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  • La Formazione è Obbligatoria: La Cassazione Conferma che l’Affiancamento Non Basta: il Datore di Lavoro è responsabile per il neoassunto.

    La Formazione è Obbligatoria: La Cassazione Conferma che l’Affiancamento Non Basta: il Datore di Lavoro è responsabile per il neoassunto.

    La Formazione è Obbligatoria: La Cassazione Conferma che l’Affiancamento Non Basta

    La sicurezza sul lavoro è un pilastro fondamentale, e la giurisprudenza italiana continua a rafforzare le tutele per i lavoratori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, la n. 22843 del 17 giugno 2025, ha chiarito un punto essenziale: l’affiancamento di un collega esperto non può mai sostituire la formazione obbligatoria, soprattutto per i neoassunti. Questa decisione ribadisce la piena responsabilità del datore di lavoro in caso di infortunio, se non ha rispettato gli obblighi formativi previsti dalla legge.

    Un Caso Emblematico: L’Infortunio del Neoassunto e la Decisione della Cassazione

    Il caso in questione riguarda un operaio appena assunto, infortunatosi il primo giorno di lavoro. Nonostante fosse affiancato da un collega per imparare, ha usato autonomamente una macchina troncatrice, subendo un grave incidente.

    Inizialmente, il Tribunale di Nocera Inferiore aveva assolto il datore di lavoro. La motivazione? La condotta del lavoratore era stata giudicata “atipica ed eccezionale”, tale da interrompere il legame tra la mancata formazione e l’incidente. Il Tribunale riteneva che il datore di lavoro non potesse prevedere un comportamento così imprudente.

    Ma la Cassazione ha ribaltato questa decisione. Accogliendo il ricorso del Pubblico Ministero, ha annullato l’assoluzione, definendo le motivazioni del Tribunale “illogiche e contraddittorie”. La Suprema Corte ha riaffermato con forza che il datore di lavoro ha il dovere primario di garantire condizioni di sicurezza adeguate. Questo include la previsione di possibili comportamenti imprudenti dei lavoratori. Solo una condotta “eccentrica” o del tutto imprevedibile può esonerare il datore di lavoro dalla responsabilità. Nel caso specifico, l’azione del lavoratore rientrava nelle mansioni previste, anche se non ancora pienamente operative.

    La sentenza evidenzia un aspetto cruciale: la mancanza di formazione e informazione sui rischi specifici del macchinario ha impedito al lavoratore di capire le conseguenze del suo agire. Per questo, il datore di lavoro è stato ritenuto responsabile per non aver rispettato gli obblighi di formazione e informazione, come stabilito dagli articoli 36 e 37 del D.Lgs. 81/2008.

    Cosa Implica Questa Sentenza: Formazione e Responsabilità

    Questa sentenza della Cassazione Penale rafforza due concetti chiave per la sicurezza sul lavoro:

    • La formazione è prioritaria e insostituibile: La formazione e l’informazione del lavoratore devono essere completate prima che inizi qualsiasi attività a rischio. L’affiancamento, sebbene utile per l’addestramento pratico, non può mai sostituire la formazione formale, sia teorica che pratica, sui rischi specifici e sulle misure di prevenzione. La giurisprudenza ha più volte ribadito che una formazione basata solo sulla trasmissione verbale o sull’affiancamento non è sufficiente.
    • La responsabilità del datore di lavoro è prevalente: In caso di infortunio, la responsabilità del datore di lavoro non decade a causa di un comportamento imprudente del lavoratore. Questo accade solo se il comportamento è “eccentrico” o imprevedibile, cioè al di fuori di ogni ragionevole aspettativa. La sentenza sottolinea che il datore di lavoro deve prevedere anche le condotte meno prudenti dei lavoratori e fornire la formazione e l’informazione necessarie per prevenirle.

    Il Quadro Normativo: Il D.Lgs. 81/2008

    La sentenza si basa sui principi del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro. In particolare, gli articoli 36 e 37 sono fondamentali:

    • Art. 36 – Informazione ai lavoratori: Il datore di lavoro deve informare i lavoratori sui rischi specifici, sulle procedure di emergenza e sui responsabili della sicurezza.
    • Art. 37 – Formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti: Il datore di lavoro deve assicurare una formazione adeguata e sufficiente in materia di salute e sicurezza, coprendo rischi, prevenzione, protezione e diritti/doveri. La formazione deve essere specifica per le mansioni e i rischi.

    È cruciale capire che la formazione non è una semplice formalità burocratica, ma uno strumento vitale per prevenire infortuni e tutelare la salute. L’addestramento pratico, che insegna l’uso sicuro di attrezzature, deve integrare la formazione teorica, ma non può sostituirla.

    Conclusione: Un monito per la sicurezza

    La sentenza della Cassazione Penale n. 22843/2025 è un messaggio chiaro per tutti i datori di lavoro: la formazione sulla sicurezza è un obbligo inderogabile e prioritario. Ignorare questo principio espone a gravi responsabilità in caso di infortunio. Investire nella formazione non è solo un dovere legale, ma un passo essenziale per creare un ambiente di lavoro più sicuro, produttivo e consapevole.

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  • Patente a Crediti 2025: Novità, FAQ e Visualizzazione Digitale

    Patente a Crediti 2025: Novità, FAQ e Visualizzazione Digitale

    Il Decreto Direttoriale n. 43/2025 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) segna un punto di svolta nella gestione della patente a crediti per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri. Questo aggiornamento, in linea con il D.M. 132/2024, introduce nuove modalità di visualizzazione delle informazioni tramite il portale dei servizi INL, promuovendo trasparenza e accessibilità.

    Accesso e Trasparenza: Chi può consultare la Patente a Crediti?

    La digitalizzazione della patente a crediti garantisce un accesso controllato e sicuro ai dati, permettendo a diverse figure professionali di consultare le informazioni rilevanti. I soggetti abilitati all’accesso includono:

    • Titolari della patente o loro delegati: Accesso completo a dati aziendali/personali, dettagli della patente (numero, data di rilascio, stato), punteggio (iniziale e attuale), eventuali sospensioni e decurtazioni
    • Pubbliche Amministrazioni: Visualizzazione di dati aziendali/personali, dettagli della patente e punteggio.
    • RLS e RLST: Consultazione di dati aziendali/personali, dettagli della patente e punteggio.
    • Organismi paritetici: Accesso a dati aziendali/personali e dettagli della patente.
    • Responsabili dei lavori: Visualizzazione di dati aziendali/personali, dettagli della patente e punteggio.
    • Coordinatori per la sicurezza (progettazione ed esecuzione): Consultazione di dati aziendali/personali e dettagli della patente.
    • Committenti (soggetti che affidano lavori o servizi): Accesso a dati aziendali/personali, dettagli della patente e punteggio.

    L’accesso avviene in modo sicuro tramite SPID (livello 2), CIE o altri strumenti equivalenti, inserendo il codice fiscale del titolare. Tutte le operazioni sono tracciate e registrate in un log immutabile per 5 anni, in conformità con il GDPR, garantendo la massima sicurezza e trasparenza.

