezione che devono essere applicate durante le varie attività. In questa sezione, si trova anche la descrizione delle caratteristiche degli agenti biologici più reperibili nell’ambito agro-zootecnico e degli effetti di questi ultimi sulla salute del lavoratore.
  • Seguono, in ultimo, diverse schede in cui vengono descritti tutti i singoli rischi derivanti dalle singole attività di questo settore, come per esempio gli allevamenti, la serricoltura, l’apicoltura, la selvicoltura e così via.

La pubblicazione di questo documento da parte dell’INAIL, quindi, ha come obbiettivo principale quello di fornire tutte le informazioni necessarie sulle misure di prevenzione e di protezione strettamente legate al rischio per la salute dei lavoratori del settore agro-zootecnico; in altre parole, lo scopo di questo documento è quello di limitare il più possibile l’eventualità di possibili infortuni e di possibili malattie professionali di questo settore.

Infortuni nel settore agricolo: numeri, cause e motivazioni

La pubblicazione di questo documento è diventata necessaria con il passare del tempo: nei soli primi dieci mesi del 2021, infatti, solo nel settore agro-zootecnico si sono registrati 22766 infortuni, 7541 nuove denunce per l’insorgere di malattie professionali e 112 denunce di casi mortali. Le percentuali hanno subito una crescita verticale e, anche per questo motivo, l’INAIL (in collaborazione con il DIMEILA, cioè il Dipartimento di Medicina Epidemiologica e Igiene del Lavoro Ambientale) si è occupata di progettare e di redigere questo documento scritto.

Le motivazioni e le cause di questo fenomeno in crescita sono molteplici e tutte diverse.

  • In molti casi, le varie attività vengono svolte utilizzando macchine e attrezzature prive dei requisiti essenziali di sicurezza e salute sul lavoro.
  • Le condizioni igienico-sanitarie, inoltre, sono tendenzialmente precarie, anche a causa del contatto con i fluidi biologici di origine animale.
  • Gli ambienti e i processi lavorativi non sono di facile standardizzazione.
  • L’età media dei lavoratori di questo settore è spesso molto elevata, specialmente nelle aziende a conduzione familiare; l’arruolamento di nuove figure lavorative, inoltre, spesso non è regolare e queste nuove figure in moltissimi casi non sono né formate né addestrate a dovere per eseguire questa tipologia di mansione.
  • Ultimo, ma non per importanza, bisogna tenere in considerazione anche il fatto che i lavoratori agricoli sono spesso esposti a costanti e continui agenti biologici (fatta eccezione per il settore zootecnico).

Tutti questi fattori fanno in modo che i rischi siano molto alti per i lavoratori del settore agro-zootecnico, che molto spesso non sono nemmeno a conoscenza dei pericoli che corrono ogni giorno: manca infatti, nella maggior parte dei casi, una formazione adeguata, che fornisca agli operatori tutte le informazioni necessarie per quanto riguarda il tema della medicina sul lavoro e per quanto riguarda la valutazione rischio.

Le indicazioni operative

All’interno del settore agro-zootecnico, è di fondamentale importanza adottare determinate procedure standardizzate, che tutti i lavoratori devono conoscere e che devono riguardare anche il corretto uso di tutti gli strumenti e di tutti i materiali necessari.

Oltre a questo, deve essere prestata particolare attenzione anche a tutta un’altra serie di fattori, che potremmo suddividere in fattori comportamentali e in fattori ambientali.

Per quanto riguarda i fattori comportamentali, le norme da seguire sono le seguenti: i colori delle divise devono essere chiari, per poter individuare meglio il vettore; queste stesse divise non devono lasciare parti del corpo scoperte e, quindi, le scarpe devono essere chiuse, i pantaloni devono essere lunghi così come le maniche delle maglie e si raccomanda anche l’utilizzo di un cappello per ripararsi dal sole nelle ore più calde; in ultimo, è assolutamente sconsigliato addentrarsi nelle zone in cui l’erba è più alta, ma si dovrebbe camminare solamente al centro dei vari sentieri.

I fattori ambientali, invece, includono le seguenti norme: è necessario utilizzare repellenti contro gli insetti; devono essere intensificate le attività di igiene ambientale; inoltre, risulta necessaria anche l’installazione di barriere meccaniche, come per esempio zanzariere (che proteggano i lavoratori dalle varie punture di insetti) e impianti di condizionamento per fare in modo che l’aria respirata dai lavoratori non sia mai nociva.

Obblighi e responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro in caso di distacco di lavoro

In questo articolo, come suggerisce il titolo, tratteremo il difficile argomento del distacco di lavoro: capiremo che cosa si intende quando si parla di distacco di lavoro, elencheremo quali sono i ruoli importanti in questo senso e descriveremo le indicazioni operative da attuare in questo tipo di situazione.

Iniziamo, dunque, dalla definizione di distacco di lavoro: con distacco di lavoro si intende qual momento in cui un datore di lavoro mette a disposizione, solo in maniera temporanea, uno o più dei suoi lavoratori dipendenti al servizio di un altro imprenditore o al servizio di un’altra impresa, con lo scopo di soddisfare un proprio interesse legato alla propria azienda. Un aspetto importante da sottolineare è rappresentato dal fatto che la scelta di avvalersi di questo distacco di lavoro non prevede la nascita di un nuovo rapporto tra il lavoratore dipendente e questo altro imprenditore: il lavoratore rimane sempre dipendente del suo datore di lavoro originario, ma verranno modificate le modalità di svolgimento della sua attività lavorativa.

Il decreto che regola la normativa sul distacco di lavoro, inoltre, è piuttosto recente: risale precisamente al 10 settembre 2003. È fondamentale sottolineare l’importanza di questa data, dal momento che, prima dell’emanazione di questo decreto, la prestazione di un servizio ad opera di un lavoratore, dipendente di un datore di lavoro, ad un altro imprenditore era considerato un reato.

