Il tema della sicurezza sul lavoro è sicuramente uno dei più importanti per quanto riguarda il settore lavorativo e tutti gli ambienti lavorativi, di qualunque tipologia essi siano: è necessario che l’attenzione venga catalizzata ogni giorno di più su questo fondamentale argomento, che comprende aspetti essenziali come per esempio il ruolo delle nuove tecnologie, l’importanza dei dispositivi di protezione per i lavoratori, l’inquinamento che segue dalle svariate scelte prese in questo settore e via dicendo.
Un aspetto su cui, fino ad ora, è stata dedicata troppa poca attenzione, però, è il collegamento tra il tema della sicurezza sul lavoro e il tema della questione di genere: questo collegamento non è certo da trascurare, anche sulla base dell’analisi dei dati INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) che sono emersi, i quali dimostrano che questo collegamento esiste e necessita di essere studiato e affrontato.
Ci siamo da poco lasciati alle spalle il 25 novembre, la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e anche per questo motivo ci è sembrato necessario ed opportuno affrontare questa spinosa ma fondamentale tematica, dal momento che il luogo di lavoro non è sempre un posto sicuro, sia dal punto di vista della sicurezza e della salute fisica sia dal punto di vista del benessere psicologico e mentale, specialmente per le donne lavoratrici. Analizziamo, dunque, nei prossimi paragrafi, il rapporto che c’è tra le donne lavoratrici e gli infortuni sul posto di lavoro e quello che c’è tra le donne lavoratrici e l’insorgere di malattie professionali.
Donne lavoratrici e infortuni
I dati INAIL a cui facevamo riferimento poco fa sul tema della sicurezza sul lavoro riportano dei risultati molto chiari: sembrerebbe, infatti, che le donne lavoratrici subiscano più infortuni rispetto ai lavoratori uomini. Ulteriori dati, inoltre, farebbero emergere che le lavoratrici subiscono maggiormente questi infortuni in determinati settori lavorativi in cui sono principalmente più impiegate, tra cui abbiamo:
- i settori domestici e familiari, all’interno del quale le donne lavoratrici prestano servizio in qualità di colf e badanti;
- il settore manifatturiero, all’interno del quale le donne lavoratrici operano tendenzialmente nel confezionamento degli articoli di abbigliamento;
- il settore commerciale e il settore dell’amministrazione pubblica, in cui vi è una maggioranza di donne lavoratrici;
- il settore della assistenza sociale e il settore della sanità.
Proprio rispetto a quest’ultimo settore nominato, quello della sanità, si può affermare che nel corso della pandemia di Covid-19, le donne lavoratrici non solo sono state quelle più colpite a livello economico, ma anche a livello di contagi: si stima, infatti, che sulle 300mila denunce di infortunio legate a questo virus (probabilmente dovuti ad una errata valutazione dei rischi e a dei conseguentemente errati piani generali di sicurezza), circa il 68% fossero denunce di donne lavoratrici. Questo dato è facilmente spiegabile ed è sicuramente dovuto al fatto che vi sia una prevalenza di donne lavoratrici nei settori che hanno gravitato intorno al Covid-19, tra cui abbiamo sicuramente quello socio-sanitario.
Sempre per quanto riguarda gli infortuni subiti dalle donne lavoratrici, bisogna prestare attenzione anche a quelli causati da aggressioni sul lavoro, che riguardano il 5% delle denunce di infortunio: questa percentuale, però, potrebbe non essere totalmente veritiera, dal momento che non tutte le donne lavoratrici denunciano questo tipo di aggressioni. Anche in questo caso, gli infortuni sono abbastanza settoriali e riguardano principalmente i settori sanitari e assistenziali, che vengono seguiti dal settore dell’insegnamento, da quello delle impiegate postali fino ad arrivare al settore delle pulizie professionali.
In ultimo, a prescindere dal settore lavorativo, invece, bisogna che l’attenzione venga concentrata anche sui cosiddetti incidenti in itinere, ovvero quelli che si verificano nel tragitto tra casa e posto di lavoro e viceversa: i dati rispetto a questi incidenti ci presentano una percentuale femminile del 23%, contro una percentuale maschile del 12%. Nonostante, infatti, le donne siano tendenzialmente più prudenti alla guida rispetto agli uomini, questa maggiore percentuale può essere spiegata dal sovraccarico che le donne vivono nella propria vita, dovuto all’intreccio della vita lavorativa con quella personale e familiare.
Donne lavoratrici e malattie professionali
Dal punto di vista delle malattie professionali, quelle denunciate dalle donne lavoratrici rappresentano circa la metà di quelle denunciate dagli uomini lavoratori: a fare eccezione, però, sono i disturbi psichici e comportamentali. Questi ultimi, infatti, dal punto di vista delle denunce fatte da donne lavoratrici superano (anche se di molto poco) quelle degli uomini lavoratori.
La maggior parte delle malattie professionali denunciate dalle donne lavoratrici, inoltre, sono quelle legate all’apparato muscolo-scheletrico, che si aggirano intorno al 72% e sono collegate principalmente al settore manifatturiero. Un altro dato importante, riguarda l’età media in cui le donne lavoratrici e gli uomini lavoratori denunciano le loro malattie professionali, che coincidono nei 54 anni per le donne e nei 57 anni per gli uomini.