    Le Nuove FAQ INL: Chiarimenti Essenziali sulla Patente a Crediti

    L’INL ha recentemente pubblicato 5 nuove FAQ, portando a un totale di 32 chiarimenti, per rispondere ai quesiti più frequenti sulla gestione della patente a crediti. Questi aggiornamenti sono cruciali per imprese e professionisti del settore:

    • DURF per imprese con meno di tre anni (FAQ n. 28): Le imprese attive da meno di tre anni, non disponendo del DURF, devono indicare “NON OBBLIGATORIO” nell’istanza di rilascio della patente a crediti, in quanto non rientrano nell’ambito dell’art. 17-bis del D.Lgs. 241/1997.
    • Obblighi formativi in fase di completamento (FAQ n. 29): È consentito presentare l’istanza anche se il percorso formativo obbligatorio non è ancora concluso, a patto che l’avvio sia documentato e l’interessato autocertifichi la regolarità degli obblighi.
    • SOA in corso di rinnovo ed esenzione (FAQ n. 30): Le imprese che hanno avviato il rinnovo della qualificazione SOA mantengono l’esenzione dalla patente a crediti durante il periodo di “ultra vigenza” dell’attestazione, purché in classifica pari o superiore alla III.
    • Società consortili e obbligo della patente (FAQ n. 31): Le società consortili costituite per l’esecuzione unitaria dei lavori da soggetti consorziati con SOA sono esentate dal possesso della patente a crediti, analogamente ai consorzi ordinari.
    • Prestazioni intellettuali ed esenzione (FAQ n. 32): Attività come direzione lavori, rilievi, analisi energetiche/acustiche, monitoraggi ambientali/geotecnici, collaudi e verifiche tecniche sono considerate “prestazioni di natura intellettuale” e sono escluse dall’obbligo di possesso della patente a crediti. Questo include figure come Direttori dei Lavori, Direttori Operativi, Coordinatori della Sicurezza in Fase di Esecuzione, e professionisti che svolgono analisi e rilievi specifici.

    L’Importanza della Patente a Crediti per la Sicurezza nei Cantieri

    La patente a crediti rappresenta uno strumento fondamentale per elevare gli standard di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili. Introdotta per qualificare imprese e lavoratori autonomi in base al rispetto delle normative sulla salute e sicurezza sul lavoro, essa promuove una cultura della prevenzione e della responsabilità.

    Il punteggio iniziale di 30 crediti, che può essere incrementato o decurtato in base al comportamento dell’impresa o del lavoratore, incentiva l’adozione di pratiche virtuose e il rispetto delle normative vigenti. La possibilità di visualizzare lo stato della patente in tempo reale offre un ulteriore livello di controllo e garanzia per tutti gli attori coinvolti nel processo edilizio.

    Conclusione: Verso un Futuro più Sicuro e Trasparente

    Le recenti disposizioni e i chiarimenti forniti dall’INL con il Decreto Direttoriale n. 43/2025 e le nuove FAQ rappresentano un passo significativo verso una maggiore chiarezza e operatività nella gestione della patente a crediti. Rimanere aggiornati su queste novità è essenziale per imprese e lavoratori autonomi per garantire la conformità normativa e l’efficienza delle proprie attività, contribuendo a un ambiente di lavoro più sicuro.

  • Nuovo accordo stato-regioni 2025: le novità su formazione e Sicurezza sul lavoro

    Nuovo accordo stato-regioni 2025: le novità su formazione e Sicurezza sul lavoro

    In questo articolo:

    Accordo Stato-Regioni in breve: cosa cambia dal 2025?


    Nuovi corsi di formazione: tipologie, destinatari e durata

    • Corso obbligatorio per tutti i Datori di Lavoro

      Destinatari: per la prima volta diventa obbligatorio un corso di sicurezza per tutti i datori di lavoro anche se non svolgono il ruolo di RSPP.

      Durata: minima 16 ore. 
      Modulo aggiuntivo: ulteriori 6 ore per chi opera in cantieri edili.
      Aggiornamento: obbligatorio ogni 5 anni per almeno 6 ore.

      Nota: i datori di lavoro che avevano già svolto formazione come RSPP non dovranno ripetere il corso base. Chi vuole svolgere i compiti di RSPP dovrà però completare, oltre al corso base, un modulo comune aggiuntivo di 8 ore e le integrazioni tecnico-specifiche previste per il proprio settore.
    • Formazione dei Preposti: nuove durate e aggiornamenti.

      Durata minima portata a 12 ore rispetto alle 8 ore precedenti.
      Il preposto può accedere al corso solo dopo aver completato la formazione come lavoratore.

      Aggiornamentoogni 2 anni di almeno 6 ore – in precedenza era ogni 5 anni.

      La formazione già effettuata resta valida, ma se un preposto ha svolto l’ultimo corso da oltre 2 anni, deve effettuare un aggiornamento entro 12 mesi dall’entrata in vigore del nuovo Accordo.
    • Formazione per i Dirigenti

      Riconfermata la necessità di un corso specifico per dirigenti, con durata 12 ore.

      Novità: è richiesto un modulo aggiuntivo “Cantieri” di 6 ore se opera in cantieri edili.
      Rimane l’aggiornamento quinquennale obbligatorio di almeno 6 ore.
      I dirigenti formati in passato non devono rifare il corso.
    • Formazione per i Lavoratori:

      L’Accordo conferma l’impianto già noto:La formazione già effettuata è riconosciuta integralmente: i lavoratori non dovranno ripetere il corso, ma dovranno effettuare l’aggiornamento entro 5 anni dall’ultimo.
    • Formazione per ambienti sospetti d’inquinamento o confinati

      Creato uno specifico percorso formativo obbligatorio per chi opera in spazi confinati (es. cisterne, pozzi, ambienti con carenza di ossigeno).

      Tempistica: le imprese dovranno far svolgere questo corso entro 12 mesi (entro il 24 maggio 2026) ai soggetti interessati.

      Durata12 ore complessive, di cui almeno 4 ore di teoria e 8 ore di addestramento pratico sul campo.

      Aggiornamento: ogni 5 anni, almeno 4 ore di modulo pratico.

      Destinatari:
      • lavoratori esposti a tali attività, 
      • datori di lavoro che vi intervengono direttamente, 
      • lavoratori autonomi che operano in ambienti confinati.
    • Nuove abilitazioni per Attrezzature di lavoro

      L’Accordo elenca le attrezzature per cui è richiesto il patentino/l’abilitazioneobbligatoria (art. 73, c.5, D.Lgs. 81/08).

      Tempistica: anche questi nuovi corsi devono essere attivati entro 12 mesi dall’entrata in vigore, cioè entro maggio 2026, per formare gli operatori che già utilizzano tali attrezzature.

      Introdotti corsi per attrezzature mai regolamentate prima quali ad esempio:
      • carroponte (gru a ponte);
      • carro raccoglifrutta (piattaforme semoventi per frutteti);
      • caricatori per movimentazione materiali (ragno).

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    Adeguamento: modalità e tempi per aziende e formatori

    L’Accordo prevede disposizioni transitorie per dare tempo ad aziende e formatori di adeguarsi alle nuove regole.