Proseguiamo nella spiegazione dell’argomento del distacco di lavoro nei seguenti paragrafi, in cui vedremo nel dettaglio quali sono i ruoli e quali sono le indicazioni operative del distacco di lavoro.

Come cambiano i ruoli professionali con il distacco di lavoro

Come abbiamo anticipato, le figure professionali coinvolte nella procedura del distacco di lavoro sono essenzialmente tre: il datore di lavoro, il suo lavoratore dipendente e l’altro imprenditore (il quale beneficia della prestazione del lavoro da parte del lavoratore). All’interno delle dinamiche del distacco di lavoro, queste tre figure professionali rimangono tali, ma vengono chiamate con nomi diversi: vediamo insieme questi nomi.

  • Il datore di lavoro prende il nome di distaccante ed è, quindi, colui che si avvale dello strumento del distacco di lavoro.
  • Il lavoratore dipendente diventa un lavoratore distaccato ed è oggetto del trasferimento temporaneo, utile a prestare il servizio ad un altro imprenditore.
  • Questo altro imprenditore, dunque, sarà il distaccatario e potrà usufruire dell’attività lavorativa del lavoratore distaccato.

Nonostante il decreto riguardante il distacco di lavoro sia ormai molto diffuso, rimangono comunque molti dubbi circa queste tre figure professionali e, ovviamente, circa i nuovi obblighi e le nuove responsabilità che maturano con l’attuazione della procedura del distacco di lavoro: è importante, quindi, capire chi si occupa (per il tempo utile alla prestazione di questo servizio) di sicurezza e salute sul lavoro e, di conseguenza, chi si occupa di studiare e di applicare i piani generali di sicurezza e chi si occupa della valutazione rischio. Cercheremo di risolvere tutti questi dubbi nel prossimo paragrafo, in cui elencheremo tutte le indicazioni operative da attuare per un corretto ed efficace distacco di lavoro.

Indicazioni operative per il distacco di lavoro

Le indicazioni operative per il distacco di lavoro sono essenziali per regolare quelli che sono le mansioni, gli obblighi e le responsabilità delle tre figure che abbiamo descritto qualche riga fa, cioè il distaccante, il lavoratore distaccato e il distaccatario.

Il primo aspetto importante da sottolineare prevede che il distaccante rimanga il titolare del rapporto di lavoro con il suo dipendente (che diventa, come abbiamo visto, un lavoratore distaccato): resta, quindi, suo il compito di informare e di formare il lavoratore sulla valutazione rischio, cioè su tutti gli eventuali rischi connessi allo svolgimento delle attività per cui viene operato il distacco; inoltre, il distaccante deve fornire al lavoratore distaccato anche tutte le misure di prevenzione e di protezione (e, quindi, i piani generali di sicurezza) da questi rischi, che il lavoratore dovrà rispettare ed applicare.

Il distaccatario, invece, ha il compito di garantire la sicurezza sul posto di lavoro al lavoratore distaccato, di fornirgli tutti gli strumenti utili a questo scopo e di verificarne il corretto utilizzo; anche la sorveglianza sanitaria è un compito del distaccatario, il quale dovrà gestire le eventuali visite e il quale dovrà fornire un addestramento ed una formazione, quando necessari, al lavoratore distaccato.

Al lavoratore distaccato, di conseguenza, resta il compito di attenersi alle misure di prevenzione e di protezione, al fine di evitare possibili ed eventuali incidenti ed infortuni. Qualora dovesse comunque essere vittima di un infortunio o di un incidente, il lavoratore distaccato è tenuto a farne comunicazione al distaccante, il quale dovrà ricevere anche la certificazione medica; nel caso in cui il lavoratore distaccante comunichi al distaccatario (invece che al distaccante) il suo infortunio, sarà compito del distaccatario avvisare il distaccante di quanto è successo.

Da cosa è dovuta la crescita delle morti sul lavoro dopo la pandemia

“”Il lavoro è misura di libertà, di dignità, rappresenta il contributo alla comunità: è strumento di realizzazione di diritti sociali: è motore di rimozione delle disuguaglianze, tema essenziale dopo la pandemia che le ha aggravate e ne ha create di nuove. Premessa di tutto è la sicurezza sul lavoro.””

Queste sono le parole con cui Sergio Mattarella, il nostro Presidente della Repubblica, durante la celebrazione della Festa del Lavoro dello scorso 1° maggio, ha sottolineato il rilievo e l’importanza della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro: la ripresa delle attività lavorative, dopo la sospensione causata dalla pandemia, infatti, ha portato con sé un incremento degli incidenti e delle morti sul luogo di lavoro. È vero che la pandemia ha portato conseguenze molto importanti sul mondo del lavoro, come per esempio l’introduzione dello smart working, tramite il quale il numero degli infortuni è notevolmente ridotto: ma è necessario sottolineare che, purtroppo, non tutti i lavori si prestano alla modalità dello smart working e, proprio per questi ultimi, come dicevamo, il numero di infortuni e di morti non è affatto diminuito né si è ridotto, anzi.

Ma a cosa è dovuta la crescita delle morti sul lavoro dopo la pandemia? Probabilmente alla richiesta folle, fatta ai lavoratori, di aumentare le produzioni: questo prevede una velocizzazione di tutte le procedure e una turnazione poco gestibile tra i vari dipendenti. Bisogna sottolineare che queste misure e i conseguenti infortuni sono stati registrati, ovviamente, nelle imprese più piccole, in cui i controlli risultano chiaramente più difficoltosi. Il risultato di questa fretta incosciente? Gli infortuni o, nel peggiore dei casi, la morte degli stessi lavoratori.