    Adeguamenti per le aziende

    • Periodo transitorio di 12 mesi per i corsi esistenti
      Fino al 23 maggio 2026 (12 mesi dall’entrata in vigore) sarà ancora possibile avviare corsi di formazione secondo le vecchie normative pre-vigenti. Oltre tale data, tutti i nuovi corsi dovranno rispettare le durate e i contenuti del nuovo Accordo.
    • Formazione dei datori di lavoro entro 24 mesi:
      Entro 24 mesi dall’entrata in vigore (cioè entro il 24 maggio 2027) tutti i datori di lavoro in carica dovranno aver frequentato e completato il nuovo corso.
      Mancato adempimento: un datore di lavoro che non adempie all’obbligo formativo entro i termini potrà essere sanzionato, in quanto non in regola con gli obblighi di sicurezza.
    • Aggiornamento dei preposti in servizio:
      Chi ha frequentato l’ultimo corso di formazione o di aggiornamento da più di due anni (prima di maggio 2023) deve effettuare un aggiornamento entro il 24 maggio 2026 per uniformarsi al nuovo intervallo biennale. D’ora in poi i preposti andranno aggiornati ogni 2 anni (non più 5).
    • Validità della formazione pregressa:
      La formazione frequentata secondo i vecchi accordi resta valida, fatta eccezione per i nuovi corsi (Datore di Lavoro, Carroponte, Macchine di movimentazione di Materiali, Spazi confinati) per i quali è opportuno valutare caso per caso se i corsi già effettuati sono considerati validi.

    Adeguamenti per i formatori ed enti di formazione

    Gli enti formatori hanno fino a 12 mesi di tempo per adeguare l’offerta formativa ai nuovi standard. Durante questo periodo transitorio è possibile effettuare i corsi anche secondo i vecchi accordi.

    • Ammissione agli esami di fine corso:
      Solo chi ha frequentato almeno il 90% delle ore può fare il test finale e, se lo supera, ottenere l’attestato.
      Diventa obbligatoria una prova finale per tutti i corsi (30 domande per la formazione, 10 per l’aggiornamento; consentito colloquio orale se correttamente verbalizzato).
    • Nuove modalità di erogazione (aula, videoconferenza, e-learning): L’Accordo aggiorna le regole su come possono svolgersi i corsi.
      In videoconferenza ogni discente deve essere dotato di PC/tablet ad uso esclusivo (non è ammesso seguire dal cellulare).

    Entrata in vigore ufficiale del nuovo Accordo

    Il nuovo Accordo Stato-Regioni è entrato in vigore il 24 maggio 2025, ovvero nel giorno stesso della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Da tale data le disposizioni sono operative su tutto il territorio nazionale, fatto salvo il periodo transitorio di un anno per completare l’adeguamento come visto sopra. Contestualmente, sono abrogati i precedenti accordi del 2011, 2012 e 2016 in materia di formazione, che cessano di avere effetto.

    In sintesi, le aziende e i formatori nel campo della sicurezza sul lavoro dovranno aggiornare i propri piani formativi alla luce di queste novità. Le implicazioni pratiche sono molteplici: i datori di lavoro dovranno formarsi in prima persona, i preposti andranno formati e aggiornati più spesso, nuovi corsi andranno organizzati per talune attrezzature e lavorazioni.

    L’obiettivo dichiarato è di elevare la qualità ed efficacia della formazione, uniformando le regole e rendendo più consapevoli tutti gli attori aziendali riguardo alla sicurezza.

    Accordo Stato-Regioni 2025: le domande più frequenti

     Il mio datore di lavoro deve frequentare un corso anche se non è RSPP?

    Sì, il nuovo Accordo lo prevede per tutti i datori operativi, con corso di almeno 16 ore.

    Cosa succede se non aggiorniamo i preposti entro il 2026?

    Chi ha svolto il corso preposti da oltre 2 anni deve aggiornarsi entro maggio 2026 per non incorrere in sanzioni.

    Sono obbligatori i corsi per chi lavora in ambienti confinati?

    Sì, con 12 ore complessive e aggiornamento pratico ogni 5 anni. Anche i lavoratori autonomi sono inclusi.

    È possibile fare formazione a distanza?

    Sì, ma solo con piattaforme idonee che garantiscano tracciabilità, verifiche e partecipazione attiva.

    I corsi fatti prima del 2025 sono ancora validi?

    Sì, se conformi ai vecchi accordi. Vanno solo aggiornati entro i nuovi termini.

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  • RENTRI, il nuovo registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti.

    RENTRI, il nuovo registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti.

    È diventato ufficialmente operativo il nuovo sistema informatico per la tracciabilità dei rifiuti (RENTRI). Questo sistema introduce una nuova modalità di gestione degli obblighi previsti dal D.Lgs. n. 152/2006, in particolare per quanto riguarda la tenuta e vidimazione dei registri cronologici di carico e scarico rifiuti e l’emissione, vidimazione e compilazione dei Formulari di Identificazione per il Trasporto dei Rifiuti (FIR).

    L’importanza dell’argomento è sottolineata dall’imminenza delle prime scadenze e dalle numerose novità previste. Dal 13 febbraio 2025, l’utilizzo dei nuovi modelli di registro di carico/scarico rifiuti e FIR sarà obbligatorio, sostituendo quelli attualmente in uso, anche se già vidimati.

     

    Le Novità Pricipali

    • Nuovi modelli obbligatori: dal 13 febbraio 2025, tutti dovranno utilizzare i nuovi modelli di registro e FIR
    • Sistema digitale per la tracciabilità: il RENTRI sostituisce i vecchi sistemi cartacei, garantendo maggiore efficienza e trasparenza
    • Obblighi differenziati: non tutti i soggetti sono obbligati all’iscrizione, ma tutti dovranno adeguarsi alle nuove modalità di vidimazione e gestione dei rifiuti
    • Transizione graduale: i soggetti obbligati si iscriveranno in scaglioni, mentre gli altri potranno adottare il sistema su base volontaria

     

    Per chi è obbligatoria l’iscrizione al RENTRI?

    1. Enti ed imprese che effettuano il trattamento (recupero e smaltimento) dei rifiuti pericolosi e non pericolosi
    2.  Enti e imprese che raccolgono o trasportano rifiuti (pericolosi e non pericolosi) a titolo professionale
    3.  Enti e imprese che operano come Commercianti e intermediari senza detenzione di rifiuti pericolosi e non pericolosi
    4. Consorzi per il recupero e riciclaggio di specifiche tipologie di rifiuti
    5. Enti e imprese produttori di rifiuti speciali pericolosi
    6. Enti ed imprese con più di 10 dipendenti, produttori di rifiuti speciali non pericolosi, cioè:
        1. Prodotti in ambito di lavorazioni industriali
        2. Prodotti in ambito di lavorazioni artigianali
        3. Derivanti dall’attività di recupero e smaltimento dei rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue, oltre che i rifiuti da abbattimento di fiumi, dalle fosse settiche e dalle reti fognarie
    7. Produttori di rifiuti speciali pericolosi diversi da enti o imprese

     

    L’iscrizione al RENTRI non è obbligatoria per:

    • Enti ed imprese, fino a 10 dipendenti, produttori di rifiuti speciali non pericolosi rientranti nelle categorie di cui ai precedenti sotto-punti della lettera F
    • Enti e imprese produttori di rifiuti speciali non pericolosi diversi da quelli di cui ai precedenti sotto-punti della lettera F
    • Produttori di rifiuti speciali non pericolosi diversi da enti o imprese

    Sebbene l’iscrizione non sia obbligatoria per le categorie appena citate, è comunque possibile iscriversi volontariamente al RENTRI. I soggetti che decideranno di farlo  dovranno comunque utilizzare l’applicativo RENTRI per l’Emissione e Vidimazione dei formulari secondo il nuovo modello a partire dal 13 Febbraio 2025.