L’importanza di sicurezza e salute sul lavoro

“”Ci rendiamo certamente tutti conto che anche una sola morte rappresenta un costo umano e sociale inaccettabile. Il lavoro è strumento di progresso e di affermazione delle persone, non un gioco d’azzardo potenzialmente letale.””

Ecco altre parole del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha profondamente a cuore la tematica della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro. L’obbiettivo, da lui enunciato ed incoraggiato, sarebbe quello dei “”zero morti“”: un obbiettivo nobile, necessario, ma che per essere raggiunto necessita di determinare procedure e di determinate misure, da attuare il prima possibile e, soprattutto, da rispettare, per poter garantire a tutti i lavoratori la giusta sicurezza sul luogo di lavoro e per poter salvaguardare, sempre sul luogo di lavoro, la loro salute.

Ogni morte di un lavoratore sul luogo di lavoro, come ha detto il nostro Presidente della Repubblica, rappresenta un enorme costo: economico, sociale, morale e soprattutto umano. Per questo motivo è necessario applicare le nuove misure e le nuove tecnologie, che devono essere studiate al fine di proteggere il mondo del lavoro e al fine di proteggere, di conseguenza, tutti i lavoratori.

I nuovi piani generali di sicurezza sul lavoro dopo la pandemia

Anche i piani generali di sicurezza sul lavoro, dopo un evento come quello della pandemia, hanno dovuto subire e conoscere dei cambiamenti, volti alla salvaguardia del lavoro, della sicurezza e della salute di tutti i dipendenti.

Tutti questi cambiamenti e queste nuove misure all’interno dei piani generali di sicurezza sul posto di lavoro sono stati studiati (e sono ancora studiati) da un RSPP esterno: RSPP è un acronimo, che significa Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione; compito di questo RSPP, oltre che progettare e studiare nel dettaglio questi piani generali di sicurezza, è anche quello di verificare che siano applicati correttamente sul posto di lavoro.

Tra le novità inserite nei piani generali di sicurezza sul lavoro dopo la pandemia, c’è in primo luogo, come abbiamo già accennato, l’introduzione dello smart working: tutti i lavori per cui è stato possibile sono stati eseguiti a distanza. Anche le scuole e le università hanno seguito questo modello, introducendo la modalità della didattica a distanza (anche conosciuta con l’acronimo DAD).

La prevenzione del coronavirus, durante la pandemia, è passata inevitabilmente attraverso l’utilizzo dei cosiddetti dispositivi di protezione: prime tra tutte, le mascherine a protezione respiratoria, siano esse chirurgiche o di tipo FFP2, che si sono rivelate utili per evitare di diffondere il contagio di questo virus. Sempre a questo scopo, sono state molto utili anche le barriere di protezione trasparenti, diffuse, per esempio, nei negozi o negli uffici pubblici, al fine di salvaguardare la salute sia dei clienti sia degli operatori. Ultimo, ma non per importanza, ricordiamo quanto siano stati e quanto ancora siano essenziali i liquidi di sanificazione, sia per la persona sia per gli ambienti.

Tutte queste misure, insieme alla diffusione di questo virus e della pandemia, hanno ridotto in grande misura la socialità di tutti noi, provocando dei cambiamenti anche per quanto riguarda la psicologia dell’essere umano, che va preservata e su cui bisogna lavorare, al fine di non diventare apatici e asociali.

Come gestire e prevenire i rischi dei movimenti ripetitivi in azienda

Il primo articolo della Costituzione Italiana ci rammenta che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il tema del lavoro, quindi, è essenziale per il nostro Paese e va affrontato con la giusta cura e la dovuta attenzione: legato a questo tema, poi, c’è anche quello della sicurezza sul lavoro, che sappiamo essere fondamentale per tutte le aziende, per tutti i dirigenti d’azienda e per tutti i dipendenti che nelle aziende ci lavorano.

Tra i compiti dei lavoratori, infatti, c’è anche quello di prendersi cura della propria salute e della propria sicurezza negli ambienti di lavoro: ne consegue che i lavoratori sono tenuti ad evitare comportamenti che possano mettere a rischio la loro salute e anche quella dei loro colleghi. Per poterlo fare, sono tenuti a seguire e frequentare alcuni corsi di formazione sulla sicurezza sul posto di lavoro, in modo tale da essere sempre informati su quali rischi possano correre e su qual è il modo per ridurre questi stessi rischi.

Nonostante questo, gli incidenti, gli infortuni e le malattie professionali sono piuttosto diffuse in Italia: le cause sono diverse e molteplici, ma quella su cui vogliamo concentrarci è riconducibile ai movimenti ripetitivi e ripetuti in azienda, specialmente degli arti superiori.

Questo articolo è una guida e come tale ha lo scopo di presentare i rischi dei movimenti ripetitivi per la salute del lavoratore; nei prossimi paragrafi, oltre a capire quali siano questi rischi, verranno elencate anche delle semplici regole, seguendo le quali sapremo come gestire e prevenire i rischi dei movimenti ripetitivi in azienda.

Movimenti ripetitivi: rischi per la salute del lavoratore

Con il termine movimenti ripetitivi, ci si riferisce a tutti quei movimenti che richiedono una ripetizione sistematica e ad alta frequenza di movimenti sempre identici, che richiedono sforzi muscolari degli arti superiori. Questo argomento è di interesse principalmente dei lavoratori dipendenti, ma devono essere conosciuti anche dai dirigenti, i quali devono sempre essere informati sulle condizioni di lavoro dei loro dipendenti e sugli eventuali rischi: i dirigenti possono informarsi sul tema seguendo e frequentando un corso per dirigenti online che tratti di questo argomento.

La valutazione dei rischi sul posto di lavoro deve essere fatta anche in base a quelli che sono i rischi per la salute del lavoratore collegati ai movimenti ripetitivi. Questi rischi sono da suddividere in due categorie: la prima è la categoria delle sindromi muscolo-tendinee, che si manifestano come tendiniti delle diverse parti dell’arto superiore; la seconda è la categoria delle sindromi da intrappolamento dei nervi periferici, tra cui nominiamo la sindrome del tunnel carpale, molto diffusa tra i lavoratori.

Questi rischi per la salute del lavoratore sono tutti da ricondurre all’alta ripetitività di un movimento, combinata anche ad altri comportamenti non propriamente corretti, come per esempio una postura sbagliata, un tempo di recupero e di riposo troppo breve e quindi insufficiente, sforzi troppo eccessivi e vibrazioni trasmesse a tutto il corpo.

Le regole per ridurre i rischi dei movimenti ripetitivi in azienda

La sicurezza sul lavoro a Torino, così come in tutta Italia, è un elemento fondamentale dell’attività lavorativa, così come la valutazione dei rischi. In questo paragrafo, elencheremo delle semplici regole da seguire per ridurre e prevenire i rischi dei movimenti ripetitivi in azienda.

  • Eseguire le azioni nell’ordine assegnato e insegnato.
  • Utilizzare il più possibile entrambi gli arti; le azioni che risultano essere le più semplici possono essere eseguite anche utilizzando la mano sinistra.
  • Evitare di aggiungere azioni inutili, come afferrare più volte un oggetto prima di metterlo nella sua posizione: se non fosse chiaro il metodo di svolgimento di un determinato lavoro, è preferibile chiedere chiarimenti al capo reparto.
  • Non lanciare oggetti ed evitare sempre movimenti bruschi.
  • Controllare che gli attrezzi utilizzati non provochino danni alle mani e alle dita, come compressioni, bolle, calli e arrossamenti.
  • Non sollevare oggetti pesanti utilizzando solo le dita.
  • Se l’impugnatura di un determinato attrezzo o l’esecuzione di una determinata azione costringono il polso a stare piegato troppo a lungo, rivolgersi al capo reparto e chiedere di poter cambiare l’impugnatura dell’attrezzo o di migliorare i punti operativi.
  • Non accelerare il lavoro per finire prima del tempo: è molto meglio prendersi del tempo per far riposare gli arti.
  • Lavorare spesso e troppo a lungo con le braccia sopra l’altezza delle spalle, soprattutto sollevando pesi o eseguendo azioni che richiedono forza, può essere molto dannoso e rischioso per i tendini delle spalle.
  • Rivolgersi al servizio sanitario aziendale nel caso in cui si avvertano dei sintomi, soprattutto se legati all’attività lavorativa.

Quelle che abbiamo elencato sono dieci semplici regole e sono da seguire assolutamente per poter provare a evitare incidenti e infortuni sul lavoro o anche solo per cercare di limitare i rischi legati ai movimenti ripetitivi in azienda.

 

I nuovi protocolli per l’emergenza Covid

Ormai da quello che ci sembra il lontanissimo febbraio 2020, siamo alle prese con l’emergenza covid e con le varie norme e direttive che ne riguardano il controllo e l’arginamento. Come abbiamo già visto in passato, le direttive sono cambiate più volte nel corso di questi anni: l’utilizzo della mascherina nei luoghi aperti e chiusi, le regole riguardanti il green pass e le varie vaccinazioni, il divieto di assembramenti (specialmente nei luoghi chiusi), la regolarizzazione della sanificazione dei locali pubblici e così via.
Probabilmente, con l’inizio del nuovo anno lavorativo e scolastico, le norme ora vigenti cambieranno ancora: ecco perché in questo articolo vi presentiamo i nuovi protocolli covid, in modo da informarvi e mettervi al corrente dei prossimi cambiamenti.
Per il momento, abbiamo detto addio alle mascherine sia nei luoghi aperti sia in quelli chiusi, come ristoranti, musei, cinema e via dicendo, con l’obbligo di indossarla solamente sui vari mezzi di trasporto, quali autobus, treni e aerei; per quanto riguarda l’igienizzazione delle mani, rimane sempre consigliata, così come è consigliato evitare di toccarsi naso, bocca e occhi; con l’andare dei mesi, abbiamo potuto salutare la certificazione verde, che per mesi abbiamo dovuto presentare sia nei luoghi di piacere che in quelli di lavoro. Ed è proprio sulle nuove norme covid riguardanti i luoghi di lavoro che ci concentreremo nei paragrafi successivi.