     

    Scaglioni di Iscrizione e Scadenze

    Gli scaglioni di iscrizione al RENTRI (e le scadenze per i successivi adempimenti) variano in base a:

    • Tipo di attività svolta dall’impresa
    • Numero di dipendenti
    • Dalla tipologia di rifiuti prodotti (nel caso di produttori)

    Ecco una tabella che fornisce una riassunto delle principali scadenze.

    Tabella RENTRI

    I produttori di rifiuti con meno di 50 dipendenti, che non sono ancora obbligati all’iscrizione, continueranno a tenere il registro di carico e scarico in formato cartaceo utilizzando il nuovo modello scaricabile dal portale RENTRI. Questo dovrà essere accompagnato da un frontespizio vidimato presso le Camere di Commercio.

     

    In conclusione

    Il RENTRI rappresenta un passo importante verso la digitalizzazione e tracciabilità dei rifiuti in Italia. L’adozione di questo sistema garantirà una gestione più trasparente, efficiente e conforme alle normative europee, pur richiedendo un periodo di adattamento e adeguamento da parte di enti, imprese e produttori.

    Per ulteriori approfondimenti o chiarimenti contattare la Dott.ssa Serena Daniele al 389.15.64.543 o tramite email serena.daniele@netsrl.net

  • Rifiuti e Impatto Ambientale: La Guida per le Imprese sulla Gestione Responsabile

    Rifiuti e Impatto Ambientale: La Guida per le Imprese sulla Gestione Responsabile


    Abstract

    La gestione responsabile dei rifiuti è un pilastro fondamentale per contenere l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità aziendale. In questo articolo analizziamo come monitorare la produzione di rifiuti, quali strumenti di valutazione adottare, come formare il personale e riportiamo esempi pratici di successo. L’obiettivo è fornire alle imprese un quadro chiaro su come ridurre i costi, aumentare l’efficienza operativa e salvaguardare l’ambiente.

    Parole chiave: rifiuti, impatto ambientale, gestione responsabile, sostenibilità, imprese.


    Sviluppo dei Contenuti

    1. Definizione del tema principale e spiegazione dell’importanza del suo studio o monitoraggio

    La gestione dei rifiuti è un argomento cruciale nell’ambito della sostenibilità aziendale. Un controllo efficace della produzione di scarti, infatti, non solo risponde a obblighi normativi (come previsto dalla Direttiva (UE) 2008/98/CE sui rifiuti), ma tutela anche l’immagine dell’azienda. Monitorare costantemente l’impatto ambientale dei processi produttivi contribuisce a ridurre i costi, aumentare la competitività e proteggere le risorse naturali.

    2. Strumenti e Metodi di Valutazione

    1. Descrizione di strumenti specifici utilizzati per la valutazione
      • Questionari e Checklist: utili per raccogliere dati iniziali sulle pratiche interne di gestione dei rifiuti.
      • Software di Gestione Ambientale: piattaforme che monitorano, in modo sistematico, la quantità e la tipologia di rifiuti prodotti, consentendo un’analisi puntuale e personalizzata.
    2. Analisi dei fattori chiave che influenzano il tema trattato
      • Ciclo di Vita dei Prodotti: valutare l’intero ciclo di produzione per identificare i punti di maggior incidenza di scarti.
      • Catena di Fornitura: collaborare con fornitori e partner che condividano politiche di riduzione dei rifiuti e uso di materiali eco-compatibili.
    3. Monitoraggio e raccolta dati attraverso tecnologie avanzate o metodi tradizionali
      • Sensori IoT: dispositivi che tracciano in tempo reale il livello di riempimento dei contenitori di rifiuti e la qualità dei processi di smaltimento.
      • Audit Ambientale: un’analisi periodica, condotta in azienda o in collaborazione con enti terzi, per garantire il rispetto delle normative e individuare possibili margini di miglioramento.

    3. Metodi di Prevenzione e Gestione

    1. Formazione specifica e sensibilizzazione su tecniche e strategie di gestione
      • Corsi e Workshop Interni: per istruire il personale sulla corretta differenziazione e sulla prevenzione degli sprechi.
      • Programmi di Sensibilizzazione: affissione di cartellonistica e condivisione di materiali informativi che evidenziano l’importanza di una gestione responsabile.
    2. Interventi organizzativi per migliorare le condizioni generali
      • Riduzione all’Origine: preferire materie prime che generano meno rifiuti e ottimizzare i processi di produzione per ridurre scarti.
      • Riuso e Riciclo: implementare politiche di riutilizzo dei materiali, come pallet e contenitori, e assicurare la corretta separazione degli scarti riciclabili.
    3. Supporto psicologico e counseling, inclusione di servizi di supporto specifici
      • Programmi di Benessere: offrire un ambiente di lavoro in cui i dipendenti possano segnalare problematiche e migliorare la qualità dei processi lavorativi.
      • Team Multidisciplinari: coinvolgere specialisti in ambito ambientale, gestionale e psicologico per un approccio integrato alla sostenibilità.

    4. Esempi Pratici e Casi di Successo

    • Azienda Agroalimentare: grazie all’adozione di un software di monitoraggio e alla formazione del personale, ha ridotto del 30% gli scarti di lavorazione annuali, abbattendo i costi di smaltimento e migliorando l’immagine green del marchio.
    • Impresa Manifatturiera: ha introdotto sensori IoT nei propri stabilimenti per monitorare in tempo reale il flusso dei rifiuti, ottimizzando la logistica e riducendo notevolmente la produzione di imballaggi superflui.

    5. Conclusioni e Invito all’Azione

    Adottare metodi e strumenti per la gestione responsabile dei rifiuti è un investimento che produce benefici concreti: riduce l’impatto ambientale, migliora l’efficienza aziendale e rafforza la reputazione sul mercato. Se vuoi scoprire come applicare queste strategie alla tua realtà aziendale, affidati all’esperienza di Net Srl. Anche durante durante tutte le fasi della gestione dei rifiuti la sicurezza del lavoro a Torino deve essere una priorità  e contribuisce anche a costruire un’immagine aziendale positiva nel contesto attuale.

    La gestione responsabile dell’impatto aziendale per le aziende, in ogni realtà come a Torino, deve partire necessariamente dalla valutazione dell’impatto ambientale.  La VIA si ottiene grazie alla collaborazione di esperti nella consulenza ambientale e rifiuti per fare in modo che ogni soluzione preventiva adottata sia davvero conforme non solo alle normative locali e nazionali, ma anche a quelle europee.

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  • Cosa si impara durante un corso HACCP?

    Cosa si impara durante un corso HACCP?

    Cosa si impara durante un corso HACCP?