Come cambiano i protocolli covid nei luoghi di lavoro

Vediamo come il governo e gli esperti del mondo sanitario hanno pensato di modificare e di aggiornare le misure per continuare a combattere e contrastare il covid all’interno delle aziende, mantenendo così sempre alta la sicurezza sul lavoro a Torino.
• È sempre stato importantissimo e ancora lo sarà evitare gli assembramenti: ecco perché gli ingressi e le uscite di tutti i lavoratori dovranno essere ben suddivisi e contingentati, così da riuscire a non creare assembramenti che potrebbero mettere a rischio la salute di chi lavora e, di conseguenza, di tutta l’azienda.
• I datori di lavoro dovranno occuparsi di rifornire e di distribuire a tutti i lavoratori i vari dispositivi di protezione dall’infezione del covid, in modo tale da marginare il più possibile gli eventuali contagi.
I dispositivi di protezione più funzionali e funzionanti, come ormai sappiamo bene, sono le mascherine, specialmente quelle di tipo FFP2, che ormai utilizziamo o abbiamo utilizzato tutti: per quanto riguarda l’utilizzo di questi dispositivi, il governo si è limitato a consigliare fortemente l’utilizzo. Sarà il datore di lavoro a scegliere se consigliarne o obbligarne l’utilizzo ai suoi lavoratori.
• Sarà sempre di competenza del datore di lavoro anche tenere informati i suoi dipendenti per quanto riguarda possibili rischi di contagi all’interno dell’azienda, cosicché ogni lavoratore possa tenere sotto controllo la propria salute e, conseguentemente, anche quella di tutti i suoi colleghi.
• Per far sì che i lavoratori possano operare in un ambiente sicuro e privo di rischi, sarà necessario anche pianificare una profonda sanificazione del luogo di lavoro, che andrà effettuata ogni giorno.
• Nel caso di lavoratori fragili o in condizioni di momentanea fragilità, dovrà sempre essere loro concessa la possibilità di lavorare da remoto o, come ormai ci siamo abituati a dire, in smartworking.
• Compito del dipendente, invece, sarà quello di controllare il proprio stato di salute e, nel caso in cui contragga il covid o nel caso in cui dovesse riscontrare qualche sintomo collegabile al covid, sarà suo dovere non recarsi sul posto di lavoro per evitare di contagiare i propri colleghi.
Ad oggi, le norme hanno subito queste modifiche e rimarranno tali fino al 31 ottobre 2022, data in cui potranno essere aggiornate a seconda dell’andamento epidemiologico.

Controllo delle norme vigenti: la figura del RSPP

Ma chi si occupa del controllo del rispetto di queste nuove norme e della sicurezza sul lavoro a Torino? Le aziende sono tenute ad assumere una serie di professionisti, a cui sarà affidato proprio il compito di sincerarsi che tutte le nuove regole e le nuove norme vengano seguite alla perfezione.
Uno di questi professionisti è il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, anche conosciuto tramite il suo acronimo, RSPP. Questa figura può essere rappresentata da un soggetto esterno all’azienda, da uno interno all’azienda o, in certi casi, può coincidere con il datore di lavoro: ciò che è importante, in tutti e tre i casi, per poter ricoprire questo ruolo è aver conseguito il diploma di istruzione secondaria superiore e aver ottenuto la certificazione che li abiliti a questa professione, che può essere riconosciuta solo dopo aver seguito e frequentato i corsi online RSPP. Diversi sono i compiti del RSPP, oltre al controllo del rispetto delle normative vigenti: si occupano anche della formazione dei lavoratori; studiano tutte le novità in merito alla sicurezza sul lavoro, così da poter rielaborare nuovi piani di sicurezza; individuano i possibili rischi e le rispettive misure di sicurezza.

Come collaborano medico e RSPP esterno

Secondo la normativa in vigore nel nostro Paese, le aziende devono dotarsi di una serie di figure professionali che si occupino della sicurezza sul lavoro a Torino, e tra questi c’è anche il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, nome spesso abbreviato con la sigla RSPP. Dunque, le aziende possono decidere di affidarsi ad un RSPP esterno o nominarne uno interno al personale dipendente, ma in ogni caso per poter svolgere questa funzione sarà necessario frequentare dei corsi online RSPP ed ottenere la certificazione corrispondente.

Il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione collabora con diverse altre figure professionali che hanno il compito di garantire la sicurezza sul luogo di lavoro, tra cui gli Addetti esterni al Servizio di Prevenzione e Protezione nel caso di grandi aziende, o il medico, e in questo articolo vedremo proprio come si interfacciano queste due figure nell’ambito aziendale.

Il medico del lavoro: chi è e cosa fa

Prima di parlare di come collaborano il RSPP e il medico del lavoro, è bene aprire una breve parentesi su quest’ultima figura professionale, che svolge un ruolo fondamentale nella sicurezza degli ambienti di lavoro. Infatti, è colui che si occupa di tutelare la salute dei lavoratori nelle aziende in cui viene nominato, mettendo a punto una serie di misure ed attività con lo scopo di prevenire le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro.

Nello specifico, si occupa di eseguire le visite mediche periodiche preventive ai dipendenti, grazie alle quali rilascia a ciascun lavoratore il certificato di idoneità al lavoro, e la sua presenza in un’azienda è obbligatoria qualora in azienda siano presenti dei rischi specifici individuati dalla legge in materia di sicurezza sul lavoro, come ad esempio il rischio da movimentazione di carichi, il rischio dell’utilizzo del muletto, il rischio chimico o da inalazione di polveri, oppure l’impiego di autisti con patente C.

Più in generale, però, la presenza di un medico del lavoro in azienda ha anche altri obiettivi, come quello di prevenire le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro, mantenere il benessere dei lavoratori dal punto di vista fisico, mentale e sociale, oppure ancora contribuire a migliorare l’ambiente di lavoro e l’attività lavorativa stessa, promuovendo una cultura della salute e del lavoro.

La collaborazione tra medico del lavoro e RSPP

Nel paragrafo precedente abbiamo visto che il medico del lavoro in alcune aziende si occupa di effettuare delle visite mediche ai dipendenti, in modo da monitorarne lo stato di salute relativo ai rischi specifici di una determinata azienda o attività lavorativa, rilasciando loro un certificato che ne attesti l’idoneità allo svolgimento di quel lavoro. Già questo fa comprendere l’importanza di questa figura professionale in un’ottica più ampia di mantenimento della sicurezza nell’ambiente lavorativo, ma è altrettanto vero che per molti obiettivi generali posti dalla normativa sul tema sono necessarie anche varie altre competenze oltre a quelle mediche.

Per questo, il medico del lavoro si trova spesso a collaborare con altre figure, come il datore di lavoro e il RSPP, in modo particolare per predisporre il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), ossia un documento in cui vengono individuati tutti i possibili rischi presenti sul luogo di lavoro e le varie misure con cui prevenire tutte le situazioni di pericolo a cui i lavoratori potrebbero essere esposti proprio a causa dei rischi individuati. Infatti, in seguito alla valutazione e all’individuazione dei rischi, il DVR prevede un piano preciso di prevenzione e protezione, secondo la normativa prevista dal D.Lgs. 81/2008.

Nella redazione del DVR, il responsabile è il datore di lavoro, il quale non può delegare questo compito, ma come abbiamo visto può avvalersi di consulenze mirate in cui altri professionisti e tecnici specializzati mettono a disposizione le loro competenze per avere un piano completo ed approfondito. Tra queste figure professionali c’è, per l’appunto, il medico del lavoro, che contribuisce alla valutazione dei rischi specifici per la salute dei lavoratori e che si occupa di predisporre il piano di sorveglianza sanitaria, ma anche il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, che affianca il datore di lavoro nella valutazione dei rischi e contribuisce a pianificarne le misure preventive. Inoltre, prende parte alla redazione di questo importantissimo documento anche il Rappresentante dei Lavoratori (RLS), che viene consultato in via preventiva e, una volta redatto il documento, deve riceverne una copia per presa visione.

Il RSPP, in particolare, ha anche altri compiti oltre quello della redazione del DVR, come l’organizzazione di programmi di formazione dei lavoratori in tema di sicurezza, l’elaborazione pratica delle misure di prevenzione e protezione e il loro controllo, l’elaborazione delle procedure e misure necessarie per svolgere l’attività lavorativa in sicurezza, la partecipazione alla riunione periodica in materia di salute e sicurezza sul lavoro, e diversi altri.

Come Prevenire le patologie da calore

Con patologie da calore si fa riferimento a quell’insieme di disturbi della salute che trovano la loro origine e la loro causa nelle presenza di condizioni atmosferiche e climatiche caratterizzate da temperature e da livelli di umidità molto elevati. In questo articolo, ci concentreremo sulle patologie da calore sul posto di lavoro e capiremo nel dettaglio che cosa sono e come prevenire le patologie da calore.

Le patologie da calore interessano probabilmente tutti i lavoratori, ma soprattutto coloro che prestano il loro servizio all’aperto e nelle ore più calde della giornata, che tendenzialmente vanno dalle 12 alle 16: sappiamo che una giornata lavorativa è solitamente composta di 8 ore e, fatto un breve calcolo, questo significa che, per questi lavoratori, metà della loro giornata lavorativa è esposta al rischio di sviluppare le patologie da calore. Bisogna, quindi, che questi lavoratori ricevano una formazione adatta per comprendere i rischi che potrebbero correre e per avere gli strumenti necessari per non incappare in una di queste patologie: la sicurezza sul posto di lavoro è fondamentale ed è compito di tutti fare in modo di avere la possibilità di lavorare in un ambiente sicuro, privo il più possibile da eventuali rischi, che porterebbero ad infortuni, ad incidenti o a patologie varie.

Nei paragrafi che seguiranno, capiremo quanto è importante valutare i possibili rischi, quanto è importante che i lavoratori vengano formati in merito a questo argomento e quanto è importante adottare le corrette misure per la prevenzione delle patologie da calore.

Tutto quello che c’è da sapere sulle patologie da calore sul posto di lavoro: dalla valutazione dei rischi ai piani generali di sicurezza

Per quanto riguarda l’ambito delle patologie da calore, che fanno inevitabilmente parte del macro argomento della sicurezza sul lavoro a Torino, dobbiamo innanzitutto capire chi ha il compito di occuparsene: è il datore di lavoro, insieme al Servizio di Prevenzione e Protezione (anche conosciuto come SPP, il suo acronimo), a doversi occupare di individuare i possibili rischi e, di conseguenza, le procedure da attuare per evitare e prevenire questi rischi.

La prima cosa da fare, quindi, è la valutazione rischi: il datore di lavoro in persona o un responsabile individuato da lui, deve occuparsi di identificare tutti i possibili pericoli e gli annessi rischi legati al caldo, al calore, alle alte temperature, all’esposizione al sole o ad altri stress termici, tutti fattori inequivocabilmente legati alla salute del lavoratore. Una volta che la valutazione dei rischi è stata fatta e, quindi, si ha la consapevolezza degli eventuali pericoli presenti sul posto di lavoro, è necessario studiare dei piani generali di sicurezza, che devono includere obbligatoriamente alcuni fattori.

I piani generali di sicurezza, infatti, prevedono una serie di comportamenti, di studi e di accorgimenti che devono essere conosciuti e messi in atto da tutti i lavoratori, per potersi garantire una adeguata sicurezza sul lavoro a Torino. Nel prossimo paragrafo, affronteremo proprio l’argomento dei piani generali di sicurezza, per capire insieme come comportarsi per riuscire ad evitare di correre eventuali rischi, di subire eventuali infortuni e di trovarsi in mezzo ad eventuali incidenti.

Piani generali di sicurezza: tutti i dettagli

Il primo fattore importante da considerare per la costruzione di efficaci piani generali di sicurezza è quello della formazione dei lavoratori: tutti i lavoratori, infatti, devono avere piena conoscenza e consapevolezza dei rischi che potrebbero correre, degli effetti che il calore può avere sulla loro salute e delle misure da adottare perché questo non accada. Per ottenere questa conoscenza e questa consapevolezza, i lavoratori sono tenuti a seguire e frequentare alcuni corsi di formazione, che devono avere come argomento proprio la sicurezza sul lavoro a Torino e tutto quello che ne concerne, come per esempio le patologie da calore.

Veniamo, ora, ad elencare quali potrebbero essere le misure di prevenzione che i lavoratori devono adottare per non rischiare di sviluppare patologie da calore.