    1. Abstract
    2. Cos’è l’HACCP e perché è importante
    3. Cosa si impara durante un corso HACCP?
    4. Chi deve frequentare un corso HACCP?
    5. Vantaggi della formazione HACCP per le aziende
    6. Le 5 domande più frequenti
    7. Contatti

     

    Il corso HACCP (è un percorso formativo obbligatorio per chi opera nel settore alimentare. Attraverso i contenuti di questo corso, i partecipanti apprendono i principi del sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), che mira a garantire la sicurezza alimentare e a prevenire rischi per i consumatori. Scopri cosa si impara durante un corso HACCP, chi deve frequentarlo e perché è essenziale per la tua azienda. Net SRL fornisce ai propri clienti il Corso di formazione Haccp, grazie al suo ruolo di agenzia Accreditata per la Formazione sul lavoro a Torino.

     

    1. Contenuti del corso haccp e perché è importante

    L’HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) è un sistema di gestione della sicurezza alimentare che identifica, valuta e controlla i rischi legati alla produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti. Introdotto in Italia dal D.Lgs. 155/1997 e successivamente integrato nel Regolamento CE 852/2004, l’HACCP è obbligatorio per tutte le aziende del settore alimentare.

    Il suo obiettivo è prevenire contaminazioni biologiche, chimiche e fisiche che potrebbero rendere gli alimenti pericolosi per i consumatori.

     

    2. Cosa si impara durante un corso HACCP?

    Durante un corso HACCP, i partecipanti apprendono nozioni teoriche e pratiche per applicare correttamente il sistema. Ecco i principali argomenti trattati:

    Introduzione all’HACCP: storia, principi e normative di riferimento.
    Analisi dei rischi: metodologie identificazione dei pericoli biologici, chimici e fisici.
    Punti Critici di Controllo (CCP): come monitorarli e gestirli.
    Igiene degli alimenti: norme per la manipolazione, conservazione e distribuzione.
    Pulizia e sanificazione: protocolli per garantire ambienti di lavoro sicuri.
    Autocontrollo alimentare: redazione e applicazione del manuale HACCP.

    I corsi sono spesso suddivisi in moduli base e avanzati, a seconda del ruolo e delle responsabilità del partecipante.

     

    3. Chi deve frequentare un corso HACCP?

    Il corso HACCP è obbligatorio per tutti gli operatori del settore alimentare, tra cui:
    – Ristoranti, bar e pizzerie.
    – Supermercati e negozi di alimentari.
    – Aziende di produzione e trasformazione alimentare.
    – Addetti alla logistica e trasporto di alimenti.

    Anche i titolari di aziende alimentari devono essere formati, poiché sono responsabili dell’applicazione del sistema HACCP.

     

    4. Vantaggi della formazione HACCP per le aziende

    Frequentare un corso HACCP non è solo un obbligo di legge, ma offre numerosi vantaggi:
    Conformità normativa: evita sanzioni e multe.
    Sicurezza alimentare: riduce il rischio di contaminazioni e malattie.
    Fiducia dei clienti: dimostra impegno verso la qualità e la sicurezza.
    Competitività: migliora l’immagine aziendale e apre nuove opportunità di mercato.

    Le 5 domande più frequenti

    1. Quanto dura un corso HACCP?

    La durata varia in base al livello del corso e al ruolo del partecipante. I corsi base durano solitamente 4-8 ore, mentre quelli avanzati possono arrivare fino a 20 ore in base alla tipologia di lavorazioni e di attività dell’Azienda.

    2. Il corso HACCP è obbligatorio?

    Sì, è obbligatorio per tutti gli operatori del settore alimentare, come previsto dal Regolamento CE 852/2004.

    3. Quanto costa un corso HACCP?

    Il costo dipende dalla durata e dall’ente formativo. Net Srl offre corsi competitivi e personalizzati.

    4. Ogni quanto va rinnovato il corso HACCP?

    La formazione deve essere aggiornata periodicamente, di solito ogni 2-3 anni, o in caso di cambiamenti normativi significativi.

    5. Posso frequentare un corso HACCP online?

    Sì, molti Enti, tra cui Net Srl, offrono corsi HACCP online, comodi e flessibili.

    Le competenze che si acquisiscono durante un corso HACCP?

    La formazione Haccp fornisce anche indicazioni sulle pratiche igieniche necessarie per prevenire la contaminazione degli alimenti: i partecipanti apprendono l’importanza dell’igiene personale, della pulizia delle attrezzature e della gestione dei rifiuti per cui è sempre bene richiedere una consulenza ambientale e rifiuti a Torino per comprendere come smaltirli al meglio dopo aver aperto l’attività.

    Contatti

    Se operi nel settore alimentare e hai bisogno di un Corso HACCP devi comprendere contenuti del corso Haccp. Net Srl è la scelta giusta per te offriando corsi aggiornati, personalizzati e riconosciuti, sia in presenza che online.

    📞 Contattaci al numero 011.8227880 o scrivi a info@netsrl.net per prenotare una consulenza o richiedere maggiori informazioni.

    Garantisci la sicurezza alimentare nella tua azienda con Net Srl!

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  • Perché sottoporre i dipendenti a esami audiometrici periodici in luoghi di lavoro rumorosi

    Perché sottoporre i dipendenti a esami audiometrici periodici in luoghi di lavoro rumorosi

    In molti posti di lavoro, l’eccessiva esposizione al rumore potrebbe avere un impatto estremamente debilitante e irreversibile nella salute dei dipendenti: per questo si rivela assolutamente necessario sottoporre ogni lavoratore a degli esami audiometrici regolari.

    Farlo significa che ogni lavoratore avrà la garanzia non solo di proteggere ma anche di monitorare la funzionalità del proprio udito, il quale viene messo quotidianamente a dura prova: per evitare danni permanenti come acufeni, ipoacusia o sordità è necessario non solo sottoporsi a esami specifici condotti da medici specializzati, ma anche abituarsi all’uso di strumenti di protezione personale .

    L’esame audiometrico è un test che mira a valutare le capacità uditiva di un soggetto. Il test è svolto da otorinolaringoiatri convenzionati con agenzie di sorveglianza sanitaria sul territorio torinese o tecnici audiometristi.

    Durante l’esame il soggetto indossa specifici apparecchi attraverso i quali vengono trasmessi input sonori di diverse frequenze. Il soggetto segnala all’operatore le frequenze che sente e in base a questo si ottiene una valutazione della capacità di percepire i suoni e una panoramica dello stato di salute dell’udito del soggetto.

    Esami audiometrici nei luoghi di lavoro rumorosi: ricordiamo i rischi correlati

    L’esposizione prolungata a rumori molto forti e improvvisi provoca per certo danni all’udito che se non monitorati adeguatamente possono aggravarsi e diventare totalmente irreversibili.

    Come abbiamo fatto presente nel paragrafo precedente, i deficit provocati da ipoacusia, acufeni o sordità, possono non solo ledere la salute dei dipendenti ma potrebbero anche renderli non più idonei in breve tempo a continuare a svolgere il proprio lavoro.