  • Abbigliamento adatto: le divise da lavoro devono essere prodotte in tessuti traspiranti, possibilmente di colore chiaro, in modo tale che non attirino fonti di calore o raggi di sole indesiderati. Oltre alla pelle, che va protetta anche con una crema che agisca contro i raggi UV, vanno protetti anche gli occhi e la testa, da coprire rispettivamente con un paio di occhiali da sole con filtri UV e con un cappello adatto al lavoro da svolgere.
  • Idratazione: i lavoratori devono sempre avere a disposizione acqua da bere e acqua per rinfrescarsi. Questo è essenziale per rimanere sempre ben idratati, specialmente nel caso in cui si lavori ad alte temperature.
  • Pianificazione delle attività: le attività più faticose e che, quindi, richiedono più sforzo non vanno assolutamente pianificate nelle ore più calde della giornata; inoltre, è essenziale la turnazione dei lavoratori, che in questo modo non dovranno rimanere esposti al sole per periodi troppo lunghi di tempo.

In ultimo, vogliamo sottolineare l’importanza di una buona pianificazione delle emergenze, secondo cui ogni lavoratore deve conoscere nel dettaglio come comportarsi nel caso in cui si sentisse male; inoltre, questa pianificazione deve preparare il lavoratore anche ad un eventuale malore di un collega, che va aiutato tempestivamente.

Tutti i vantaggi dei corsi sulla sicurezza aziendale online

Tutti i datori di lavoro sanno che la sicurezza è uno degli aspetti più importanti per le aziende: la sicurezza dei macchinari, la sicurezza degli ambienti di lavoro e la tutela della salute dei lavoratori, per garantire un ambiente che non faccia ammalare e nel quale i rischi di incidenti siano minimi o nulli. La legislazione italiana, perciò, obbliga i titolari di azienda a mettere in campo una serie di misure e procedure, contenute nei piani generali di sicurezza, nonché a formare continuamente il proprio personale, per tenerlo aggiornato sui nuovi rischi e sulla modifica delle procedure di sicurezza.

I corsi di aggiornamento possono essere corsi in presenza oppure corsi sulla sicurezza online, come quelli organizzati da net srl cioè con il dipendente, anziché fisicamente presente nell’aula del corso, collegato da un computer. Un metodo che si è molto sviluppato negli ultimi anni, quelli di seguire corsi sulla sicurezza online; non per tutte le tipologie di corso gli incontri da remoto possono essere organizzati, ma quando ciò avviene ci sono diversi vantaggi.

La normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

I datori di lavoro devono redigere un Documento di Valutazione del Rischio ed i relativi piani generali di sicurezza, come afferma anche il “Testo Unico in Materia di Salute e Sicurezza”, il testo base delle leggi sulla salute e sicurezza nel mondo del lavoro, costantemente aggiornato, sia in base all’evoluzione delle tecniche e tecnologie, sia per le nuove scoperte scientifiche. Il testo unico, inoltre, è affiancato anche da normative europee che non possono e non devono essere ignorate.

Poiché le normative sulla sicurezza rappresentano un vasto e articolato complesso di norme, la legge obbliga i datori di lavoro a prevedere in organico una serie di figure professionali con mansioni specifiche di controllo e prevenzione dei rischi. Possono essere dipendenti dell’azienda o consulenti esterni, che hanno il compito di stilare documenti specifici che permettono a tutti i dipendenti e persino ai fornitori, ai consulenti esterni e ad eventuali visitatori di conoscere quali sono i comportamenti da tenere all’interno della sede aziendale, quali i Dpi, cioè i Dispositivi di Protezione Individuale da indossare.

Tutto ciò per assicurare il corretto svolgimento delle attività lavorative in piena sicurezza ed evitare incidenti o l’insorgere di malattie professionali, grazie anche alla consulenza di esperti come net srl.

La formazione del personale

Si può facilmente capire che un aspetto importante della sicurezza è la conoscenza delle procedure e di conseguenza dei piani generali di sicurezza: come si utilizzano i macchinari, come ci si comporta in caso di emergenza, quali sono le abitudini corrette nell’ambiente di lavoro. La formazione del personale, nonché dei responsabili della sicurezza, è quindi un aspetto di primaria importanza all’interno di un’azienda. Il fattore umano, infatti, è quello che incide maggiormente nel caso degli infortuni sul lavoro, soprattutto di quelli con esito fatale: distrazioni, mancata adozione dei dispositivi di protezione individuale, violazione dei protocolli di sicurezza, troppo spesso sono alla base degli incidenti.

E’ chiaro quindi i responsabili della sicurezza, per coprire i vari ruoli di verifica e controllo che la legge chiede, dovranno avere delle competenze specifiche. Tali competenze possono essere formate attraverso appositi corsi, come i corsi sulla sicurezza online, che possono essere dei validi sostituti dei corsi sulla sicurezza in presenza obbligatori. I corsi sulla sicurezza online hanno trovato sempre maggiore spazio nelle aziende, perché assicurano l’acquisizione di elevate competenze a costi più contenuti rispetto ai corsi classici, permettendo una migliore organizzazione degli orari di lezione.

Naturalmente anche i corsi sulla sicurezza online devono essere scelti solo tra quelli proposti da enti o professionisti accreditati, cioè riconosciuti e autorizzati allo svolgimento di questo tipo di formazione, come le proposte di net srl. Solo in questo modo si potrà avere la certezza di una formazione riconosciuta su tutto il territorio nazionale e davvero utile, rispettando la legge. I corsi sulla sicurezza online, come quelli proposti da net srl non sono tutti uguali, ma esattamente come i corsi in presenza si differenziano per i temi trattati, la durata, la figura professionale da formare, il codice ATECO dell’azienda. Il codice Ateco indica il settore produttivo o dei servizi nel quale l’azienda opera e di conseguenza il grado di sicurezza che deve adottare.

Senza entrare nel difficile, è chiaro che un’azienda che opera con materiali tossici, potenzialmente esplosivi sceglierà corsi sulla sicurezza differenti rispetto a chi opera nel settore lattiero-caseario, o nell’abbigliamento. Per la formazione di alcuni ruoli, accanto ai corsi sulla sicurezza online ci dovranno essere delle attività pratiche da concordare coi formatori, per poter rispondere alla normativa. Al di là di alcuni obblighi di legge, i corsi sulla sicurezza online offrono ai corsisti sia materiale didattico, sia videotutorial, sia approfondimenti che arricchiscono il bagaglio formativo. E’ possibile interagire col tutor anche a distanza, contattare i docenti via mail per richiedere approfondimenti od ulteriori spiegazioni, per avere una formazione completa, di alta qualità e soprattutto rispondere agli obblighi di legge.

In cosa consistono i rischi nei cantieri edili

Come accade per tutti i tipi di attività lavorative, anche il settore edile possiede dei rischi specifici, e in questo articolo andremo a trattare nello specifico i rischi relativi agli incendi e alle esplosioni nei cantieri edili, dovuti principalmente ai materiali utilizzati, e che quindi vanno analizzati con attenzione nel momento in cui si valuta il rischio di un cantiere e si decidono le misure da adottare per garantire la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori.

Individuare le fonti di rischio nei cantieri edili

Quando si parla di rischio di incendio, ricordiamo che si parla del rischio che avvenga una combustione spontanea non controllata, che si svolge in uno spazio non destinato a contenerne le fiamme e che, in questo modo, si trasforma in incendio. Affinché la combustione si verifichi, devono contemporaneamente essere presenti tre elementi, ovvero il materiale combustibile, il comburente, generalmente l’ossigeno presente nell’aria, e la sorgente di energia che permette al combustibile una temperatura tale da consentire all’ossigeno di legarsi ad esso ed ossidarlo.

Per quanto riguarda nello specifico i materiali utilizzati nell’edilizia, questi hanno un diverso grado di pericolosità a seconda di alcune loro caratteristiche, prima fra tutte lo stato di aggregazione della sostanza, ovvero se si tratta di un materiale solido, liquido o gassoso. Dunque, a seconda del suo stato di aggregazione il materiale brucerà più o meno facilmente e più o meno velocemente, e non bisogna dimenticare che nella combustione sono sprigionati fumi, gas, fiamme e calore, che possono danneggiare la salute delle persone coinvolte, le strutture del cantiere e l’ambiente circostante.

Detto questo, andiamo quindi a vedere quali sono i materiali combustibili che possono rappresentare un rischio di incendio o di esplosione in un cantiere edile e che devono essere oggetto di valutazione del rischio prima dell’inizio dei lavori.

I materiali pericolosi nei cantieri edili

Nei cantieri edili esistono diversi tipi di materiali combustibili, che a seconda delle loro caratteristiche rappresentano un tipo di rischio ben specifico che fa sì che debbano essere rese delle misure di protezione adeguate. Ad esempio, tra i materiali combustibili solidi si possono trovare l’involucro in plastica che protegge il perimetro del ponteggio, impalcature ed altre costruzioni in legno, oppure ancora i diversi materiali utilizzati per l’isolamento termico delle pareti degli edifici.

Affinché avvenga la combustione di questi materiali, è necessario che la sorgente di innesco venga direttamente a contatto con essi, e la quantità di energia necessaria alla reazione di combustione dipende essenzialmente da due fattori: l’umidità del materiale e la superficie di contatto tra il materiale e l’aria. A loro volta, questi fattori influenzano anche la velocità di combustione, che però dipende anche dalla ventilazione dell’ambiente, dalla disposizione del materiale (verticale o orizzontale), e diversi altri.

Per quanto riguarda i materiali infiammabili liquidi, la fonte che innesca la combustione non deve necessariamente venire a contatto con il materiale, ma ad esempio è sufficiente che ci sia una perdita dal suo contenitore o che la sostanza evapori. Infatti, nel caso di questo tipo di materiali, bisogna tenere a mente che sono i loro vapori a bruciare, e dunque perché inizi la combustione è necessario che la sostanza evapori e formi una miscela con l’aria. Nei cantieri è possibile trovare materiali di questo tipo in b>gasolio o benzina usati per alimentare i veicoli utilizzati nell’edilizia, e a questo proposito bisogna ricordare che tra i due è più pericolosa la benzina, perché ha una temperatura di infiammabilità più bassa a quella in cui generalmente si svolgono le attività lavorative, dunque se evapora il rischio di incendio è molto alto.

Anche per quanto riguarda i combustibili gassosi la quantità di energia necessaria a scatenare la reazione di combustione è molto bassa, ma in questo caso il rischio di incendio dipende in larga parte dalla modalità di trasporto e conservazione. Infatti, tra i materiali di questo tipo si possono trovare gas compressi a pressione molto elevata, come il metano nelle bombole, gas liquefatti come il GPL, conservato in serbatoi dalla pressione non molto elevata, gas disciolti come l’acetilene, oppure ossigeno in bombole.

Nel valutare il rischio dei materiali combustibili gassosi, è necessario analizzare il loro comportamento quando fuoriescono dal sistema che li contiene, e questo dipende sostanzialmente dalla densità del gas rispetto a quella dell’aria, che fa sì che un gas si posizioni in basso, come accade ad esempio per il GPL, oppure salga verso l’alto, come il metano. Da quest’ultima frase possiamo vedere come siano più pericolosi i gas del primo tipo, che possono depositarsi anche in vani interrati del cantiere, mentre negli spazi aperti i gas più leggeri rispetto all’aria tendono a disperdersi nell’aria e allontanarsi dai luoghi dove potrebbero recare danni a persone o cose.