    Per questo tutte le realtà imprenditoriali torinesi che gestiscono attività di cantiere, di fabbrica, di miniera, dove i rumori e il livello di esposizione sonora superano di molto i decibel consentiti. Preferire rivolgersi ad una delle agenzie che si occupano di sicurezza del lavoro per gestire un programma di controllo periodico dei dipendenti con esami audiometrici regolari per segnalare in tempo la presenza di eventuali danni.

    Dunque, nel caso in cui un dipendente dovesse accusare improvvisamente segnali di perdita uditiva, tra cui si annoverano:

    • non sentire eventuali rumori
    • non sentire segnali d’allerta
    • non sentire parole e frasi
    • non sentire i colleghi
    • stati confusionari

    È obbligatorio adottare fin da subito delle misure di risposta che possano aiutare l’individuo, le quali potrebbero includere un periodo di riposo, la modifica dell’esposizione al rumore, o l’utilizzo più attento degli apparecchi di protezione dell’udito.

    Gli strumenti di protezione personale per la tutela efficace dell’udito

    Per proteggere l’udito, adottare misure preventive è l’unica arma difensiva che permette ai lavoratori di tutelarsi e alle aziende di agire secondo le norme e le disposizioni di legge in merito al tema.

    Esistono infatti, strumenti di protezione personale capaci di ridurre gli effetti negativi dell’esposizione al rumore e di salvaguardare i lavoratori nonostante la costanza del loro lavoro.

    Prime fra tutti, le cuffie anti-rumore e isolanti, che riducono i livelli di rumore percepiti, ovattando il sistema uditivo in presenza di forti rumori costanti e intensi, soprattutto quando si lavora presso fabbriche e cantieri.

    Non possono mancare poi i tappi per le orecchie: un’opzione più comoda, pratica e meno ingombrante rispetto alle cuffie, nonostante siano anche meno efficaci da punto di vista dell’isolamento totale.

    Ogni lavoratore che opera in questi contesti, comunque, dovrebbe essere sempre opportunamente formato circa le procedure di utilizzo corretto di questi dispositivi ed è compito di ogni datore di lavoro o dei preposti controllare sempre che questi ultimi siano perfettamente integri e in ottime condizioni per proteggerli efficacemente prima che inizi ogni sessione di lavoro.

    Creare dunque una cultura della sicurezza e sottoporre ogni dipendente ad esami audiometrici ben precisi significa tutelare attentamente la salute di chi lavora in ambienti rumorosi; infine l’uso di strumenti di protezione personale è obbligatorio per ridurre il rischio di danni all’udito.

    Investire nella salute uditiva dei dipendenti non solo protegge il loro benessere, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro più sicuro per evitare che questi ultimi possano segnalare gravi deficit causati dalla lunga esposizione ad un ambiente di lavoro potenzialmente rischioso: agire nella prevenzione, di fatto, è sempre la strategia migliore quando si tratta di salute e sicurezza sul lavoro.

  • Patente a Crediti – Intervista all’Avv. Giuseppe Sorrentino

    Patente a Crediti – Intervista all’Avv. Giuseppe Sorrentino

     

    Quali rischi corre chi dichiara il possesso di requisiti che non corrispondono alla verità?

     

    Autocertificazione del Possesso dei Requisiti Patente a Crediti : Cosa succede, se un’impresa o un lavoratore autonomo, per mantenere l’operatività di cantiere, dichiara il falso?

    Ossia che succede se si fanno dichiarazioni mendaci attestando il possesso di requisiti che in realtà non si possiedono, nelle autocertificazioni all’Ispettorato del Lavoro?

    Intervistiamo l’Avvocato Giuseppe Sorrentino, titolare dello Studio Legale Sorrentino Legal esperto in Diritto e Patrocinante in Cassazione sugli aspetti penali ed amministrativi legati a false o mendaci dichiarazioni nella Autocertificazione per l’ottenimento della Patente a Crediti.

    Domanda

    Considerando che l’adempimento fondamentale per la continuità di esercizio “dell’attività di cantiere” dallo 01.10.2024 al 31.10.24 è la presentazione delle dichiarazioni autocertificanti quale sono i rischi al riguardo?

    Risposta  

    L’autocertificazione rappresenta a tutti gli effetti di legge una misura transitoria che non abilita al rilascio della Patente a punti, bensì consente solo l’operatività temporanea (per i cantieri di lavoro in attività) dalla data di entrata in vigore della nuova normativa.

    A tal proposito il Decreto del Ministero del Lavoro del 18 settembre 2024, n. 132 suddivide espressamente le autocertificazioni in due categorie.

    La prima, da ricondurre sotto il governo dall’art. 46 del DPR 445/2000 (Dichiarazioni sostitutive di certificazioni), che riguardo le autocertificazioni con oggetto (i) l’iscrizione alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, (ii) il possesso del documento unico di regolarità contributiva in corso di validità ed (iii) il possesso della certificazione di regolarità fiscale,

    La seconda, riconducibile al perimetro normativo delineato dall’art. 47 del DPR 445/2000 (Dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà), che riguardo le autocertificazioni con oggetto (iv) l’l’adempimento degli obblighi formativi previsti dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81, (v) il possesso del documento di valutazione dei rischi e (vi) l’avvenuta designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione.

    Domanda

    Cosa succede, però, se un’impresa o un lavoratore autonomo, per mantenere l’operatività di cantiere, dichiara il falso, ossia attesta il possesso di requisiti che in realtà non ha, all’ Ispettorato del Lavoro?

    Risposta

    Sotto il profilo delle conseguenze da dichiarazioni mendaci va evidenziato che, qualora l’ispettorato del lavoro dovesse accertare, da verifiche successive, la falsità dei dati e di quanto dichiarato con le autocertificazioni, si profilerebbero due significative conseguenze sanzionatorie che potrebbero mettere a serio rischio la “vita commerciale” tanto dell’impresa quanto del lavoratore autonomo.

    La prima di carattere amministrativo, ossia la revoca della patente in caso di dichiarazioni false accertate dall’Ispettorato del Lavoro in fase di controllo.

    La seconda di carattere penale. A tal riguardo l’art.76 del DPR 445/2000 prevede al suo secondo comma che “chiunque rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso nei casi previsti dal presente testo unico è punito ai sensi del Codice penale e delle leggi speciali in materia.”.

    La norma in esame, poi, al suo terzo comma, nel richiamare espressamente gli artt. 46 e 47, stabilisce che le dichiarazioni rese sono da considerarsi considerate come fatte a pubblico ufficiale; per parte della giurisprudenza penale la fattispecie in esame determina il richiamo all’art.853 c.p., rubricato falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, che punisce l’illecito considerato con la reclusione fino a due anni.

    Dal combinato disposto della normativa di riferimento, quindi, possiamo trarre la seguente conclusione: i soggetti che dichiarino il falso nelle autocertificazioni necessarie per l’esercizio temporaneo dell’attività di impresa integrano un illecito penale, ove la pena è aggravata dalla circostanza specifica secondo cui le dichiarazioni vengono considerate come rese ad un pubblico ufficiale”.

    Domanda

    Per specificare meglio cosa potremmo sinteticamente affermare?

    Risposta

    Qualora l’impresa o il lavoratore autonomo dovesse dichiarare il falso con riguardo alla sussistenza dei presupposti di legge per l’esercizio temporaneo dell’attività cantierizzata incorrerebbe in una duplice sanzione, una di carattere amministrativo (revoca della patente) ed una di segno penale. Le sanzioni cumulativamente considerate, determinerebbero un significativo “stato di crisi commerciale” difficilmente reversibile.

    Domanda

    A tal proposito quali sono le migliori pratiche da adottare?

    Risposta

    Si rende necessario adottare tutte le cautele del caso e, quindi, nell’incertezza sul possesso dei requisiti di legge utili al rilascio della patente a punti, rivolgersi a società/professionisti specializzate per il tempestivo adeguamento alle normative di settore come nel caso di Net Srl.

    Soprattutto, evitare di trasmettere autocertificazioni mendaci poiché con le stesse si corre il rischio di  cristallizzare il comportamento illecito ,  rendendo certe le sanzioni nel caso di successivi controlli da parte dell’ispettorato del lavoro.

    Domanda  

    Avvocato può indicarci un po di “Contesto normativo”?

    Risposta

    Il D.L. n. 19/2024, convertito con la Legge n. 56/2024, nell’incidere sul D.Lgs.n.81/08, per mezzo della modifica del suo art.27, ha introdotto l’istituto della “ Patente a Crediti “che trova applicazione, per espressa previsione, nei confronti di tutte le imprese ed i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili.

    La norma primaria ( art.27), poi, in ossequio ai Trattati UE ed al principio di armonizzazione, prescrive che per le imprese ed i lavoratori autonomi stabiliti in uno Stato membro dell’Unione europea diverso dall’Italia o in uno Stato non appartenente all’Unione europea la patente a punti sia sostituita da  un documento equivalente rilasciato dalla competente autorità del Paese d’origine.

    Diversamente , nel caso di uno Stato che non appartenente all’Unione europea, occorre un documento equivalente riconosciuto dalla legge italiana.

    Il nuovo istituto subordina il rilascio della  “Patente a Crediti” al ricorre dei seguenti requisiti:

    •  iscrizione alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
    •  adempimento, da parte dei datori di lavoro, dei dirigenti, dei preposti, dei lavoratori autonomi e dei prestatori di lavoro, degli obblighi formativi previsti dal presente decreto;
    •  possesso del documento unico di regolarità contributiva in corso di validità;
    •  possesso del documento di valutazione dei rischi, nei casi previsti dalla normativa vigente;
    •  possesso della certificazione di regolarità fiscale, di cui all’articolo 17-bis, commi 5 e 6, del decreto legislativo 9 luglio 1997 n. 241, nei casi previsti dalla normativa vigente;
    •  avvenuta designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, nei casi previsti dalla normativa vigente.

    Il possesso dei predetti requisiti, deve essere auto certificato, ai sensi degli artt.46 e 47 del DPR 445/2000 (testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa), per il periodo compreso tra lo 01.10.2024 (data di entrata in vigore della riforma) ed il 31.10.2024 (data a partire dalla quale sarà possibile accedere alla procedura telematica finalizzata al rilascio della patente a punti)

    Ringraziamo L’avvocato Giuseppe Sorrentino per la sua disponibilità.

     

    Avvocato Giuseppe Sorrentino

  • Equipaggiamento di Sicurezza Essenziali sui luoghi di Lavoro

    Equipaggiamento di Sicurezza Essenziali sui luoghi di Lavoro

    Equipaggiamento di Sicurezza Essenziali sui luoghi di Lavoro

    Equipaggiamenti di Sicurezza Essenziali sul Luogo di Lavoro: Cosa Devi Sapere

    Indice

    1. Introduzione alla Sicurezza sul Lavoro
    2. Cosa Dice la Normativa Italiana?
    3. 7 Equipaggiamenti di Protezione Indispensabili
    4. Come Scegliere i Dispositivi Giusti per la Tua Azienda
    5. Manutenzione e Formazione: Due Pilastri Fondamentali
    6. Contatta Net Srl per una Consulenza Personalizzata

    Abstract
    La sicurezza sul lavoro è un tema cruciale per ogni azienda, garantita da leggi specifiche come il Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008). Questo articolo approfondisce gli equipaggiamenti di protezione essenziali, dai DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) ai sistemi antincendio, spiegando come rispettare la normativa italiana e proteggere i dipendenti. Scopri perché scegliere i dispositivi giusti, mantenerli efficienti e formare il personale sono passaggi obbligatori. Per valutazioni su misura, contatta Net Srl allo 011.8227880 o scrivi a info@netsrl.net.


     

    1. Introduzione alla Sicurezza sul Lavoro

    In Italia, garantire un ambiente di lavoro sicuro è un obbligo legale e morale così come gli Equipaggiamenti di Sicurezza. Ogni anno, migliaia di infortuni potrebbero essere evitati con l’uso corretto di attrezzature di protezione. Questi dispositivi non solo salvaguardano la salute dei lavoratori, ma migliorano anche la produttività e riducono i costi legati a incidenti.

    2. Cosa Dice la Normativa Italiana?

    Il D.Lgs. 81/2008 impone ai datori di lavoro di valutare i rischi specifici della propria attività e fornire DPI conformi alle normative UE. I dispositivi devono essere:

    • Adeguati ai rischi presenti.
    • Compatibili tra loro.
    • Sostituiti periodicamente.
      La mancata adesione può comportare sanzioni fino a 6.000€ e la sospensione dell’attività.

    3. 7 Equipaggiamenti di Sicurezza Indispensabili

    Ecco una lista degli Equipaggiamenti di Sicurezza irrinunciabili in talune condizioni:

    • Caschi di sicurezza: proteggono da urti e cadute (es. in edilizia).
    • Guanti antitaglio e antiscivolo: essenziali per chi maneggia utensili o materiali pericolosi.
    • Mascherine filtranti: obbligatorie in ambienti con polveri, gas o vapori tossici.
    • Calzature antinfortunistiche: con punta rinforzata e suola antiscivolo.
    • Occhiali protettivi: per lavori a rischio schegge o sostanze chimiche.
    • Impianti antincendio: estintori, allarmi e vie di fuga segnalate.
    • Cinture di sicurezza: per lavori in altezza (es. ponteggi).

    4. Come Scegliere gli Equipaggiamenti di Sicurezza Giusti

    La scelta dipende dal settore e dai rischi specifici. Ad esempio:

    • Un’officina meccanica richiederà guanti resistenti agli olii.
    • Un laboratorio chimico necessita di tute ignifughe e maschere con filtri specifici.
      Net Srl offre consulenze gratuite per identificare le soluzioni ottimali: chiama lo 011.8227880 o visita www.netsrl.net.

    5. Manutenzione e Formazione: Due Pilastri Fondamentali

    I DPI devono essere controllati regolarmente (es. sostituzione dei filtri nelle mascherine) e i dipendenti formati sul loro utilizzo. Corsi di formazione obbligatori includono:

    • Addestramento pratico all’uso degli equipaggiamenti.
    • Simulazioni di emergenza (es. evacuazione antincendio).

    5 Domande Frequenti sulla Sicurezza sul Lavoro

    1. Quali sanzioni si rischiano senza DPI conformi?
      Multe fino a 6.000€ e, in casi gravi, sospensione dell’attività.
    2. I DPI sono a carico del datore di lavoro?
      Sì, è obbligo del datore fornirli gratuitamente e mantenerli efficienti.
    3. Come capire quali dispositivi servono?
      Attraverso una valutazione dei rischi, meglio se affidata a esperti come Net Srl.
    4. Ogni quanto vanno sostituiti i DPI?
      Dipende dall’usura: controllare le indicazioni del produttore e fare ispezioni periodiche.
    5. La formazione è obbligatoria anche per i lavoratori temporanei?
      Sì, tutti i dipendenti, inclusi stagisti e part-time, devono ricevere addestramento.

    Gli accessori di sicurezza personale sono dunque molto importanti: per questo in realtà imprenditoriali molto sviluppate come quella della provincia di Torino, stanno crescendo sempre di più richieste di consulenza sulla sicurezza e medicina del lavoro per fare in modo che le realtà lavorative riescano a creare un substrato solido informativo e gestionale per mantenere la sicurezza dei lavoratori nel tempo.

    Per Concludere:
    Investire negli Equipaggiamenti di Sicurezzanella e nella sicurezza sul lavoro non è solo una questione legale, ma un segno di responsabilità verso il proprio team. Per una consulenza personalizzata o una valutazione dei rischi nella tua azienda, contatta Net Srl allo 011.8227880 o via email a info@netsrl.net. La sicurezza inizia da scelte informate!

     

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  • Stress Lavoro-Correlato: Strategie Efficaci per la Prevenzione

    Stress Lavoro-Correlato: Strategie Efficaci per la Prevenzione

    Lo stress da lavoro-correlato è ormai un argomento di grande interesse e particolarmente attuale non nel mondo del lavoro tecnologico, moderno e d’avanguardia: lo stress legato alla sovrastimolazione, alle richieste continue a instancabili e alle aspettative sempre più alte di produttività influisce in maniera negativa e quasi deleteria nei dipendenti.

    Inoltre, essere continuamente esposti a questa tipologia di stress ha un impatto più che determinante anche nella produttività finale delle aziende: dunque informarsi su cosa sia lo stress da lavoro-correlato, riconoscerne i sintomi e adottare strategie efficaci per la prevenzione è fondamentale per ogni datore di lavoro che vuole creare un ambiente di lavoro sano e sostenibile e preservare i propri dipendenti per assicurarsi un’attività longeva e produttiva.

    Per questo molti datori di lavoro o capi d’azienda preferiscono chiedere consulenza a degli esperti del settore: nel caso di Torino, ad esempio, le richieste di sostegno da parte di esperti per gestire al meglio le questioni che riguardano la sicurezza sul lavoro a Torino per trattare problematiche legate alla valutazione dello stress da lavoro correlato a Torino, sono aumentate sempre di più, denunciando il fatto che ormai si tratta di una questione complessa e sempre più in crescita.

    Lo stress lavoro-correlato si verifica prontamente quando le richieste necessarie al luogo di lavoro superano per lungo tempo la portata delle capacità di un individuo di affrontarle in maniera attenta, presente e risolutiva.

    Un dipendente potrebbe ritrovarsi a dover organizzare tutto il proprio lavoro cercando di far fronte ad una scadenza imposta non ben calibrata con la mole degli altri compiti che ha da svolgere, e di dover rendere conto anche di tutto il resto.

    Questo può capitare soprattutto in quelle situazioni in cui vi è carenza di personale e in cui le aziende pretendono che una sola persona rivesta più ruoli con diverse mansioni, sottoponendola a livelli di stress sempre più alti.

    Lo stress da lavoro correlato può causare problemi fisici e psicologici se non viene gestito adeguatamente e per tempo: in questo caso, dunque, vanno attenzionati vari aspetti del proprio lavoro come l’organizzazione, le dinamiche tra colleghi -le quali spesso sono il principale fattore di stress in un contesto di invidia o di competizione- e le aspettative irrealistiche su sé stessi o del datore di lavoro.

    I sintomi dello stress da lavoro-correlato e strategie di prevenzione

    I sintomi dello stress da lavoro-correlato sono generalmente:

    • mal di testa
    • stanchezza
    • disturbi gastro-intestinali
    • insonnia
    • ansia
    • irritabilità
    • attacchi di panico
    • scarsa concentrazione
    • depressione
    • isolamento
    • apatia
    • assenteismo

    Alcun di questi sintomi, soprattutto quelli fisici, potrebbero essere considerati malesseri comuni legati ad altre origini tra sintomi influenzali, periodi particolarmente stancanti e altro; il resto dei segnali invece, che riguardano il malessere psicologico e soprattutto le proprie attitudini e i propri comportamenti e pensieri nel luogo di lavoro, potrebbero essere davvero allarmanti e sono quelli che davvero costringono a intervenire prima che il malessere del dipendente diventi totalmente ingestibile.

    La prevenzione in merito alle condizioni causate dallo stress da lavoro-correlato richiede un approccio che coinvolga entrambi i fronti, sia le aziende che i singoli lavoratori: valutare i rischi in tal senso nell’ambiente di lavoro potrebbe essere un primo passo importante; identificare infatti quali potrebbero essere i fattori di stress a cui sono esposti i dipendenti e capire che in modo possano influenzare il loro lavoro potrebbe essere determinante.

    Inoltre, è di vitale importanza investire su un ambiente di lavoro positivo e incoraggiare il supporto tra colleghi, favorendo un clima di collaborazione che riduca l’isolamento favorisca anche la possibilità di potersi rivolgere a degli sportelli di consulenza whistleblowing se necessario.

    Infine, per rendere il programma di prevenzione davvero efficace, ogni azienda dovrebbe essere in grado di valutare e di stabilire degli obiettivi realistici e raggiungibili a seconda delle inclinazioni del dipendente, al suo modo di lavorare e soprattutto in relazione alla mole di lavoro che deve gestire ogni giorno: la flessibilità lavorativa e l’equilibrio tra vita professionale e personale sono degli ingredienti fondamentali per permettere ad ogni membro del team di vivere le ore lavorative con entusiasmo.

    Cosa fare per recuperare una condizione di stress da lavoro-correlato

    Sperimentare i sintomi dello stress da lavoro-correlato è spesso disarmante, ma ci sono diverse soluzioni da tenere in considerazione per recuperare il benessere e la propria presenza attiva a lavoro.

    Parlare con uno psicologo o con un consulente ed esporre le proprie problematiche potrebbe aiutare non solo ad affrontarle ma anche ad acquisire strategie utili e spendibili nel mondo del lavoro per gestire lo stress e per avere pieno controllo sulle emozioni negative.

    Avere una sana routine, poi, è fondamentale per i dipendenti sia che questi lavorino in ufficio, sia che lavorino da casa: praticare esercizio fisico regolare che permetta un libero sfogo delle emozioni è importante tanto quanto stabilire degli orari ben definiti in cui essere reperibili o in cui smettere di lavorare, facendo in modo che ognuno abbia del tempo da dedicare a sé stesso, alle proprie passioni o alla propria famiglia.

    Riconoscere i sintomi dello stress da lavoro-correlato e correre ai ripari, dunque, è essenziale per prevenire il burnout definitivo e per ottenere il successo di qualsiasi azienda che conservi un ambiente sano e rispettoso dei dipendenti.